L’Università Bocconi guarda oltre sé stessa. E in una Milano in cui vanno ristrutturandosi poteri e dinamiche, cerca di aumentare il proprio peso. L’ateneo di Via Sarfatti è sempre più istituzione di sistema, guarda oltre i limiti – e i pregiudizi – che spesso l’hanno accompagnato per adattare la formazione della classe dirigente alla complessità di oggi. In cui economisti e manager sono chiamati a essere sempre più trasversali nelle competenze. Come il Politecnico, i legami con i centri di potere europei e atlantici la rende più di un’università. Non solo: lo sbarco a Roma, con la nascita della School of Management nel cuore del quartiere Nomentano, le ha fatto vincere il derby a distanza con la Luiss Guido Carli. Ateneo che nella sua ascesa milanese non è riuscito a sua volta a competere con la Bocconi.
Billari, Verona e Sironi: le figure chiave dell’ateneo
Sono tre le figure per capire la centralità della Bocconi. La prima è quella dell’attuale rettore, Francesco Billari, primo demografo e statistico a guidare l’ateneo. La seconda è quella del suo predecessore, Gianmarco Verona, ora presidente di Human Technopole. La terza è quella di Andrea Sironi, a sua volta ex rettore e dallo scorso novembre presidente al posto di Mario Monti che, comunque, resta il vero dominus. «Milano deve giocare fino in fondo la partita, che in parte ha già vinto, di essere una città universitaria non solo italiana, ma europea e globale», ha spiegato Billari in una recente intervista a Repubblica. «Oggi Milano è molto attrattiva, ma deve stare attenta a non diventare vittima del suo stesso successo». Anche l’università dunque non deve più essere solo fucina del rampantismo milanese, ma interpretare uno stile di governance gentile e critico insieme. Il fatto che Billari sia statistico e demografo è inoltre un segno di discontinuità col passato, a cui si unisce una crescente attenzione verso il sociale. Non a caso uno dei quattro grant dell’European Research Council assegnati all’università milanese, storicamente centrata su economia e commercio, è andato al progetto di ricerca sociologico-demografica di Nicoletta Balbo, che indaga gli effetti della disabilità sulle vite familiari.

Verona e la sfida dello Human Technopole
Le grandi manovre milanesi nelle stesse settimane hanno visto l’ex rettore Verona assumere, su volere del governo Draghi, la presidenza di Human Technopole, il centro di ricerca con sede a Palazzo Italia, ex padiglione italiano di Expo. A Verona il compito di coordinare una squadra che comprende, nel consiglio di sorveglianza, l’ex capo di gabinetto di Renato Brunetta, Marcella Panucci, e l’economista dell’Istituto Bruno Leoni Serena Sileoni. Verona dovrà dare al polo un profilo internazionale paragonabile a quello impresso all’ateneo da lui guidato dal 2016 al 2022. L’idea è fare di Human Technopole e del vicino Mind Innovation District poli di eccellenza della ricerca scientifica capaci di catalizzare su Milano investimenti e attenzione. Spingendo, al contempo, le università della città a collaborare sotto la guida delle due capofila, Bocconi e Politecnico. Verona, in questo senso, sarà chiamato a un ruolo di mediazione manageriale e politica. Dialogando con Comune, Regione e governo da un lato e con i grandi centri della ricerca e del real estate, che sull’innovazione sta scommettendo parecchio, dall’altro.

Il ruolo del presidente Sironi
Il “metodo Bocconi” dunque si espande oltre le solite reti manageriali. Verona conferma la tradizione di ex rettori della Bocconi chiamati a importanti cariche. Di questa sorta di dinastia fa parte anche Andrea Sironi. Predecessore di Verona fino al 2016 e poi presidente di Borsa Italiana fino al 20122, è stato nominato nel 2022 presidente di Assicurazioni Generali con la sponsorizzazione di Mediobanca, azionista di riferimento del Leone. La cui lista, com’è noto, ha sconfitto l’asse Caltagirone-Del Vecchio ottenendo l’appoggio dei grandi fondi internazionali. La scelta di Sironi come presidente della Bocconi dopo questo risultato conferma la volontà dell’ateneo di piazzarsi come autorevole voce milanese in un contesto di reti e relazioni internazionali. Sironi ha assunto la carica direttamente dalle mani di Mario Monti, presidente della Bocconi dal 1994, con una cerimonia alla quale hanno partecipato il 7 dicembre scorso Sergio Mattarella e Ursula von der Leyen.

Il ritorno di Giavazzi e la pace armata tra Monti e Draghi
E Francesco Giavazzi, il consigliere economico di Mario Draghi? È tornato all’insegnamento come professore di Macroeconomia alla Scuola di Amministrazione della Bocconi, nelle sue lezioni si sono alternati Claudio Descalzi, ad di Eni; Francesco Sisci, Senior Researcher presso la Renmin University di Pechino; Nicola Gennaioli, Ordinario di Finanza presso la Bocconi; Valentina Bosetti, Professore di Economia dell’ateneo e Presidente di Terna; Alessandro Aresu, scrittore ed economista; Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes. Nelle prossime settimane poi Giavazzi ospiterà Vittorio Colao, ex ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale. Come si sa il rapporto tra Monti e Draghi non è mai stato forte. E per questo motivo Giavazzi non è mai riuscito a diventare rettore. Il suo ritorno in università non è stato certamente festeggiato ma neanche ostacolato. Una specie di pace armata che consente, comunque, alla Bocconi di aumentare il suo perimetro di azione. Favorendo la dialettica interna tra europeisti e filo-Usa, liberisti e neo keynesiani; economisti d’impresa e studiosi di economia politica, big e astri nascenti. Per essere non più dunque solo fucina di giovani manager, ma forza di sistema. A Milano e non solo.