Negli Anni ‘90 era il pericolo pubblico numero uno. Poi era scomparso dalle cronache. A un certo punto, sembrava proprio che non dovesse tornare più. E ce n’eravamo dimenticati. Sbagliando, perché il buco dell’ozono al Polo Sud ha raggiunto una delle più grandi e profonde estensioni degli ultimi anni: a rivelarlo le osservazioni del satellite Sentinel 5P del programma Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea.
Buco dell’ozono, la scoperta e il Protocollo di Montreal
Nel 1985, insieme a Joe Farman e Brian Gardiner, Jonathan Shanklin fu il primo a documentare l’assottigliamento progressivo dello strato di gas protettivo sopra l’Antartide: un bel problema, dato che l’ozono stratosferico ha la funzione fondamentale di intercettare le radiazioni ultraviolette, in grosse quantità letali per la vita sulla Terra. La scoperta portò due anni dopo al Protocollo di Montreal. Questo trattato internazionale, gradualmente, ha eliminato la maggior parte delle sostanze chimiche contenenti cloro e bromo, coinvolte nella riduzione dell’ozono.
Buco dell’ozono, quando si forma e quanto è grande
Il buco nello strato di ozono (o ozonosfera) si forma ogni anno durante la primavera australe, cioè tra agosto e ottobre, raggiungendo il massimo dell’estensione dalla seconda metà di settembre. Nel 2021, dopo un inizio nella norma, la voragine è aumentata notevolmente e adesso è più grande del 75% rispetto alle misure rilevate in questo stesso periodo dell’anno a partire dal 1979. «Seppur simile a quello del 2020, quest’anno il buco dell’ozono si è trasformato in uno dei più duraturi mai registrati», ha sottolineato Vincent-Henri Peuch, direttore del Copernicus Atmosphere Monitoring Service.
Buco dell’ozono, gli scienziati sono ottimisti
Nell’estate del 2020 il buco dell’ozono, che ora ha una superficie superiore a quella dell’Antartide, aveva raggiunto il picco di circa 24,8 milioni di chilometri quadrati, per poi chiudersi a dicembre: la notizia aveva fatto il giro del mondo, nonostante la cautela degli scienziati. Che c’è ancora, ma in senso per così dire positivo, come spiega Antje Inness del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Raggio: «Il monitoraggio al Polo Sud va interpretato con cautela, visto che dimensioni, durata e concentrazioni dell’ozonosfera sono influenzati dai venti locali. Tuttavia ci aspettiamo che si chiuda entro il 2050».