La Russia, le armi nucleari in Bielorussia e il destino di Lukashenko
Lukashenko, nonostante la sudditanza nei confronti di Putin, ha sempre cercato di mantenere una certa autonomia. Ora con l'arrivo delle armi tattiche russe nel Paese la sua sovranità militare viene meno. E il filo che lo lega all'ingombrante vicino si fa sempre più stretto. Anche se un cambio di regime a Mosca non comporterebbe per forza la sua fine.
Vladimir Putin l’aveva già annunciato a fine marzo, ora la questione sta diventando più concreta e le armi nucleari potrebbero arrivare presto sul suolo bielorusso. Dove, quante e quali è ancora tutto da vedere, ma intanto Alexander Lukashenko ha confermato che la cosa è fatta. Di più: altre repubbliche ex sovietiche vicino a Mosca potrebbero seguire lo stesso modello, se lo volessero. Questo almeno il desiderio, più di Mosca che di Minsk, che ha comunque poco spazio di manovra rispetto alle pressioni russe. Il destino della Bielorussia è legato a doppio filo a quello della Russia, un filo che si è stretto già prima dell’avvio della guerra lo scorso anno, quando dopo le proteste per la rielezione farsa nel 2020, Lukashenko scelse la repressione per mantenere il potere, facendo scattare proteste e sanzioni occidentali con il conseguente ripiegamento a Est.

La rottura totale tra Minsk e l’Europa dopo il voto truccato
Dopo decenni altalenanti, in cui il padre padrone di Minsk si era mantenuto in sostanza sulla linea di Mosca, senza però rompere definitivamente con l’Europa, tre anni fa gli equilibri si sono rotti del tutto a causa il voto truccato in casa e lo zampino occidentale, con il sostegno di Unione Europea e Stati Uniti a Svetlana Tykhanovskaya, scelta probabilmente suo malgrado per rappresentare le istanze di un elettorato che in ogni caso aveva dato il segnale chiaro per un cambiamento dopo oltre cinque lustri di regno di Batka Lukashenko. Soppressione del dissenso politico, inasprimento del controllo statale, isolamento dall’Occidente e sbilanciamento verso la Russia sono state le conseguenze immediate che si sono tradotte nella concretizzazione del progetto di unione tra i due Paesi.

La guerra in Ucraina e il difficile equilibrismo di Lukashenko
Partito negli anni 90 quando al Cremlino c’era ancora Boris Yeltsin il piano di unificazione è rimasto sempre del cassetto, a causa delle reticenze di Lukashenko, poco disposto a far diventare la Bielorussia un Oblatst russo. I primi anni di Putin sono stati destinati ad altri progetti, quello fallito di recuperare l’Ucraina in primo luogo, sino a che è arrivata l’ultima fase, partita appunto tre anni fa. L’invasione dell’Ucraina ha colto di sorpresa anche Minsk, Lukashenko è riuscito a non farsi coinvolgere con l’invio di truppe come magari a Mosca i falchi avrebbero voluto, ma ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco e adesso, con la questione della armi nucleari che arriveranno nel Paese, è stato costretto ad abbandonare quel poco di sovranità militare rimasta. Quella politica ce l’ha ancora, ma è difficile prevedere come potranno andare le cose.

Le élite russe che verranno avranno sempre bisogno di un alleato fedele
Come in Russia, anche in Bielorussia il sistema si è irrigidito e anche se rispetto a Mosca la verticale del potere sembra meno intaccata dalle lotte interne, il Paese rimane ancorato al destino dell’ingombrante vicino, che a sua volta non pare facile da decifrare, dipendendo in buona parte da come proseguirà il conflitto. Non è detto però che se al Cremlino dovesse saltare Putin, allora Lukashenko farebbe la stessa fine, dato che le élite russe avrebbero comunque necessità di un alleato fedele sul fianco occidentale. In entrambi i Paesi i movimenti di opposizione vera sono stati praticamente sradicati e i passaggi di potere avverranno dall’alto, in maniera indolore o meno, ma con ogni probabilità senza sconvolgere le proporzioni interne e di conseguenza i rapporti internazionali. Tradotto significa che dopo le ere di Lukashenko e Putin l’Occidente dovrà confrontarsi con Bielorussia e Russia, unite o no, ma non necessariamente con leadership più malleabili di quelle attuali.