Benjamin Galli, i genitori: “Si è immolato per la libertà dell’Europa”
Parlano i genitori di Benjamin Giorgio Galli, il foreign fighter italo-olandese a favore dell'Ucraina: "Immolato per l'Europa, siamo grati".
Benjamin Giorgio Galli è morto in Ucraina a 27 anni, combattendo come foreign fighter. Il ragazzo italiano con cittadinanza olandese faceva parte della Legione Internazionale di difesa dell’Ucraina contro l’esercito russo.«Era soddisfatto della sua scelta. Sapeva di poter morire ma si sentiva al posto giusto», ha detto a LaPresse la madre Mirjam Van Der Plas.
Chi era Benjamin Giorgio Galli?
Benjamin Giorgio Galli aveva 27 anni ed era un cittadino italo-olandese. Era cresciuto tra l’Italia, il Belgio e l’Olanda. In particolare, nel paese di Bedero Valcuvia (Varese), tutti lo conoscevano come grande appassionato di soft air. Più tardi si era trasferito stabilmente in Olanda.
Non appena il ragazzo ha appreso dell’invasione russa in Ucraina, come dice la mamma, «ha deciso di partire perché voleva aiutare le persone che erano in difficoltà a causa di questa guerra che definiva una grande ingiustizia». È dunque entrato nella Legione Internazionale di difesa dell’Ucraina contro l’esercito russo. «Lì ha trovato delle grandi persone, dei fratelli in armi ci hanno raccontato che teneva alto il morale di tutta la compagnia», continua Mirjam Van Der Plas.
Il papà: “gli ho comprato io il biglietto per Varsavia”
Stando a quanto dichiarato dal padre del foreign fighter al Corriere della Sera, Benjamin aveva «un’enorme preparazione alle armi e alle azioni militari. Sapeva di strategia di guerra. In questo senso, io dico che non era affatto uno sprovveduto». E forse il desiderio di non arrendersi di fronte al conflitto lo aveva appreso proprio in famiglia.
«Mio nonno paterno fu medaglia d’oro per meriti di guerra. Quanto a mio padre, venne catturato dai tedeschi e riuscì a evitare, per puro caso, il campo di concentramento. Dopodiché ci sono io, e io ho sempre lottato per la garanzia e il rispetto dei diritti civili, per le regole, per il senso della comunità, per la forza che ci viene dal passato, per la capacità di contrastare le ingiustizie. E questa della Russia è una sovrumana ingiustizia. Si tratta di un’invasione, sono trascorsi mesi e mesi, eppure ancora qualcuno non lo vuole accettare».