Lo scorso 3 luglio il Solar Dynamic Observatory della Nasa ha catturato un’eruzione solare di classe X, proveniente dalla macchia AR2838, la prima rilevata nel ciclo solare in corso, il 25esimo. Secondo gli studiosi, si tratterebbe del segno più evidente dell’imminente conclusione del periodo di calma della stella madre del nostro sistema. Per rendere l’idea, basti pensare che l’evento si è avvertito anche sulla Terra, generando una serie di black-out radio.
Eruzioni solari, come classificarle
Catalogati in base alla loro intensità, a partire dalla classe A, che accoglie i più piccoli, fino alla classe X, riservata ai più potenti, i brillamenti solari non sono altro che grosse esplosioni sulla superficie solare, da cui derivano raffiche di radiazioni. «In termini di energia, corrispondono all’equivalente di milioni di bombe nucleari che esplodono contemporaneamente», ha spiegato alla Cnn Bill Murtagh, coordinatore dello Space Weather Prediction Center di Boulder, in Colorado, «La potenza dell’esplosione è stata da essere avvertita sulla Terra, a 93 milioni di chilometri di distanza». Da simili bagliori, particolarmente intensi, possono derivare anche forti tempeste geomagnetiche. Nessun pericolo per gli esseri umani, qualche problema in più per la tecnologia: non riuscendo oltrepassare l’atmosfera terrestre, le radiazioni nocive non hanno modo di raggiungere il pianeta. Ma possono interferire temporaneamente con le reti elettriche e, in occasioni più rare, anche col funzionamento di satelliti e Gps.
This weekend, the Sun released a significant solar flare. This was an X-class flare, which denotes the most intense flares. Here on Earth, we’re protected from flares’ radiation by our atmosphere, though they can impact communications signals. More: https://t.co/tArnFhqTN8 pic.twitter.com/yxKRqQZymb
— NASA Sun & Space (@NASASun) July 6, 2021
Il ciclo solare, tra standby e bruschi risvegli
Il Sole attraversa un ciclo di undici anni durante il quale la sua attività muta, passando da un livello minimo, senza alcun fenomeno, a uno massimo, caratterizzato da eruzioni e tempeste. Il ciclo 25, quello attuale, è iniziato a dicembre 2019 con un periodo di immobilità apparente: la stella, pur attiva, era infatti in una sorta di standby. Gli ultimi eventi, però mostrano, come si stia progressivamente svegliando, per prepararsi a raggiungere il picco previsto nel luglio del 2025.
Today's X-class flare is the first X-class flare of Solar Cycle 25 and the first X-class solar flare since 2017/09/10.
We could expect the launch of a modest sized CME but it is not likely to have an earth-directed component.
More info: https://t.co/LKnrpinFf8
SIDC/SolarDemon pic.twitter.com/SSkj4hdLDF
— SpaceWeatherLive (@_SpaceWeather_) July 3, 2021
Una data abbastanza lontana per gli esperti, che sottolinea ulteriormente l’eccezionalità di un’eruzione di classe X, come quella rilevata la scorsa settimana. Sarà solo grazie all’eclissi totale che potrà essere osservata dal Nord America nell’aprile 2024, che gli scienziati potranno esaminare in maniera approfondita tutto quello che succede sulla superficie solare, a partire da un’analisi delle macchie e delle radiazioni sprigionate. «Si spera che l’eclissi non ci mostri soltanto la corona ma ci offra una chiave per capire i meccanismi interni di una stella viva e i fenomeni che vi si innescano all’interno», ha dichiarato in un comunicato stampa Valentin Martinez Pillet, direttore del National Solar Observatory.
L’appuntamento del prossimo 9 luglio
Nel frattempo, mentre il team dell’Osservatorio di Boulder continua a tenere monitorata la situazione, pare che la National Oceanic and Atmospheric Administration (agenzia federale americana che si occupa di oceanografia, meteorologia e climatologia) abbia previsto una nuova tempesta geomagnetica per il 9 luglio. Un evento affascinante soprattutto per chi vive oltre il 65esimo parallelo e potrebbe avere la fortuna di assistere allo spettacolo di un’aurora boreale.