E ora, quali sono i piani di Jeff Bezos? Venticinque anni dopo aver fondato Amazon, il secondo uomo più ricco al mondo ha deciso di dimettersi come Ceo dell’azienda – allentando così il suo potere decisionale in favore di Andy Jassy – per rimanere presidente esecutivo del colosso con sede a Seattle. Bezos rimarrà anche il maggiore azionista, quindi è difficile parlare di allontanamento in senso stretto dalla sua “creatura”, ma la testa del multimiliardario sembra comunque orientata altrove: «Non ho mai avuto più energia di quanta ne abbia adesso, e non ho alcuna intenzione di andare in pensione», ha detto. «Voglio concentrare le mie energie e la mia attenzione su nuovi prodotti e iniziative innovative, e sono eccitato dall’idea che questi progetti possano avere un impatto importante».
Bezos e i viaggi nello spazio
Ma quali sarebbero, queste iniziative? La prima è sicuramente quella di “aprire” lo spazio a tutti (o quasi). Il 20 luglio, a bordo della sua New Shepard, Bezos viaggerà in orbita con il fratello, uno sconosciuto che ha pagato 28 milioni di dollari per un posto a sedere, e Wally Funk, ex allieva Nasa di 82 anni. «Sin da quando avevo cinque anni sogno di viaggiare nello spazio. Farò quel viaggio con mio fratello: l’avventura più grande, con il mio migliore amico (Mark Bezos, ndr)». La “conquista” dei cieli per scopi commerciali è un’ambizione non nuova, per i multimiliardari del mondo. Il fondatore di Amazon aveva lanciato Blue Origin, la sua compagnia spaziale, già nel 2000. Elon Musk e la sua Space X sono ormai una realtà consolidata, Richard Branson, fondatore del Virgin Group, infine, precederà di qualche giorno Bezos nello spazio, a bordo del razzo Unity della Virgin Galactic.
Questo perché Bezos ha sempre avuto il “pallino” dello spazio. Nel 1982 tenne il discorso di consegna dei diplomi del suo liceo, e fu quindi intervistato dal Miami Herald. In quell’occasione, disse di voler «costruire hotel spaziali, parchi divertimento e colonie in orbita per 2 o 3 milioni di persone. L’idea è quella di preservare la Terra, con l’obiettivo di evacuare gli esseri umani e di rendere il pianeta un parco». Un progetto particolarmente ambizioso, ma per quanto questi obiettivi siano impossibili da raggiungere, almeno nel breve periodo, il passo indietro da Amazon potrebbe consentirgli di dedicare più tempo a Blue Origin. E di progettare nuovi viaggi per “turisti” spaziali.
Bezos e il Washington Post
C’è poi il suo impegno nell’editoria, perché Bezos è dal 2013 il proprietario del Washington Post. Uno dei principali giornali americani, secondo solo al New York Times come prestigio. Dopo averlo acquistato per 250 milioni di dollari, ha avuto il merito di avviare – e completare – il processo di evoluzione del giornale in un prodotto anche digitale, dopo decenni di declino e di preoccupazioni per il futuro della testata. E questo anche grazie alla casa-madre Amazon, che ha dato alla testata una posizione di rilievo sui suoi dispositivi, come l’e-reader Kindle.
«Non sapevo niente dell’attività dei giornali», ha detto Bezos dopo aver acquistato il Post, «ma sapevo qualcosa di internet». Anche se il numero delle copie cartacee vendute è calato (circa 100 mila in meno tra il 2013 e il 2015), il Washington Post, nel 2020, ha raggiunto quota 3 milioni di abbonati all’edizione digitale. Un passo in avanti notevole, se pensiamo che da quel punto di vista il giornale era molto indietro, prima del 2013.
Bezos e la beneficenza
Ma i piani di Bezos non si limitano a voler rendere la Terra «un parco», come dichiarato nel 1982. L’idea sarebbe anche quella di salvarla. Per quanto non abbia firmato il Giving Pledge, l’iniziativa di Bill Gates e Warren Buffet per incoraggiare le persone più facoltose del pianeta a donare almeno metà della loro ricchezza (e Bezos è stato l’unico, tra i cinque più ricchi al mondo, a non farlo), nel 2020 ha fondato il Bezos Earth Fund. Un colosso da 10 miliardi di dollari per sostenere scienziati, attivisti e associazioni di beneficenza che lavorano per affrontare la crisi climatica. «Il cambiamento climatico è la più grande minaccia per il nostro pianeta», ha detto. «Voglio lavorare insieme ad altri sia per migliorare le tecniche già conosciute, sia per esplorare nuovi modi di combattere l’impatto devastante del cambiamento climatico su questo pianeta. Questa iniziativa globale finanzierà scienziati, attivisti, Ong, qualsiasi sforzo che offra una possibilità reale per aiutare a preservare e proteggere il mondo naturale. Possiamo salvare la Terra. Intraprenderà azioni collettive da parte di aziende grandi e piccole, stati nazionali, organizzazioni globali e individui. La Terra è l’unica cosa che abbiamo in comune: proteggiamola insieme».
— Jeff Bezos (@JeffBezos) September 13, 2018
E non solo, perché nel 2018 ha donato 2 miliardi di dollari (poco più dell’1 per cento della sua ricchezza) al Fondo Bezos Day One, per ridurre il più possibile il numero di senzatetto e migliorare l’istruzione tra i bambini delle famiglie a basso reddito. Insomma gli impegni non mancano.