Belloni, la Libia, e l’affarista con la pancia piena

Francesca Musacchio
13/05/2021

Con la nomina della diplomatica al Dis, Draghi archivia la gestione Conte-Vecchione. L'obiettivo è accelerare sui dossier che riguardano l'ex Jamahiriya: dagli accordi economici al traffico di migranti.

Belloni, la Libia, e l’affarista con la pancia piena

Quella di Elisabetta Belloni non è certo una nomina che va contro l’attuale capo dell’Aise, Giovanni Caravelli. Ma a Mario Draghi serviva una maggiore forza propulsiva per gestire varie questioni di politica estera. In primis quella libica perché il fronte immigrazione, visto che l’avvicinarsi dell’estate ha già fornito un saggio del suo dirompente potenziale, è il più urgente. La scelta di Elisabetta Belloni a capo del Dis, il Dipartimento per le informazioni sulla sicurezza, è avvenuta anche in questa ottica. Nelle stanze di Palazzo Chigi il nome della diplomatica, segretaria generale della Farnesina, circolava da un po’, spiegano fonti interne. Perché il generale Gennaro Vecchione, suo malgrado, rappresenta la linea politica del governo Conte che in Libia, ad esempio, ha dato pessima prova di sé.

Draghi e la necessità di un cambio di passo in Libia

Nel viaggio lampo compiuto a Tripoli i primi giorni dello scorso aprile, Draghi ha capito quali erano le azioni da mettere in campo. La prima in assoluto cambiare passo rispetto al passato, anche sacrificando qualcuno. L’ex presidente della Bce, al contrario dei politici italiani che negli anni hanno fatto tappa in Libia sperando di risolvere i problemi, non ha fatto promesse perché sa bene che poi bisogna mantenerle. All’interno dell’attuale governo di Tripoli, infatti, già si mugugna ad esempio per la mancata riapertura della Commissione per il commercio di cui si è discusso durante l’incontro. I potenziali investimenti per le aziende italiane sono tanti, a partire dall’aeroporto a sud di Tripoli fino a strade, autostrade, infrastrutture ed energia. Ma serve la mano della politica, accompagnata da una nuova immagine che spinga i libici a fidarsi. Belloni è stata più volte in Libia, conosce i dossier e la situazione del Paese, visto la lunga esperienza alla Farnesina. In tandem con Caravelli e gli altri uomini sul campo, avrà il compito di far partire quella famosa operatività dei servizi segreti che Giuseppe Conte e il M5s (e anche il Pd) hanno a lungo rallentato. Soprattutto durante la pandemia, quando il dossier Libia è stato colpevolmente ignorato.

Draghi e i piani per la Libia con la nomina al Dis di Belloni
Il primo ministro ad interim della Libia Abdul Hamid Dbeibah e Mario Draghi a Tripoli il 6 maggio (Getty Images).

I piani di Draghi in Libia: pressione sull’Europa e sul nuovo governo di transizione

Adesso il piano Draghi prevede, secondo le indiscrezioni di Palazzo Chigi, una doppia linea: quella della pressione sull’Europa (di cui si farà carico direttamente il premier) e quella su coloro che gestiscono il traffico dei migranti, ma soprattutto sul nuovo governo di transizione che porterà la Libia al voto. Anche le vicende dei pescherecci italiani attaccati nelle acque del Mediterraneo, che la Libia considera di sua competenza, saranno sul tavolo di Belloni, perché le azioni della Guardia costiera non sono casuali e hanno tutto il sapore di una ritorsione. Da tempo Tripoli chiede nuove imbarcazioni per fermare i barconi e operare salvataggi. L’Italia ha sempre inviato vecchie motovedette, metà delle quali spesso ferme per guasti. Ma a loro si chiede di pattugliare le coste e riportare indietro i barconi. E poi c’è il nuovo primo ministro, Abdul Hamid Dbeibah, quell’imprenditore, “con la pancia piena” che punta alle elezioni di dicembre. Un uomo d’affari che in molti, forse, hanno sottovalutato. Ma che Draghi pare abbia subito inquadrato. E così si è preso del tempo per organizzare la squadra. In Libia devono arrivare soldi, tanti e senza ritardi.

I piani per pilotare l’uscita di Erdogan dalla Libia

L’obiettivo del premier è anche quello di “lavorare” nella Commissione di intelligence ad alto livello nata tra Egitto e Turchia per pilotare l’uscita di Erdogan dalla Libia. Soprattutto di quei miliziani che il Sultano ha trasportato dalla Siria per contrastare la marcia del generale Haftar verso Tripoli e che oggi sono fonte di preoccupazione per i nostri servizi segreti che temono infiltrazioni in Italia. Un timore più che fondato visto l’esodo incontrollato che si prepara per l’estate. Le numerose informative sul tema arrivate sul tavolo di Giuseppe Conte nel corso della sua permanenza a Palazzo Chigi non hanno suscitato in lui alcun allarme. E così l’intelligence, in mancanza di una direttiva politica, ha cercato di limitare i danni affidandosi alle capacità di chi è sul posto. Tutto questo è la Libia che il nuovo capo dei servizi segreti dovrà gestire. Ma con la nomina di Belloni a capo del Dipartimento per le informazioni sulla sicurezza, Draghi si è anche assicurato il favore (e soprattutto il silenzio) dei pasdaran delle quote rosa. Il presidente del Consiglio sapeva benissimo, dicono i bene informati, che davanti al nome di una donna di tale esperienza e competenza, in pochi avrebbero avuto il coraggio di opporsi. Quella di Draghi con l’attuale maggioranza di governo è una partita a scacchi, dove l’avversario è il gatto trasformista che nel capolavoro di Bulgakov, Il maestro e Margherita, sfida il diavolo.