Si è offeso, Silvio Berlusconi. L’ex premier non ha alcuna intenzione di sottoporsi alla «illimitata perizia psichiatrica» ordinata dai giudici di Milano che stanno celebrando il processo Ruby ter. Secondo il Cav quella perizia è «lesiva» della sua «storia e onorabilità», oltre che un «evidente pregiudizio» nei suoi confronti. Parole scritte dal diretto interessato che in una dichiarazione depositata al presidente del collegio dai suoi avvocati ha chiesto che si proceda, dunque, «in mia assenza» alla celebrazione del processo. Una eventuale condanna sarebbe, tra l’altro, la pietra tombale all’ambizione di salire al Colle come successore di Sergio Mattarella. Certo, potrebbe provare a ricorrere alla Corte di Giustizia europea per recuperare l’onorabilità perduta. Ma i tempi sarebbero troppo stretti e l’età – almeno quella strettamente anagrafica – impedisce di pensare al round successivo, quello del 2029: per allora l’ex Cav. avrebbe 93 anni, un po’ tanti perfino per un Paese anziano come il nostro.
Quando per Berlusconi i giudici erano «mentalmente disturbati»
Se ora sono i giudici a chiedere perizie psichiatriche al Cav offendendolo, forse sarebbe il caso di ricordare cosa l’allora premier disse dei magistrati nel 2003. Commentando le accuse di mafia a Giulio Andreotti, sparò ad alzo zero contro le toghe. «Questi giudici sono doppiamente matti. Per prima cosa, perché lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana», disse a Porto Rotondo. Curioso che oggi le parti si siano rovesciate e che siano i giudici a dover verificare se è savio oppure no.
Contro il «matto» Mario Monti
Nel gennaio del 2013, mentre l’Italia si preparava alle elezioni politiche dello stallo (con il sostanziale pareggio tra Pd, centrodestra e M5s), in piena campagna elettorale Berlusconi sbottò contro Mario Monti, allora premier con il loden. In diretta radiofonica lo definì «matto, perché prima introduce l’Imu e poi dice di volerla togliere». Quella volta però a Silvio riuscì il colpo da maestro e recuperò una decina di punti alla coalizione di centrosinistra capeggiata da Pier Luigi Bersani.
Il M5s votato da un «popolo di pazzi»
Ultimo capitolo del rapporto tra Berlusconi e la follia è risalente al febbraio 2019. Durante la puntata di Pomeriggio Cinque Silvio Berlusconi si lanciò in una dura invettiva contro Luigi Di Maio, allora vicepremier, domandandosi come gli italiani avessero potuto votare una persona che, a suo avviso, aveva così poche competenze. Al culmine del suo intervento, Berlusconi si girò verso il pubblico di Barbara D’Urso esclamando: «Siete tutti pazzi! Gli italiani sono usciti di testa! Siamo un popolo di matti!».
Commentando invece tra l’amareggiato e lo stupito lo scarso gradimento di Forza Italia, si sfogò dicendo: «Non posso uscire a fare compere perché mi fermano tutti, vogliono tutti la foto con me, e poi al momento del voto in quanti votano Berlusconi? Mi vergogno a dirlo, perché sono 5-6 italiani su 100 e mi sembra una cosa fuori dal mondo. Penso che gli italiani siano quasi tutti fuori di testa, perché hanno affidato un’azienda importante come l’Italia a qualcuno che non la conosce, che non ha mai lavorato, che non ha mai studiato, che sa solo chiacchierare bene ma quando va in azienda non capisce niente e fa quello che Di Maio e gli altri stanno facendo. Ma gli italiani dove hanno messo la testa? Si guardino nello specchio!».