Cosa sapere sul blocco dei licenziamenti

Redazione
26/05/2021

Il 30 giugno cade il divieto. Le aziende potranno usufruire di una Cig gratuita fino al 31 dicembre se si impegnano a non tagliare posti. Per i servizi e l'artigianato la data si sposta al 31 ottobre.

Cosa sapere sul blocco dei licenziamenti

Dopo un lungo braccio di ferro tra sindacati, Confindustria e il ministro del Lavoro Andrea Orlando, il blocco dei licenziamenti è confermato a fine giugno. Nel decreto sostegni bis, pubblicato martedì 25 maggio sulla Gazzetta Ufficiale, non c’è alcuna proroga (si parlava del 28 agosto), ma si presentano possibili soluzioni alternative per scongiurare quello che i sindacati temono: oltre 500 mila posti di lavoro in meno. «Fino a 2 milioni», ha detto il 26 maggio a Radio Anch’Io il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri. «Ci aspettiamo una situazione molto complicata, Bankitalia dice che le persone sicuramente a rischio sono oltre 500 mila. I nostri dati parlano di una platea due milioni. Bisogna dare una risposta ai lavoratori per non far scoppiare una bomba sociale».

Lo sblocco dei licenziamenti: le date

Dal primo luglio le aziende che ricorreranno alla Cig Covid-19 non avranno più l’obbligo di non licenziare i dipendenti. Il divieto di licenziamento era entrato in vigore all’inizio della pandemia per evitare una emorragia di posti di lavoro dovuti al lockdown e alle chiusure. Il decreto sostegni bis prevede che le aziende che ricorreranno alla Cig ordinaria non paghino i contributi addizionali fino al 31 dicembre 2021, a patto che si impegnino a non licenziare. In questo caso i licenziamenti potrebbero scattare dal gennaio 2022.  Il provvedimento non riguarda tutti i settori. Per le aziende di servizi e artigianato – che non avevano diritto alla cassa ordinaria e straordinaria ma solo alla cassa in deroga o al Fis (fondo del terziario) – il divieto totale di licenziamento vale fino al 31 ottobre. Dal primo novembre sarà possibile licenziare.

Sul piede di guerra il leader della Cgil Maurizio Landini: «Per noi la partita non è chiusa». Il rischio, secondo Landini, è che dal primo luglio vi saranno migliaia di persone senza lavoro perché «il governo ha ascoltato un po’ troppo Confindustria».