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Brasilia, scontri tra la polizia e i sostenitori di Bolsonaro

Bus e auto dati alle fiamme, anche attorno all’hotel dove alloggia Lula. I disordini sono scoppiati dopo l’arresto del capo indigeno Tsereré, sostenitore dell’ex presidente conservatore.

13 Dicembre 2022 13:56 Redazione
Brasilia, scontri tra la polizia e i sostenitori di Bolsonaro. I disordini sono scoppiati dopo l'arresto del capo indigeno Tsereré.

Scene di guerriglia urbana a Brasilia, dove sostenitori del presidente uscente Jair Bolsonaro si sono scontrati con la polizia, dando fuoco a diversi veicoli e tentando di invadere il quartier generale della Polícia Federal. I disordini sono scoppiati dopo l’arresto, su ordine del giudice della Corte suprema federale Alexandre de Moraes, del capo indigeno José Acacio Serere Xavante (noto come Tsereré) per minacce e «atti intimidatori contro al democrazia» nella capitale. Ci sarebbe almeno un ferito.

Brasilia, scontri tra la polizia e i sostenitori di Bolsonaro. I disordini sono scoppiati dopo l'arresto del capo indigeno Tsereré.
Gli agenti della polizia fronteggiano i manifestanti (Getty Images)

La tentata irruzione in questura per liberare il cacicco

La polizia ha cercato di disperdere i manifestanti utilizzando gas lacrimogeni e proiettili di gomma, mentre i sostenitori di Bolsonaro, alcuni armati di bastoni, hanno risposto lanciando sassi. Cinque autobus e diverse automobili sono stati dati alle fiamme. Scontri anche attorno all’albergo dove alloggia il presidente eletto di sinistra, Luiz Inacio Lula da Silva. Secondo i media locali, i manifestanti hanno anche tentato di fare irruzione all’interno della questura per liberare il cacicco Tsereré.

Os caras tacaram fogo num ônibus E SAÍRAM ANDANDO NELE nossos golpistas tem a sagacidade de um vilão dos Batutinhas pic.twitter.com/F4kTa13sTl

— Leonardo Rossatto (@nadanovonofront) December 13, 2022

Ieri le autorità elettorali hanno certificato la vittoria di Lula

Dopo la sconfitta del loro candidato, migliaia di bolsonaristi avevano già bloccato strade e manifestato davanti alle caserme militari, per chiedere all’esercito di impedire a Lula di prendere il potere l’1 gennaio. Adesso questi scontri, nati dal fermo del cacicco Tsereré, accusato tra le altre cose di aver sfruttato la propria posizione per persuadere altre persone a «commettere crimini» attraverso le proteste e di aver minacciato la sicurezza di Lula: ieri le autorità elettorali brasiliane hanno certificato la sua vittoria, che dopo un lungo silenzio iniziale era stata contestata da Bolsonaro, come previsto prima del voto.

Área central de Brasília, próximo a hotéis e à Torre de TV, vira cenário de guerra

Ônibus e carros queimados, prédios destruídos e placas, lixeiras e até botijões de gás jogados no chão após serem usados como arma pic.twitter.com/LDzjAEMdtO

— Alan Rios (@alanriossr) December 13, 2022

Venerdì scorso Bolsonaro ha rotto il silenzio che manteneva da 40 giorni, dopo la sconfitta nel ballottaggio con Lula. L’ex capo di Stato ha espresso davanti ai suoi sostenitori, riuniti all’esterno del Palazzo presidenziale dell’Alvorada, la volontà di continuare a lottare per la libertà, esortando le forze armate a restare unite per affrontare il socialismo: «Sono stato in silenzio per quasi 40 giorni. Fa male, fa male alla mia anima. Sono sempre stato una persona felice in mezzo a voi, anche rischiando la vita tra la folla». Poi si è unito ai manifestanti per una breve preghiera.

Brasilia, scontri tra la polizia e i sostenitori di Bolsonaro. I disordini sono scoppiati dopo l'arresto del capo indigeno Tsereré.
Disordini a Brasilia (Getty Images)

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