Sono tanti gli aspiranti eredi della corona di Silvio Berlusconi, il monarca assoluto di Forza Italia che ora ha lasciato il trono vuoto. Non ha mai indicato un delfino e chi ha cercato di ritagliarsi uno spazio autonomo, da Angelino Alfano a Gianfranco Fini, è stato buttato giù dalla torre. Così adesso ognuno cerca di accaparrarsi lo scettro, da Antonio Tajani alla compagna del Cav Marta Fascina, fino a Matteo Renzi. Senza naturalmente dimenticare chi già detiene la leadership del centrodestra e cioè Giorgia Meloni. Tutti si muovono con circospezione, senza fare troppo rumore. Almeno per ora.
Il ruolo della vedova Marta Fascina e quello di Marina Berlusconi, possibile regista
L’unica decisione forte, in grado di scongiurare malumori, sarebbe comunque il prosieguo per linea dinastica, il principe o la principessa che si fa Re o Regina. Il nome che rimbalza da anni è quello di Marina Berlusconi, la primogenita molto ascoltata dal padre. Il loro era un rapporto solido. Ha i titoli per raccogliere l’eredità della leadership in Forza Italia, il problema che manca la volontà. È noto che sia restia a esporsi in pubblico, preferendo il ruolo di imprenditrice a quello di capo partito. Può diventare al massimo la regista alle spalle di Fascina (la fotografia di loro due per mano al funerale ha l’aria di un manifesto politico) che sembra voler sfruttare il ruolo di ultima dama al fianco di Berlusconi. La sua presenza ad Arcore, in questi anni, ha fatto crescere il suo potere. Nonostante il suo nome sia noto a tutti, di lei si sa ancora poco, compresa la voce. Una sola intervista scritta, mai una dichiarazione, solo il compito di “quasi moglie” devota. Nel tempo, però, ha dimostrato di avere delle ambizioni, plasmando il partito a propria immagine e somiglianza e portando a casa nomine gradite. Il punto, però, è capire quanto peso possa continuare ad avere tra i forzisti dopo aver perso la figura che la faceva brillare di luce riflessa. Senza contare la possibile reazione della corrente di Licia Ronzulli, che potrebbe cercare di riguadagnare consensi nel partito.

Luigi, l’ultimogenito che molti vorrebbero sul trono
Tra i figli di Silvio Berlusconi, il nome nuovo è quello di Luigi, 34 anni, che peraltro porta il nome del nonno paterno. Un valore aggiunto. A oggi è il meno noto della famiglia. Ha coltivato con grande attenzione la riservatezza, benché abbia occupato fin da giovanissimo ruoli di prestigio nelle aziende fondate dal Cavaliere. A 17 anni Luigi Berlusconi ha messo piede nel consiglio di amministrazione di Mediolanum, e con gli anni le responsabilità sono aumentate. Detiene, insieme agli altri fratelli, una quota della Holding XIV che gestisce a sua volta il 21 per cento della Fininvest. Il carattere non sembra quello leonino del padre, ma c’è chi spinge affinché decida «scendere in campo», sulle orme di Silvio, lasciando il cognome Berlusconi nel simbolo del partito senza alcuna forzatura o nostalgia. Il problema è che non ha mai accompagnato il Cav nella carriera politica, dovrebbe fare dei corsi accelerati. Al suo fianco avrebbe però un tutor di eccezione come Gianni Letta. Il fascino c’è, la somiglianza con il padre anche. In più pare sia in possesso di una buone capacità gestionali. In caso fosse lui l’erede designato occorrerà plasmarlo mediaticamente. Ma anche in questo caso le risorse in casa non mancano.

Giorgia Meloni, l’erede designata dalle urne
C’è poi la classe politica, che invece assumerebbe volentieri il ruolo di guida dell’elettorato azzurro. In testa c’è la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. L’obiettivo è quello di convincere i berlusconiani che in fondo è lei l’erede politica, sebbene venga da una storia e una tradizione diverse. L’intenzione si intravede dalle dichiarazioni e dai post in cui, dopo la scomparsa del Cav, promette con enfasi di proseguire il lavoro iniziato, spazzando via le incomprensioni del passato, sia remoto che recente. Un modo per accogliere gli elettori orfani del loro trentennale punto di riferimento. In fondo sarebbe il completamento di un’opera avviata già con le ultime tornate elettorali, cercando magari una sponda proprio nella figlia dell’ex premier, Marina.

L’occasione persa di Salvini
Da parte sua Matteo Salvini avrebbe ricevuto pure la benedizione di Berlusconi, che lo ha sempre preferito a Meloni. Tra il segretario della Lega e il fondatore di Forza Italia c’è sempre stata una vera amicizia, cementata dal comune tifo per il Milan. Il leader di Arcore avrebbe voluto fargli da chioccia per la maturazione. Ma, nei fatti, è rimasta un’intenzione in sospeso. Così il vicepremier in carica dovrebbe conquistarsi sul campo quell’investitura: è più un’aspirazione che una realtà realizzabile. In mezzo c’è poi l’uomo che cerca di fermare la bufera con le mani, il coordinatore nazionale di Fi, Antonio Tajani. La missione è quella di stoppare il temuto esodo dal partito, soprattutto in futuro. Al momento può stare relativamente tranquillo: l’incarico di guida, seppure supplente, è arrivato da Berlusconi in persona, quindi nessuno oserebbe contestarlo. Il problema rischia di proporsi dal prossimo anno, con le elezioni Europee e il passaggio delle Amministrative. Perché proprio sui territori può partire la diaspora degli azzurri. E spingere Tajani verso altri lidi, magari con una Meloni vagamente berlusconizzata.

Renzi, il figlio politico che B non ha mai avuto
Sullo sfondo resta il «figlio politico che Berlusconi non ha mai avuto», come dice più di un osservatore: Matteo Renzi. Il leader di Iv blandisce Forza Italia, i parlamentari e gli elettori. I titoli del suo giornale, Il Riformista, erano una carezza al Cavaliere appena morto, con toni più da Augusto Minzolini che da avversario. Il problema del numero uno di Italia viva però è la sua storia: nell’immaginario dell’elettore berlusconiano è e resta un ex segretario del Partito democratico. E probabilmente questa capriola risulta troppo spericolata anche per uno che di manovre azzardate è grande conoscitore.
