La prospettiva, immaginiamo, è quella di chi si è specializzato in ginecologia, lì chino a scrutare laddove Courbet indicava l’origine del mondo. Nei fatti ci sono queste due enormi gambe divaricate, le ginocchia piegate, i piedi appoggiati per terra. Niente di particolarmente riconducibile a una donna, seppur la forma sia indubitabilmente quella di gambe femminili, le luci al led che ne illuminano ogni centimetro, bianco su rosso, come il ghiaccio secco che avvolge coi suoi fumi la scena non lascia dubbio a riguardo. Per questo quando da quelle gambe, lì in mezzo, sbuca fuori lei, la Diva, non può che esserci l’esplosione del pubblico, più che uno sconcertato boato di sorpresa.
Un paio di chiappe ambrate, di quelle che inspiegabilmente passano la censura altrimenti in passato piuttosto ferrea di Instagram recentemente più aperta anche sul fronte dei capezzoli, con buona pace di Lina Esco e di tutte coloro che per anni hanno vestito, si fa per dire, i panni delle paladine del movimento Free The Nipple. Natiche piuttosto in forma, al cui fianco si trova un volto riconoscibile anche sui nostri lidi, quello di un indiscusso e indiscutibile genio della musica black divenuta popolare più per i suoi passaggi dentro serie tv quali Homecoming o film quali Glass Onion: Knives Out. È lei a cingere quelle natiche, ed è lei a lasciarci su il segno del suo rossetto rosso, poco prima di farsi vedere mentre esce da una piscina con su una t-shirt, e nient’altro, come neanche Sidney Rome in certi svagati programmi piccanti della nostra tv generalista Anni 80.
Il viso spaesato, quasi incredulo, subito dopo l’annuncio della vittoria, certo sperata, forse anche un po’ telefonata, del premio. Lei che giustifica una certa goffezza di fondo proprio dicendo: «Io non vinco mai niente». Con le telecamere che indulgono sul suo fisico statuario, un abito velato, praticamente trasparente, che mette in mostra il medesimo, la biancheria intima nera unico ostacolo tra lei e la nudità. Una vittoria meritata, in coppia con Joan Thiele, lei che del film è anche protagonista come attrice, non solo come interprete della canzone vincitrice come Miglior brano contenuto in una colonna sonora. Di lì a un paio di giorni arriva anche il primo Forum, completamente sold out, quando si dice una settimana di quelle che andrebbero incorniciate.

Beyoncé e Janelle Monae, un inno al corpo femminile
Questi sono tre differenti incipit per un unico articolo. Tre incipit che però mostrano una crepa. E non una crepa di quelle cui un artigiano giapponese ha prestato le proprie cure, aggiustandola con un filo sottile d’oro. Qui, semmai, qualcuno ha deciso di infilarci liquami o umori corporei, di quelli putrescenti e maleodoranti. La prima scena è quella che gli spettatori del tour mondiale di Beyoncé, tornata dal vivo dopo anni, possono ammirare mentre la Diva intona Partition, vero e proprio inno erotico al femminile, targato 2013, lei che con Lemonade del femminile e del femminile a beneficio delle donne della comunità afroamericana ha scritto una specie di manifesto o compendio. La seconda scena è parte del nuovo video di Janelle Monae, Lipstick Lover, dove l’artista, classe 1995, ci parla del suo amore per i rossetti, sia quelli i cui segni lei è usa lasciare sui corpi delle sue amanti, sia quelli i cui segni le sue amanti sono soliti lasciare sul suo corpo. Lei che anni fa aveva cantato l’inno alla vagina in quella Pynk nel cui video, appunto, la vagina era rappresentata in maniera plastica da lei e da una serie di ballerine che indossavano un paio di pantaloni a forma di grandi labbra piuttosto anatomicamente esplicativo. La terza scena è quella di Elodie che vince il David di Donatello per il brano Proiettili, da lei cantato con Joan Thiele, colonna sonora del film di cui la stessa Elodie è protagonista, Ti mangio il cuore. Scena che ha scatenato una marea di hater, pronti a criticarla per la sua mise accusata di essere troppo volgare e disinibita, sorte del resto capitata a buona parte degli outfit esibiti nel concerto del Forum. «Se sei brava a cantare non serve che canti mezza nuda», il commento più ripetibile del caso.
Elodie quasi costretta a giustificare il proprio essere bella
Come dire che abbiamo un indubbio problema col femminile, nel nostro mondo musicale, e più che altro con il corpo delle donne, per come viene rappresentato nelle canzoni, sul palco, nei video. Ancora ancorati all’idea che la voce da sola debba necessariamente essere sufficiente a dire quel che c’è da dire, e poco conta se già Madonna o Donna Summer combattevano questa battaglia agli stereotipi quasi 40 anni fa. E mentre appunto artiste di indubbio talento quali Beyoncé o Janelle Monae – l’una presumibilmente sul podio delle popstar attuali, l’altra indiscusso talento, non a caso tra i pochi in grado di stare al fianco di un altro genio come Prince (non si legga questa frase come un tributo al patriarcato, era per trovare un indubbio metro di paragone) – con la loro arte e le loro provocazioni raccolgono plausi e stima, da noi siamo ancora fermi al “pensa a cantare” e Elodie, che con l’ultimo album Ok, Respira, con il passaggio sanremese di Due, e con questo primo sold out al Forum sta in effetti dimostrando come si possa costruire una carriera anche non inseguendo necessariamente scorciatoie. L’idea di presentarsi a Sanremo nella serata dei duetti con American Woman fatta con Big Mama credo sia prova provata di un lavoro fatto anche sui dettagli, in decisa crescita. Elodie, appunto, si trova ancora a dover quasi giustificare il proprio essere bella, come a voler dimostrare che la Siamo donne di Jo Squillo e Sabrina Salerno, quella di «siamo donne, oltre le gambe c’è di più» era sì una canzonetta pop buona per il Festival, ma nascondeva una verità sacrosanta.
Viva le gambe delle donne senza se e senza ma
Gambe che si spalancano e generano vita, Beyoncé è l’emblema del woman enpowerment; gambe che portano a chiappe da incorniciare con rossetti rosso fuoco (tutto il video di Lipstick Lover, presente su Youtube in versione vietata ai minori, è un Grand Tour nel mondo dell’autodeterminazione sessuale. Del resto Janelle Monae si è dichiarata no binary ma più in generale sono solo donne le protagoniste dei suoi video, sempre orgogliosamente donne; gambe come quelle di Elodie che si possono serenamente mostrare andando a ritirare un premio ai David di Donatello o mentre va di scena il suo primo sold out al Forum, senza che qualcuno si senta in diritto di metterci su un paio di pantaloni, non troppo diversi dalle mutande che durante il fascismo erano soliti infilare alle statue classiche.