Il colosso russo Gazprom da oggi 27 aprile ha interrotto le forniture di gas a Bulgaria e Polonia. Mosca ha così dato seguito alle minacce: forniture sospese ai Paesi che non sono adeguati al sistema di pagamento in rubli.
La società Bulgargaz, come ha dichiarato il ministero dell’Economia bulgaro, martedì ha ricevuto la notifica dello stop da Gazprom Export. «La parte bulgara», chiarisce la nota del ministero, «ha pienamente adempiuto ai propri obblighi e ha effettuato tutti i pagamenti richiesti dal suo attuale contratto in modo tempestivo, rigoroso e in conformità con i termini». Lo stesso vale per l’azienda polacca PGNiG. Il primo ministro Mateusz Morawiecki ha però assicurato che gli impianti di stoccaggio del gas della Polonia sono pieni al 76 per cento e che il Paese è pronto a ottenere le forniture necessarie da fonti diverse dal gasdotto Yamal.

Le sanzioni di Varsavia e il no al pagamento in rubli
Lo stop delle forniture da Mosca era quasi scontato dopo che Varsavia aveva annunciato sanzioni contro 35 società e 15 individui russi, includendo nella black list anche Gazprom attraverso la joint venture EuRoPol GAZ che gestisce il tratto polacco del gasdotto Yamal-Europe. Il governo si era poi rifiutato di adeguarsi al pagamento in rubli. «Abbiamo ricevuto minacce da Gazprom legate tra l’altro ai mezzi di pagamento», aveva dichiarato martedì Morawiecki da Berlino. «La Polonia rispetta gli accordi originari e forse la Russia proverà a punirci». La Polonia che dipendeva al 100 per cento dalla Russia ha costruito due rigassificatori e importa Gnl attraverso un terminale sulla costa baltica. Entro il primo ottobre entrerà in funzione il Baltic Pipe, gasdotto che coprirà circa il 50 per cento del consumo del Paese importando 10 miliardi di metri cubi all’anno dalla Norvegia. In questo modo potrà sostituire totalmente le forniture russe e non rinnovare il contratto con Gazprom in scadenza a fine anno.
La Bulgaria dipende ancora per il 90 per cento dal gas russo
Più complicata la situazione di Sofia che nonostante stia cercando di affrancarsi dalle forniture russe, dipende ancora per il 90 per cento dal gas di Mosca. Come spiegato dal governo le due società statali Bulgargaz e Bulgartransgaz «hanno stretto accordi alternativi per le consegne di gas naturale e per far fronte alla situazione attuale». Il Paese spera di aumentare le importazioni dall’Azerbaigian e quelle di Gnl da Grecia e Turchia entro fine anno.