Giorgio Cuffaro è il pediatra all’Ospedale di Pordenone che aveva cercato di salvare Leonardo Savian, il bimbo di 2 anni morto il 2 maggio scorso dopo un grave incidente avvenuto a Pasqua. A distanza di giorni dal tragico epilogo, ha pubblicato una lettera sui propri canali social descrivendo le sue emozioni e ripercorrendo dettagliatamente l’accaduto.
La lettera del pediatra a Leonardo
«Non sai cosa avrei dato per salvarti per davvero e un giorno, magari, sì, poterti abbracciare. O guardarti giocare, correre, saltare, anche solo in silenzio e da lontano», ha scritto in un post su Facebook l’uomo che, per circa un mese, ha fatto di tutto per curare il piccolo. È stato proprio lui a soccorrerlo per primo, riuscendo anche a rianimarlo. Poi sono sopraggiunte delle complicazioni che hanno reso impossibile per il piccolo Leo sopravvivere.
Nel suo post, il dottore ha voluto sottolineare l’importanza delle manovre di primo soccorso che tutti dovrebbero imparare, non volendo farsi chiamare eroe: «Ho solo fatto, nel miglior modo possibile, il mio dovere, di medico e cittadino. Perché sì, ogni cittadino è tenuto a soccorrere. E ogni cittadino dovrebbe, a mio avviso, sapere esattamente cosa fare in situazioni simili, indipendentemente che poi ci riesca o meno». Si è quindi augurati che i politici, «nei loro programmi acchiappa-like, trovino spazio per rendere i corsi di primo soccorso obbligatori e capillari dalle scuole medie inferiori in poi».
Il testo
Qui alcuni passaggi del toccante messaggio: «Quando ho capito che non respiravi e il tuo cuore non batteva, ti ho preso in braccio, messo in sicurezza, valutato rapidamente e iniziato a massaggiare e ventilare senza perdere un istante, come da linee guida. […] Ce l’ho messa tutta, sai In quel momento eri improvvisamente diventato un mio paziente, anzi, IL mio paziente ed io il tuo pediatra. E ai miei pazienti, credimi, cerco sempre di dare il meglio. […] In genere non mi viene da piangere quando mi prendo cura di loro ma con te, a tratti, dovevo trattenere le lacrime e concentrarmi su ciò che dovevo fare, perché andava fatto subito e bene, e così è stato. […]. Eri IL mio paziente con un enorme bisogno di aiuto e io, quell’aiuto, ho cercato di dartelo anima e corpo. […] Non ci ho pensato un istante se ventilarti o meno bocca a bocca, sai? Non potevo permettermi di negarti anche solo una infinitesima possibilità di salvarti nonostante, negli ultimi anni, nei corsi di primo soccorso la respirazione “bocca a bocca” sia sconsigliata, per questioni “igieniche”. […] Tutto sembrava davvero andare per il meglio ma, purtroppo, qualcosa era già andato storto, e io non potevo saperlo. Non sai cosa avrei dato per salvarti per davvero e un giorno, magari, poterti abbracciare. La mia sola piccola grande consolazione è aver dato a te e ai tuoi portentosi genitori un po’ di tempo per parlarti, accarezzarti, coccolarti. Sono certo tu, con loro, abbia fatto un bel pieno di Amore, dopo il nostro incontro».
L’incidente a Motta di Livenza
Leonardo Savian è stata la vittima più piccola di quel terribile incidente avvenuto a Motta di Livenza, in provincia di Treviso. Il piccolo era in auto con il padre dopo il pranzo pasquale quando è avvenuto il frontale con un’altra macchina guidata da un 29enne. Nel sinistro sono rimasti feriti sia il padre di Leonardo che l’altro conducente.