Per Barbie non è Asia

Camilla Curcio
10/08/2021

Tra le bambole dedicate ai Giochi olimpici di Tokyo assente quella dai tratti somatici orientali. Bufera sulla Mattel, che in passato, invece, aveva mostrato attenzione ai temi di integrazione e diversità.

Per Barbie non è Asia

Anche Barbie deve fare i conti con le critiche. In questi giorni, la Mattel è finita al centro delle polemiche per non aver inserito nella collezione dedicata ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, una bambola dai tratti somatici asiatici. Un errore in controtendenza rispetto al messaggio di integrazione lanciato negli anni dal brand, attraverso le sue creazioni. Nata dalla collaborazione tra l’azienda di giocattoli americana, il Cio e il comitato che si è occupato dell’organizzazione della manifestazione, la linea, annunciata a febbraio 2020 e lanciata lo scorso luglio, include cinque Barbie in rappresentanza delle cinque nuove discipline sportive introdotte nel programma olimpico: baseball e softball, arrampicata sportiva, karate, skateboarding e surf. «Le Olimpiadi sono storicamente un evento monumentale che unisce le nazioni nel nome dello sport e ispira appassionati di tutte le età», aveva dichiarato Janet Hsu, responsabile del franchising per Mattel, in un comunicato stampa riportato da Cnn. «Questa serie, realizzata appositamente per Tokyo 2020, vuole omaggiare gli sport che hanno finalmente ottenuto un riconoscimento così importante».

La protesta contro le Barbie olimpiche partita dai social

Nonostante le ottime premesse, tuttavia, il progetto ha finito col perdere valore dietro a causa di un’insolita leggerezza. Subito dopo la diffusione delle immagini promozionali su Twitter e Instagram, sono stati numerosi gli utenti che si sono scagliati contro la compagnia per non aver inserito una Barbie d’origini asiatiche. Gli utenti hanno puntato il dito prima di tutto contro il mancato omaggio al Paese ospitante, poi nei confronti della scarsa attenzione verso integrazione e inclusività. E se, per alcuni, si è trattato di un errore frutto di distrazione o di una strategia studiata con poca attenzione, per altri, invece, è stata una caduta di stile immotivata e difficilmente perdonabile. Alcune atlete asiatiche, d’altronde, ben prima di partecipare alle gare o conquistare medaglie nella loro specialità, hanno riempito copertine di quotidiani e riviste già solo per il fatto di essere alle Olimpiadi. È il caso di Sunisa Lee, prima sportiva d’etnia Hmong (originaria di Cina e Sud-est asiatico) a prendere parte ai Giochi e, successivamente, grazie all’oro nel concorso di ginnastica all around individuale a vincere una medaglia.

Mattel, specchio di un’America che non tutela le diversità

Tra gli attacchi più duri al marchio, quello dell’artista nippo-americana Drue Kataoka che, in un tweet, ha parlato di doppio standard: «La Mattel non considera gli americani d’origine asiatica e, nel frattempo si attribuisce il merito di un’attenzione alla diversità che non esiste. Soprattutto guardando alla collezione olimpica, dove la Barbie con la divisa da karateka, sport nato in Giappone, non ha tratti asiatici». Un’indignazione condivisa anche da numerose altre voci. Come quella della cinoamericana Jenna Wong che, in un’intervista al South Morning Post, ha dichiarato di aver trovato l’omissione profondamente offensiva: «Hanno pensato di creare ben due bambole bionde dai tratti caucasici e hanno escluso l’idea di includerne una che potesse assomigliare a una ragazza proveniente dall’area geografica dove i Giochi avrebbero avuto luogo. Che grande delusione». Davanti a una tempesta mediatica del genere, l’azienda non ha ancora proferito parola. Neppure per provare a difendersi dalle accuse.

Dal 2015 la svolta inclusiva di Barbie

Stroncata in passato per aver proposto un ideale di bellezza limitato e poco realistico, dal 2015 la casa di produzione della Barbie si è vista costretta a cambiare registro, sdoganando bambole manifesto di canoni di bellezza diversi. In pochi mesi, hanno fatto la loro comparsa sul mercato acconciature ben lontane dalla solita lucente chioma bionda, colori di pelle più vari e un repertorio eterogeneo di silhouette tra cui scegliere. Anche l’attenzione alla diversità etnica è stata veicolata in modo nuovo, con la realizzazione di giochi da collezione nati per celebrare trionfi e traguardi di campionesse del calibro della sudcoreana Chloe Kim (oro nello snowboard a Pyeongchang 2018) e della tennista giapponese Naomi Osaka, andate a ruba in poche ore. Non solo sport, perché di recente è stata presentata la collezione che omaggia gli scienziati, Sarah Gilbert, professoressa che ha sviluppato il vaccino anti-Covid AstraZeneca in testa. Esempi di come evitare un simile scivolone non fosse poi così complicato.