È proprio sicuro Giancarlo Giorgetti che Matteo Salvini non abbia ancora deciso se essere una Meryl Streep o un Bud Spencer come ha detto a Bruno Vespa nell’intervista contenuta nel nuovo libro del padrone di casa di Porta a Porta? No, perché a scorrere i profili social del segretario della Lega, il problema pare proprio che non si ponga. Solo il 31 ottobre, infatti, Salvini ricordava l’attore scomparso. «Oggi sarebbe stato il compleanno del mitico, unico, indimenticabile Bud Spencer. Sempre con noi…altrimenti ci arrabbiamo!».
Oggi sarebbe stato il compleanno del mitico, unico, indimenticabile Bud Spencer. Sempre con noi… altrimenti ci arrabbiamo! pic.twitter.com/hfIVqYHow9
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 31, 2021
Ricordo condiviso anche da Giorgia Meloni. «Nasceva oggi il mitico Carlo Pedersoli (Bud Spencer). Il gigante buono che ha cresciuto tante generazioni di italiani con i suoi film», ha twittato la leader di Fratelli d’Italia. «Un artista che rimarrà per sempre nel cuore di tutti noi: ciao grande Bud». Il popolare Bud così rientra a pieno titolo nel Pantheon cinematografico della destra. Uno schiaffone (metaforico, si intende, per restare in tema) a quel Richard Gere che al processo Open Arms cercherebbe solo «visibilità».
Nasceva oggi il mitico Carlo Pedersoli (Bud Spencer). Il gigante buono che ha cresciuto tante generazioni di italiani con i suoi film. Un artista che rimarrà per sempre nel cuore di tutti noi: ciao grande Bud ❤️ pic.twitter.com/uVYGTWNmCr
— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) October 31, 2021
Del resto Carlo Pedersoli si è sempre dichiarato uomo di destra tanto che nel 2005 si candidò alle Regionali del Lazio a sostegno di Francesco Storace, nelle liste di Forza Italia dopo aver incontrato Silvio Berlusconi. «Lo conosco da tempo e lo stimo da prima che facesse politica», disse l’attore. «E quando si stima l’uomo già prima e poi lo si vede in politica, lo si accetta e si ama». Prese 4 mila preferenze ma non fu eletto. Nel 2013, l’attore sostenne invece la candidatura della figlia Cristiana in un Municipio di Roma con il Pdl, anche in questo caso senza fortuna.
Nella “corrente Bud” anche Claudio Borghi
Nella Lega già divisa tra governisti e barricaderi, si aggiunge dunque la corrente Bud in cui milita pure Claudio Borghi che mette in guardia i colleghi del Carroccio: «Ma siamo proprio sicuri di voler andare a fare i fenomeni con Bud Spencer?».
Ma siamo proprio così sicuri di voler andare a fare i fenomeni con #BudSpencer ? pic.twitter.com/BMi0lGmLHJ
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) November 2, 2021
Inutile dire che tra Bud e Meryl Streep, Borghi non ha dubbi su chi scegliere. «Meryl Streep è di una noia mortale, un’attrice che piace al circo della sinistra…», ha detto in un’intervista a Repubblica il deputato leghista, mentre Bud è «un grande. Snobbato da 50 anni, ma di cui tutti ricordiamo le battute». Di più: «Lo chiamavano Trinità io lo guardo e riguardo con mio figlio e ci divertiamo ogni volta un mondo. Quando uscì ero appena nato». La scena preferita? Quella del poker in Continuavano a chiamarlo Trinità, ovviamente.
Quando Bud Spencer e Terence Hill erano Salvini e Di Maio
Del resto non è la prima volta che Salvini è accostato o si accosta di sua sponte a Bud Spencer. Accadde anche durante il Conte I. Il 20 dicembre 2018 l’allora ministro dell’Interno e vice premier scherzò intervistato dai Lunatici di Radio2: «Io e Di Maio come Bud Spencer e Terence HIll? Sono stati due grandi, io sarei Bud Spencer, visto che rispetto a Di Maio ho qualche chilo in più. Sono stati due grandi come Tognazzi, Villaggio e altri». Un paragone che evidentemente gli andava a genio visto che il giorno prima aveva postato su Facebook il coro dei pompieri di Altrimenti ci arrabbiamo.
La foto a Spoleto ricordando Don Matteo
Non solo western e scazzottate però: a Salvini piacciono anche gli angeli che non mangiano fagioli. Come per esempio il Terence Hill versione Don Matteo, tanto che nel 2019 durante una visita a Spoleto non mancò la photo opportunity davanti alla chiesa di Sant’Eufemia, parrocchia del celebre parroco in bicicletta.
Qui Spoleto, un saluto dalla chiesa di Sant’Eufemia di Don Matteo! 😊 pic.twitter.com/Zps4K6Yb1D
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 13, 2019
Salvini, Zaia e le ciliegie
In tempi più recenti Salvini è stato paragonato, suo malgrado, anche a un altro grande della commedia italiana: Paolo Villaggio. In questo caso però nessuna intervista, solo uno sfottò partorito dalla Rete. Nel giugno 2020, mentre il presidente del Veneto Luca Zaia esprimeva tutta la sua preoccupazione per la tragedia delle morti di neonati nell’ospedale veronese di Borgo Trento e annunciava l’istituzione di una commissione d’inchiesta, il segretario della Lega al suo fianco mangiava una ciliegia dietro l’altra.
Immagini che hanno richiamato immediatamente la celebre scena di Fantozzi contro tutti. Con il povero ragioniere, torturato dal professor Birkemaier, che alla fine sopraffatto agguanta di nascosto le polpette di Bavaria.
Salvini Mangia Ciliegie – Ep.4 pic.twitter.com/iC4mB24TOE
— Mauro Casciari (@MauroCasciari) June 19, 2020
Salvini tra Checco Zalone e Lino Banfi
Tra le tante battaglie di Salvini, c’è stata anche quella in difesa di Checco Zalone travolto dalle critiche dopo l’uscita, nel 2019, del trailer del suo Tolo Tolo. Il Capitano entrò nell’agone social attaccando i soliti «radical chic» secondo cui si può fare cinema «solo se si è di sinistra». «Altro che certi reperti, vorrei lui senatore a vita», sbottò. Tra gli attori di riferimento del Capitano c’è anche Lino Banfi che lo scorso aprile è finito in una cartolina-social della Lega per aver definito il coprifuoco alle 22 una «sciocchezza».
Nel novembre 2019 Salvini aveva incontrato Pasquale Zagaria sul palco del Palacongressi di Rimini in occasione del congresso nazionale di Senior Italia Federanziani. «Ha fatto bene a venire pure lui», disse nonno Libero riferendosi al leader leghista, «perché è una cosa che riguarda tutti, quella degli anziani». «Quando ci siamo salutati ma ha detto che io sono bravo a comunicare, mi ha fatto piacere, abbiamo pure fatto un selfie». Eppure nel gennaio dello stesso anno quando Di Maio nominò Banfi nella commissione dell’Unesco, Salvini commentò con ironia: «Lino Banfi va bene. E Jerry Calà? E Renato Pozzetto? E Umberto Smaila?». E con questi nomi, la cineteca salviniana può dirsi (quasi) completa.