Dalla Florida di Trump e Bolsonaro al Sudamerica: le enclave dell’estrema destra

Marco Fraquelli
13/01/2023

Bolsonaro e alcuni suoi fedelissimi si sono trasferiti a Palm Beach, dove Trump ha la sua Mar-a-Lago. Trasformando così la Florida in un covo di sovranisti e presunti golpisti. Da Yaphank, feudo di hitleriani in Usa, all'Argentina di Perón e alla Spagna di Franco che accolsero nazisti in fuga fino alla Repubblica di Salò, le enclave dell'estrema destra.

Dalla Florida di Trump e Bolsonaro al Sudamerica: le enclave dell’estrema destra

Dal 30 dicembre scorso, due giorni prima che il suo successore Lula si insediasse legittimamente alla presidenza del Brasile, Jair Bolsonaro ha scelto la Florida – qualcuno ha usato il termine «rifugiato» – come sua nuova residenza. Da qui, dalla villa vicino a Disneyworld che gli ha affittato il suo amico José Aldo, ex campione di arti marziali, avrà sicuramente seguito sui media le manifestazioni golpiste che, l’8 gennaio scorso, hanno inscenato alcune migliaia di suoi ‘orfani’, convinti che Bolsonaro abbia perso le elezioni per un complotto. Un po’ come per gli insorti di Capitol Hill di due anni prima, che protestavano – per usare un eufemismo – contro quelle che consideravano delle stolen elections, e che avevano permesso a Joe Biden di imporsi su Donald Trump. Quel Trump che, va ricordato, ha fatto anche lui della Florida – per l’esattezza di Palm Beach, dove ha sede la sua residenza estiva, Mar-a-Lago, il suo buen retiro, in attesa di rientrare da protagonista sulla scena politica statunitense.

Dalla Florida di Trump e Bolsonaro al Sudamerica: le enclave dell'estrema destra
La tenuta di Mar-a-Lago in Florida (Getty Images).

Manca solo Putin

La contemporanea presenza di Bolsonaro e Trump, a cui si deve aggiungere quella del governatore repubblicano Ron DeSalis, candidato forte alla prossima presidenza Usa, nonché, secondo la bene informata stampa brasiliana – sempre a Orlando – quella di Anderson Torres, ex ministro della Giustizia di Bolsonaro, responsabile della sicurezza di Brasilia, accusato di reati e omissioni e quindi licenziato dopo le rivolte, e senza considerare che, sempre nel cosiddetto Sunshine State, sono stati, di fatto, pianificati i tentati golpe a Haiti e in Venezuela, ha fatto sì che, nell’immaginario soprattutto dei democratici, la Florida – peraltro storicamente enclave prescelta da tutto il mondo dei fuoriusciti cubani anticomunisti, oltreché dalle varie mafie –,abbia finito con l’assumere quasi un valore simbolico di covo di sovversivi e sovranisti. Tanto che sul Palm Beach Post di qualche giorno fa, l’umorista Frank Cerabino ha proposto di stabilire subito delle quote di accoglienza per i dittatori, perché altrimenti, ha scritto, il prossimo sarà Putin.

Dalla Florida di Trump e Bolsonaro al Sudamerica: le enclave dell'estrema destra
Bolsonaro accolto dalla comunità brasiliana in Florida nel 2020 (Getty Images).

Hitler Street

Certo, la storia ha conosciuto, in diverse circostanze e con diversi esiti, la formazione di quelle che potrebbero definirsi quasi delle enclave, specie nell’alveo della destra radicale. Tra l’altro, quasi tutte sorte e cresciute in luoghi piuttosto defilati, spesso in are lacustri o marine. Proprio in casa Usa c’è un precedente magari non famoso, ma molto curioso. Siamo a est di Long Island (di fronte agli Stati di New York e del Connecticut). Lì, negli Anni 30, a Yaphank, si era creata una folta comunità di americani, perlopiù di origine tedesca, ammiratori di Hitler e del suo nazionalsocialismo. E così, la toponomastica decise di rendere omaggio agli idoli tedeschi. Ci si poteva quindi imbattere in Hitler Street o nel Goebbels Avenue, e sempre lì era stato creato una sorta di campo di addestramento – Camp Siegfred – dove i figli dei simpatizzanti nazisti americani potevano imparare a nuotare, pescare, cacciare, e andare a lezione di eugenetica. L’enclave di Long Island fu forse la più importante, ma non l’unica degli Stati Uniti. Venne smantellata (così come le altre) quando l’America entrò in guerra; il leader del gruppo, Fritz Julius Kuhn, fu imprigionato, Adolf Hitler Street venne ribattezzata Park Street, Goering Street è diventata Oak Street e Goebbels Avenue divenne Northside Avenue.

