Il giro delle aste di arte contemporanea si è rimesso in piedi in fretta dopo il difficile periodo segnato dalla pandemia. Secondo l’ultimo report compilato da Artprice, infatti, le compravendite di pezzi di pregio avrebbero ottenuto incassi da record, per un ammontare di 2.7 miliardi di dollari. Un traguardo tagliato grazie alla spinta delle vendite online e, soprattutto, all’exploit degli Nft.
La ripartenza delle aste dopo il Covid
Dopo un iniziale collasso delle vendite dovuto all’impatto del Covid, tra l’estate del 2020 e quella del 2021 gli affari sono ripartiti col piede giusto. Grazie alla scelta di molti acquirenti che, in assenza di eventi in presenza, hanno deciso di affidarsi alle contrattazioni e agli acquisti via Internet. «La fotografia e le stampe hanno riscosso davvero molto successo nell’e-commerce e, a cavallo tra 2020 e 2021, abbiamo assistito alla nascita degli NFT, un repertorio artistico che, interamente fatto di pixel e privo di supporti fisici, ha dimostrato di avere un valore non indifferente», ha spiegato il CEO di Artprice, Thierry Ehrmann, nella premessa alla relazione riportata dal Guardian. L’avvento dei Non Fungible Tokens ha consentito al business dell’arte di ampliare la propria offerta, dando ai compratori la possibilità di acquistare i diritti di un lavoro esistente solo ed esclusivamente nella dimensione del web, come GIF, tweet, meme o immagini computerizzate. Dal primo, timido debutto al boom il passo è stato breve: a marzo 2021, il graphic designer americano Beeple ha venduto una versione NFT del suo Everydays: The First 5000 Days a un imprenditore indiano per 69.3 milioni di dollari, il terzo prezzo più alto raggiunto da un artista vivente. Ma non finisce qui. La prima asta pubblica di NFT organizzata da Christie’s è stata seguita da oltre 22 milioni di utenti, tutti connessi al live streaming per fare la propria offerta. Di questi, circa il 60 per cento non raggiungeva i 40 anni. E anche i dati generali parlano chiaro: questa nuova soluzione ha coperto più di un terzo dei guadagni ricavati dalle aste online e circa il 2 per cento dello smercio sul mercato d’arte globale. Per quanto sia arrivato tardi rispetto ad altri, anche Banksy ha dato il suo contributo a quest’insospettabile trionfo. Vendendo un NFT del suo dipinto Morons per 380mila dollari.

La sfida tra Hong Kong e New York
Secondo Artprice, oltre a tutto questo, uno dei fattori alla base di questa ripartenza così felice è stato, senza dubbio, l’urgenza dell’Asia di entrare a pieno diritto nell’Olimpo dei paesi leader nel commercio di arte contemporanea, con Hong Kong al secondo posto di un ranking che vede, come città leader, New York. La Cina è riuscita a battere gli Stati Uniti per fatturato, grazie al 40 per cento delle opere vendute, rispetto al 32 per cento americano. Al terzo posto è arrivata la Gran Bretagna, con il 16 per cento. «Effettivamente, la città-stato cinese si sta proponendo sempre di più come un trampolino di lancio per artisti occidentali giovani e promettenti e sta dando del filo da torcere alla Grande Mela», ha aggiunto Ehrmann. Ad oggi, l’unico artista contemporaneo che è riuscito a toccare cifre insuperate rimane Jean Michel Basquiat, morto nel 1988 ma in grado di generare, solo nell’anno passato, introiti pari a 93.1 milioni di dollari. La medaglia d’argento tocca a Beeple e quella di bronzo, invece, a Chen Danqing, pittore cinese 68enne che, con la sua tela a olio Shepherds in June, ha superato i 25.2 milioni di dollari nel corso di una vendita pubblica organizzata a Pechino. Un primato nell’arte locale. In termini di volume, il nome più popolare è, senza dubbio, quello dell’artista del 3D Kaws, amato da celebrità come Justin Bieber e Pharrell Williams. Superando il collega Takashi Murakami, in soli dodici mesi, è riuscito a vendere circa 1682 lavori originali.