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Sarah una Barbie vaccinata

La Mattel ha dedicato una bambola personalizzata alla professoressa Gilbert che ha contribuito in maniera decisiva allo sviluppo di AstraZeneca. Insieme a lei altri cinque scienziati che si sono distinti durante la pandemia.

4 Agosto 2021 12:514 Agosto 2021 17:08 Camilla Curcio
La Mattel ha deciso di dedicare una Barbie alla dottoressa che ha sviluppato il vaccino anti Covid AstraZeneca

Già nominata dama dalla Regina Elisabetta e protagonista di un’emozionante standing ovation a Wimbledon, Sarah Gilbert ora avrà anche una bambola personalizzata. Così la Mattel ha deciso di omaggiare la professoressa, co-creatrice del vaccino Oxford/AstraZeneca. La scienziata che ha guidato lo sviluppo del vaccino anti-Covid nei laboratori dell’Università di Oxford, ha accolto con piacere l’omaggio, ribadendo come attraverso i giocatoli si possano ispirare bambine e ragazze ad avvicinarsi alle discipline scientifiche: «Tengo molto alla missione di mostrare alle nuove generazioni quanto studiare medicina, biologia o ingegneria meccanica e costruirvi una carriera non sia poi così complicato né impossibile», ha spiegato al Guardian. «Il mio desiderio più grande è che bambini e adolescenti, attraverso la Barbie, si interessino a una professione come la mia e, in secondo luogo, comprendano quanto la scienza sia fondamentale per la sopravvivenza del mondo». Messaggio a cui ha fatto seguito la scelta di devolvere i ricavati delle vendite del prodotto alla Wise, organizzazione non profit che si occupa di incoraggiare le giovani leve a tentare un percorso nelle Stem (acronimo inglese utilizzato per indentificare le discipline scientifiche).

Occhiali e tailleur, la barbie in carriera dedicata a Gilbert

Capelli ramati, occhiali grossi e un elegante tailleur dal taglio sartoriale, la bambola dedicata a Gilbert è solo una delle sei nuove creature dell’ultima collezione lanciata sul mercato dalla Mattel e nata per omaggiare professioniste del settore medico-scientifico che, nell’ultimo anno, si sono particolarmente distinte per il contributo offerto alla lotta contro il Covid. Tra queste figurano le operatrici sanitarie Amy O’Sullivan, la prima ad aver curato un paziente affetto da Covid-19 al Wyckoff Hospital di Brooklyn e Audrey Cruz, dottoressa che, per oltre sei mesi, si è prestata a turni di lavoro sfiancanti e in un ambiente a rischio senza vedere il figlio neonato. Accanto a loro, anche la psichiatra canadese Chika Stacy Oriuwa, una delle voci più incisive della lotta contro il razzismo sistemico nel sistema sanitario, la ricercatrice biomedica brasiliana Jacqueline Goes De Jesus, che si è occupata di sequenziare il genoma di una variante del virus in Brasile e il medico australiano Kirby White, ideatrice del progetto Gowns for Doctors, iniziativa che ha portato alla realizzazione e al brevetto di camici lavabili e riutilizzabili per il personale che ha lavorato e continua a lavorare nei reparti di terapia intensiva.

«Riconosciamo e apprezziamo con estremo orgoglio il lavoro che medici e infermieri hanno fatto nel periodo più complicato della pandemia», ha sottolineato Lisa McKnight, vicepresidente e dirigente del reparto Barbie alla Mattel, «Per questo motivo, abbiamo voluto mettere in risalto alcune delle figure che più hanno lasciato il segno, condividere le loro storie per offrire ai giovani modelli a cui fare riferimento, tanto nella vita quanto nel lavoro».

Mattel nel segno dell’inclusività

L’interesse della Mattel per la celebrazione dei meriti delle donne non è recente. Da parecchi anni, infatti, la compagnia sta lavorando a giocattoli che onorino e facciano conoscere le esperienze e le conquiste di personaggi che hanno avuto un ruolo determinante in contesti storici particolarmente complicati o si sono distinte per aver raggiunto risultati straordinari in settori tradizionalmente riservati agli uomini. È il caso delle bambole dedicate a Rosa Parks, simbolo della battaglia contro il razzismo, e all’astronauta italiana Samantha Cristoforetti. Ma non solo. Rilevante è stata anche l’attenzione a questioni come l’inclusività, dimostrata attraverso la produzione di Barbie genderless, dalla pelle nera e con acconciatura afro, coi segni della vitiligine o a bordo di una carrozzina.

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