Con il decreto Trasparenza del prezzo dei carburanti approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 10 gennaio, è stata decisa la proroga del bonus benzina, anche detto bonus carburante, fino al 31 marzo 2023. Si ricorda che tale intervento in sostegno di famiglie e imprese che si trovano a dover fronteggiare il forte caro vita consiste in un contributo di 200 euro esentasse per i lavoratori dipendenti del settore privato. Più nello specifico, i datori di lavoro privati possono concederli ai loro dipendenti per i rifornimenti di carburante per l’autostazione, ovvero per la benzina, il gasolio, il GPL o il metano. La misura era già stata introdotta dal governo Draghi nel 2022 con il decreto legge 21/2022 per fronteggiare il brusco aumento dei prezzi dei carburanti alla colonnina che rischiavano di paralizzare l’economia del paese ed era scaduto lo scorso 31 dicembre.
Bonus benzina 2023: i requisiti richiesti
Così come avveniva per il precedente bonus benzina, anche nella sua versione del 2023 potranno beneficiarne i lavoratori dipendenti delle aziende private, ivi compresi gli studi professionali e gli enti del terzo settore che svolgono attività non commerciale. La circolare n. 27/E del 14 luglio 2022 dell’Agenzia delle Entrate ha inoltre precisato come non siano previsti dei limiti reddituali per poter godere del bonus, così come nessuna discriminante è prevista per la tipologia di contratto di lavoro. Questo vuol dire che possono beneficiarne tanto i lavoratori a tempo pieno quanto quelli in part-time, gli apprendisti, coloro che lavorano in smart working e i soci di cooperative di produzione con un rapporto di lavoro subordinato. Non possono, invece, accedere al bonus benzina i dipendenti pubblici, i lavoratori autonomi e le partite Iva.
Bonus benzina 2023: come richiederlo
Per ottenere il bonus benzina da 200 euro non è necessario presentare un domanda in quanto è facoltà del datore di lavoro decidere se concedere, o meno, il contributo ai propri dipendenti. Se ne evince che si tratti di una decisione individuale e non di un obbligo. I dipendenti del settore privato interessati, dunque, dovranno solo informarsi presso la propria azienda.