Gianluigi Buffon, Naomi Osaka, Serena Williams, Michael Phelps, Simone Biles. L’elenco degli sportivi che hanno ammesso di aver affrontato problemi di salute mentale, da ansia a depressione, si allunga. A loro si è infatti aggiunto il cestista Alessandro Gentile. «Sono sempre di più le persone che fronteggiano problemi di salute mentale. Problemi che non devono essere demonizzati dall’opinione pubblica come forme di pazzia. È una cosa seria, anche se non tangibile concretamente», ha scritto su Instagram l’ala di Varese. «È molto facile mostrarsi forti, mentre ci vuole forza a mostrarsi vulnerabili, sensibili, non indifferenti alla realtà che ci circonda. Come si risolvono crisi mentali? È un processo, io stesso non ne sono ancora uscito del tutto». Gentile ha poi commentato così il post: «Sii fiero di te stesso… con i tuoi pregi e i tuoi difetti… i tuoi limiti.. i tuoi demoni.. le tue paure…non serve approvazione… siamo “solo” umani… niente di più,niente di meno…». Pochi giorni fa aveva twittato: «Ma io non sono matto».
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Gentile: «La paura e l’isolamento hanno creato brutti scenari»
Intervistato dal Corriere della Sera, Gentile ha approfondito l’argomento. «La salute mentale è fondamentale, ma penso anche che sia sottovalutata, soprattutto di questi tempi. La gente si sente isolata e sola, ma forse si vergogna a dirlo», ha dichiarato il giocatore di basket, svelando di soffrire di depressione da tempo. «Ma l’ho tenuto nascosto. È diventato sempre più difficile da controllare, finché sono arrivato a un punto in cui non ce la facevo più a gestirlo». Il momento più pesante, ha ricordato Gentile, è «successo l’anno scorso dopo il Covid: la paura e l’isolamento hanno creato brutti scenari».
Gentile: «La mia vita è molto più grande della pallacanestro»
Il cestista ha raccontato al Corriere di essersi fatto aiutare dai genitori e dal fratello Stefano, che gioca a Sassari. Dopo essersi rivolto a uno psichiatra, ha iniziato le sedute con una psicologa: «Con lei continuo a lavorare, condividendo paure e sofferenze: ho capito che noi esseri umani non siamo delle macchine». Spesso, a causare depressione negli sportivi sono le pressioni eccessive, le grandi aspettative di club e tifosi, le critiche a seguito di prestazioni deludenti. Nel caso di Gentile non è andata così. Il basket, ha spiegato c’entra e non c’entra: «La mia vita è molto più grande della pallacanestro ed è giusto dare il peso corretto alle cose. L’esistenza non si riduce a quello che succede in campo, nonostante il basket sia la mia passione e il mio lavoro e influenzi gli stati d’animo».

«Non le leggo nemmeno più. Non mi interessa», ha dichiarato in riferimento alle “pagelle” post partita. Stampa e social, insomma, hanno impatto zero sulla sua salute mentale. Dovuta, probabilmente, più a questioni private. Ma a che punto è la sua lotta contro il male oscuro della depressione? «Non è una battaglia che si vince o si perde: si impara al massimo a gestirla, convivendo con queste sensazioni per accettarle e superarle».