Dalla Florida di Trump e Bolsonaro al Sudamerica: le enclave dell'estrema destra
Adolf Hitler Street a Yaphank, Long Island.

Il buen retiro dei nazi in Sudamerica

Sempre nel continente americano vanno ricordati i molti casi (resi spesso famosi dalle ricostruzioni narrative e cinematografiche) delle comunità di criminali e militanti e combattenti nazisti che, al termine della guerra, vi si trasferirono – spesso grazie a triangolazioni gestite con la Spagna franchista e il Vaticano -, e grazie al contributo logistico ed economico della famosa rete Odessa, creata da ex SS all’indomani del processo di Norimberga. Il Paese più ospitale verso i nazisti fu l’Argentina di Juan Perón (ne accolse fino a 5 mila), seguita dal Brasile, che ne ospitò quasi 2 mila. Il Cile poco più di 500, seguito da Uruguay e Paraguay. Si potrebbero fare moltissimi nomi di spicco, da Klaus Barbie a Adolf Eichmann, da Joseph Mengele a Erick Priebcke e Ante Pavelić, il leader dei tristemente famosi e sanguinari ustaša croati. Attorno a loro si crearono delle vere e proprie comunità che, in qualche caso, continuarono ad alimentare una propaganda nazista ben oltre il termine della Guerra. A Buenos Aires, per esempio, Pavelić darà addirittura vita a un Consiglio nazionale croato in esilio, ricevendo sovvenzioni da molti sostenitori (compresi molti americani che gli offriranno persino una sorta di sede distaccata a New York per la propaganda anti-comunista).

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Adolf Eichmann fuggì in Argentina (Getty Images).

Ospiti del Generalissimo

In Europa, il punto di incontro e di raccolta dei criminali nazisti era senza dubbio la Spagna di Francisco Franco. Qui si ritrovarono in molti, da Otto Skorzeny, celebre per aver partecipato alla liberazione di Mussolini sul Gran Sasso nel 1943, a Horia Sima, successore di Corneliu Z. Codreanu, creatore della Guardia di Ferro filonazista della Romania, da Wiekoslav Maks Luburic, ufficiale degli ustaša, a Leo Negrelli, già a Fiume con D’Annunzio, e poi molto legato a Göring. Tra tutti i nomi, spicca poi quello di Leon Degrelle, il capo del fascismo belga, ancora oggi venerato come una vera icona dalla destra radicale di mezzo mondo. Degrelle visse in Spagna per 49 anni, a Malaga (dove è morto per insufficienza cardiaca nel 1994), e dove, dopo qualche anno vissuto nell’understatement, a partire dal 1967, anno di nascita del movimento catalano neofascista CEDADE che gli chiederà una collaborazione, vivrà una seconda giovinezza, con una intensa attività pubblicistica tutta concentrata nel riproporre la visione del mondo nazionalsocialista, compreso un pervicace negazionismo dell’Olocausto.

Chi è Léon Degrelle, il nazista belga il cui ritratto campeggia nell'ufficio di un funzionario comunale della Lomellina
Léon Degrelle (Getty Images).

La creazione della Repubblica di Salò

Se facciamo un passo indietro, possiamo forse ricomprendere nel concetto di enclave la stessa avventura della Repubblica Sociale di Salò, lo Stato fantoccio creato dai nazisti nel settembre del 1943 per controllare i territori controllati militarmente dai tedeschi dopo l’armistizio di Cassibile. Prese il nome della località sul lago di Garda dove avevano sede alcuni ministeri, in particolare quello degli Esteri e quello della Cultura Popolare. Il circondario di Salò fu scelto non per le indubbie bellezze paesaggistiche (cosa che, per esempio, aveva indotto le SA di Röhm a svolgere la loro convention del 1934, che si chiuderà con la famosa Notte dei lunghi coltelli, nella placida stazione termale bavarese di Bad Wiessee), ma perché di importanza strategica. Per la vicinanza con le fabbriche d’armi (per esempio la Beretta) e con le industrie siderurgiche, per la vicinanza a Milano e alla frontiera tedesca e, soprattutto, per i pochi chilometri che separavano Salò dalla Strada Statale della Val Caffaro, allora la via più breve verso il Brennero, per di più incuneata in valli montane strette e tortuose, quindi difficilmente attaccabile dai mezzi militari (specie i velivoli) dell’epoca.

Dalla Florida di Trump e Bolsonaro al Sudamerica: le enclave dell'estrema destra
Mussolini a Salò (archivio dell’Istituto Luce).