Dal rifiuto al riscatto. Quando, a 10 anni, Gwen Goldman scrisse una lettera ai New York Yankees nella quale raccontava del suo sogno di diventare battitrice per un giorno, si era sentita rispondere dal general manager Roy Hamey che una signorina come lei «non sarebbe stata a suo agio in panchina». Sessant’anni dopo, Goldman è riuscita a dimostrargli il contrario, diventando battitrice d’onore del team in occasione della partita di lunedì 28 giugno contro i Los Angeles Angels.
Sessant’anni per realizzare un sogno
Tutto è partito dalla figlia di Goldman, Abby McLoughlin che, all’inizio di quest’anno, ha provato in tutti i modi a contattare gli Yankees in merito alla missiva della madre, da anni esposta come un cimelio sulla parete del soggiorno di casa. Incuriosito dalla storia, il dirigente Brian Cashman si è messo in comunicazione con la 70enne, offrendole quella chance che, nel 1961, le era stata negata. L’invito è arrivato a destinazione a 60 anni esatti dalla risposta di Hamey. «Sebbene quella richiesta sia stata inviata 60 anni fa, sei anni prima che io nascessi, mi sento in dovere di recuperarla e farò di tutto per realizzare il suo sogno. Alcuni obiettivi richiedono un po’ di tempo per essere raggiunti ma questo non significa che debbano essere messi da parte. Ho una bambina e spero che, in futuro, le venga dato modo di concretizzare tutto quello che desidera», ha scritto Cashman nella lettera riportata da ESPN. E così, visibilmente emozionata, dopo aver indossato l’uniforme e battuto il cinque agli altri giocatori, Goldman ha avuto l’onore di fare il primo lancio. «Non ce l’ho mai avuta con loro per quel no, li ho supportati sempre allo stesso modo. È stata un’esperienza bellissima perché, dopo 60 anni, il mio sogno è diventato realtà», ha raccontato alla Cnn. «Che qualcuno mi faccia un pizzicotto perché non sono sicura che sia davvero successo. Non dimenticherò mai questa giornata. Non so quale sia stata la parte migliore, se arrivare davanti allo stadio, vedere un armadietto col mio nome, prepararmi per il match o scendere in campo. Sono ancora senza parole». La partecipazione di Gwen Goldman all’evento è stata un tassello importante della Yankees’ HOPE week, un’iniziativa finalizzata a «riconoscere il valore di una persona, di una famiglia o di un’organizzazione e accordarle il giusto supporto».
La riscossa delle donne contro il gender gap nel baseball
Sebbene nel baseball la Major League rimanga appannaggio quasi esclusivo degli uomini, le donne, negli anni, sono riuscite a superare barriere e stereotipi. Nel 2009 Justine Siegal divenne la prima donna a ricoprire il ruolo di allenatrice professionista. Se guardiamo a eventi più recenti, lo scorso anno, Alyssa Nakken si è conquistata la posizione di prima allenatrice di una squadra di Serie A, mentre Kim Ng è stata nominata general manager dei Miami Marlins, prima donna (e prima asioamericana) nella storia della squadra a ottenere quel ruolo. Vent’anni prima, era stato proprio Cashman a offrirle il posto di vice negli Yankees. «Come Yankees, ci impegniamo da anni per abbattere le disparità di genere che ancora esistono nel settore», ha spiegato Cashman. «È un impegno che non abbiamo abbandonato e che non abbiamo intenzione di abbandonare perché crediamo che una donna possa e debba stare ovunque stia un uomo. Anche in panchina durante una partita di baseball».