Su alcuni temi ci sarebbe un generale ammorbidimento. Per altri la strada è ancora lunga. Più tolleranza nei confronti del divorzio, nessuno sconto invece per la numerosa minoranza di religione musulmana, ancora vittima di una profonda discriminazione. I film di Bollywood storicamente raccontano la società indiana e da uno studio della Carnegie Mellon University (CMU) degli Stati Uniti, pubblicato oggi sul sito della Bbc, su alcuni argomenti manifestano qualche progresso. La deduzione è il frutto di un lavoro guidato dai ricercatori indiani Kunal Khadilkar e Ashiqur KhudaBukhsh che hanno passato in rassegna i dialoghi di oltre cento fra i più grandi successi commerciali realizzati da Bollywood negli ultimi 70 anni.
I film specchio dell’evoluzione indiana
Lo studio americano ha scandagliato i lungometraggi e, inserendo i sottotitoli, ha appurato una maggiore apertura nei dialoghi e nelle parole usate per descrivere particolari aspetti della comunità. «I film agiscono come uno specchio dei pregiudizi sociali e hanno anche un enorme impatto sulla vita delle persone», ha affermato ai microfoni della Bbc il ricercatore KhudaBukhsh. «Grazie al nostro studio abbiamo potuto vedere l’evoluzione dell’India negli ultimi decenni».
Quali stereotipi resistono
Tra i luoghi comuni relativi alla cultura indiana, c’è storicamente quello di preferire i figli maschi alle femmine. «Negli Anni ’50 e ’60, il 74% dei bambini nati nei film era maschio», affermano i ricercatori. «Negli anni 2000 il dato è sceso al 54%, segnando un enorme balzo in avanti». Altro pregiudizio è quello legato ai rapporti matrimoniali. Ad oggi nove unioni su dieci sono ancora frutto di accordi combinati fra genitori: il rifiuto da parte di uno dei due promessi porta ad accesi conflitti. Se a sottrarsi alle nozze è la donna, però, la pena è la morte. «I film moderni invece, hanno sdoganato la possibilità del rifiuto e nei dialoghi termini come divorzio e coraggio sono aumentati esponenzialmente», continuano gli studiosi.
Cresce anche la presenza di altre religioni, sebbene quella musulmana (più importante minoranza in India), resti all’ultimo posto. Invariata, invece, la preferenza del cinema indiano per la pelle chiara, considerata ancora il simbolo univoco di bellezza femminile.
I motivi del lento cammino di Bollywood
Il cammino dunque è in atto, anche se molto lento. La colpa va ricercata, secondo il critico cinematografico Shubhra Gupta, nell’avversità al rischio da parte dell’industria cinematografica. «I registi cercano sempre di uniformarsi a ciò che vuole il pubblico», ha dichiarato il critico alla Bbc. «Lo spettatore va in sala per guardare spettacoli, canti e danze, e a ciò ci si attiene per evitare un calo nell’audience».
Attenzione però a considerare i pregiudizi come un problema esclusivo del cinema indiano. «Anche Hollywood è di parte», sostengono i ricercatori. «Sebbene non ai livelli del cugino orientale, il cinema americano presenta disparità e disuguaglianze».
Le follie dei fan per gli attori di Bollywood
Nonostante quanto detto, l’industria cinematografica indiana fattura oltre 2 miliardi di dollari all’anno e i fan venerano le star come divinità. Qualcuno, per esempio, ha donato loro il sangue, pur di assicurarne un buono stato di salute. Altri, addirittura, hanno edificato templi in onore delle celebrità. Il primo fu costruito nel 2001 ed è dedicato all’attrice Kushboo Sundar, cui è stato persino associato l’epiteto di “dea madre”. Ne sono seguiti tantissimi e per le ragioni più disparate, compreso il successo ai botteghini.