La Banca centrale europea ha deciso di proseguire sulla strada già annunciata, rialzando ulteriormente i tassi nonostante gli scossoni degli ultimi giorni sui mercati americani e continentali. Dopo il rialzo dello scorso 2 febbraio, quindi, si sale di altri 50 punti base. I tassi di interesse salgono ancora: si passa al 3,50 per cento sui rifinanziamenti principali, al 3 sui depositi e a 3,75 sui prestiti marginali. Il Consiglio direttivo dell’Eurotower, in un comunicato, ha sottolineato che segue «con attenzione le tensioni in atto sui mercati» e di essere pronto a «intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro».

Christine Lagarde: «Settore molto più forte del 2008»
Il fallimento della Silicon Valley Bank e la profonda crisi della Credit Suisse non intaccano, quindi, il cammino della Banca centrale europea. Nel comunicato si sottolinea che «il settore bancario dell’area dell’euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità. La Bce dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza, e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria». E anche la presidente Christine Lagarde ha voluto precisare che non è in vista alcuna «crisi di liquidità». Lo spettro della crisi di 15 anni c’è? Lagarde è sicura che le banche europee questa volta siano preparate: «Il settore è molto molto più forte del 2008».

Tajani: «Non un buon modo di affrontare l’inflazione»
Come riporta Ansa, il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani è intervenuto in merito alla reazione dell’Ue alla crisi innescata dal conflitto in Ucraina. Per lui i vertici dell’Unione europea hanno «messo un tetto al prezzo del gas per battere l’inflazione e da questo punto di vista l’Ue ha battuto un colpo ma secondo me l’Ue della moneta, mi riferisco alla Bce, non si sta muovendo nella giusta direzione, anche se oggi c’è stato un inizio di ripensamento. A nostro giudizio non è un buon modo di affrontare l’inflazione».
La Bce sull’inflazione: «Stima al 5,4 nel 2023 e al 2,9 nel 2024»
Sull’inflazione interviene anche l’istituto centrale. La Bce spiega: «L’l’inflazione dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Pertanto, il Consiglio direttivo ha deciso oggi di innalzare di 50 punti base i tre tassi. L’elevato livello di incertezza accresce l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni del Consiglio direttivo, che saranno determinate dalle sue valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei nuovi dati economici e finanziari, dalla dinamica dell’inflazione di fondo e dall’intensità di trasmissione della politica monetaria». Poi le stime: «L’inflazione si collocherebbe in media al 5,3% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025. Allo stesso tempo, le pressioni di fondo sui prezzi restano intense. L’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari ha continuato ad aumentare a febbraio e gli esperti della Bce si attendono una media del 4,6% nel 2023, livello più elevato di quello anticipato nelle proiezioni di dicembre. Dovrebbe ridursi al 2,5% nel 2024 e al 2,2% nel 2025, via via che le spinte al rialzo derivanti dai passati shock dell’offerta e dalla riapertura delle attività economiche verranno meno e che la politica monetaria più restrittiva frenerà in misura crescente la domanda».