Bao Fan e non solo, i tycoon dissidenti fatti sparire in Cina

Federico Giuliani
25/02/2023

Il broker d'affari cinese Bao Fan è scomparso nel nulla: voleva trasferire la sua ricchezza a Singapore, lontano dal Partito. Come lui Guo Guangchang, Xiao Jianhua, Xu Xiang, Wu Xiaohui, Ren Zhiqiang e soprattutto Jack Ma: arrestati o cancellati dalla sfera pubblica. Il destino comune di chi osa sfidare il potere comunista.

Bao Fan e non solo, i tycoon dissidenti fatti sparire in Cina

«Il consiglio di amministrazione di China Renaissance Holdings Limited informa che la società non è stata in grado di contattare il signor Bao Fan, presidente del consiglio di amministrazione, dirigente consigliere, amministratore delegato e azionista di controllo della società». È il 16 febbraio quando China Renaissance, un’importante banca cinese specializzata in investimenti tecnologici – che nel recente passato ha supervisionato l’ipo di molti giganti digitali, tra cui JD.com – rilascia un preoccupante comunicato stampa: Bao Fan, il fondatore del gruppo, è sparito nel nulla. «Il consiglio non è a conoscenza di alcuna informazione che indichi che l’indisponibilità del signor Bao è o potrebbe essere correlata all’attività e/o alle operazioni del gruppo che sta proseguendo normalmente», aggiunge la nota.

Il 53enne Bao Fan è uno dei principali broker d’affari cinesi

Mr. Bao, 53 anni, con esperienze di lavoro in Morgan Stanley e Credit Suisse, in Cina è conosciuto per essere un rinomato banchiere, nonché uno dei principali broker d’affari, con clienti del calibro dei colossi tecnologici cinesi Didi e Meituan. In pochi anni è inoltre riuscito a trasformare China Renaissance, la sua creatura, fondata nel 2005, in una delle più importanti istituzioni finanziarie cinesi. Logico che la sua improvvisa scomparsa abbia fatto scattare diversi campanelli d’allarme, visto e considerando che Bao Fan non è certo il primo tycoon cinese evaporato dall’oggi al domani.

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Bao Fan con Hui Yin Ching. (Getty)

Voleva trasferire parte della sua fortuna a Singapore

Il mistero si è arricchito ulteriormente quando il Financial Times ha scritto che, negli ultimi mesi, il banchiere si stava preparando per trasferire parte della sua fortuna dalla Cina e da Hong Kong a Singapore. In particolare, pare che il miliardario stesse creando un family office nella città-Stato asiatica per gestire la sua enorme ricchezza personale lontano dal Partito comunista cinese (Pcc).

Ha plasmato l’economia di consumo online del Dragone

Il signor Bao è un titano nell’industria tecnologica cinese, avendo contribuito a plasmare l’economia di consumo online del Dragone. L’apporto di China Renaissance era inoltre la base di accordi storici, tra cui l’investimento strategico di Tencent in JD.com e le fusioni dei player del settore dei taxi Didi e Kuaidi, dei siti pubblicitari 58.com e Ganji e dei giganti della consegna di cibo Meituan e Dianping. Il gruppo di Bao ha anche assistito le offerte pubbliche iniziali dei siti di e-commerce JD.com e Kuashou, nonché la quotazione di Didi alla Borsa di New York nel 2021. In un articolo del 2018, Bao Fan scriveva che la sua azienda aveva “incrociato” il 70 per cento delle società Internet conosciute dal pubblico cinese, a conferma del ruolo chiave giocato da China Renaissance Holdings Limited oltre la Muraglia.

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XX Congresso del Pcc. (Getty Images)

Da quando Xi è presidente, tanti scomparsi nel nulla

La vicenda di Bao Fan suona familiare. Da quando, infatti, Xi Jinping è diventato presidente della Cina importanti dirigenti e uomini d’affari miliardari del settore privato del Paese sono scomparsi dalla scena pubblica. Molti sono stati arrestati in seguito a numerose indagini anticorruzione; altri sono stati costretti a ritirarsi a vita privata, lontano da business tanto strategici quanto ormai troppo sensibili per essere manovrati da mani esterne al Partito.

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Il presidente cinese Xi Jinping. (Getty Images)

Ricchi e costretti a mostrare fedeltà assoluta al Pcc

C’è chi dunque chi si chiede se la repressione di Pechino contro una certa élite imprenditoriale nazionale abbia ripreso vigore. Del resto, il profilo di Bao condivide diverse caratteristiche con gli uomini d’affari già presi di mira dalle autorità cinesi. Stiamo parlando di professionisti istruiti e formatisi in Occidente, abituati a essere schietti e, soprattutto, ricchissimi. Che, sotto la presidenza di Xi, sono stati di fatto costretti a mostrare estrema fedeltà al Pcc, insieme a gran parte del settore privato cinese.

Guo Guangchang arrestato per corruzione nel 2015

In ogni caso, la lista dei precedenti tycoon scomparsi o arrestati è piuttosto corposa. Nel 2015, uno degli uomini più ricchi della Cina, Guo Guangchang, presidente del conglomerato Fosun International (soprannominato il «Warren Buffet cinese»), è stato arrestato nell’ambito di una campagna anticorruzione. Dopo qualche giorno è stato rilasciato e, da quel momento in poi, ha assunto un basso profilo.

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Guo Guangchang. (Getty)

La caduta del consulente della finanza rossa Xiao Jianhua

Nel 2017 è toccato a Xiao Jianhua, un miliardario prelevato dalla polizia cinese direttamente dal suo appartamento al Four Seasons Hotel di Hong Kong. Nel 2022 il signor Xiao, un consulente finanziario che aveva stretto legami profondi con molti dei massimi politici cinesi (soprannominato il «consulente della finanza rossa»), è stato condannato a 13 anni di carcere con le accuse di appropriazione indebita e corruzione.

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Xiao Jianhua.

Il suo profilo è particolarmente interessante. Nel 2016 occupava il 32esimo posto della Hurun China Rich List – la lista degli uomini più ricchi della Cina – e possedeva un patrimonio netto stimato in 6 miliardi di dollari. L’impero finanziario di Xiao, Tomorrow Group, è stato quindi smantellato da Pechino successivamente al suo arresto. Sebbene fosse una figura che manteneva un basso profilo, era ben noto per i suoi legami con l’élite politica cinese mentre le sue attività spaziavano dalle assicurazioni alle miniere.

Aveva legami d’affari con la sorella e il cognato del presidente

Il New York Times ha scritto che il tycoon aveva legami d’affari con la sorella e il cognato di Xi Jinping, nonché con il genero del potente ex leader di Stato Jia Qinglin. In risposta all’articolo Nyt, lo stesso Xiao ha in seguito confermato che una società da lui co-fondata era intervenuta per acquistare azioni detenute dalla sorella di Xi e da suo marito. Forse perché stava volando troppo vicino al sole o forse per dissidi interni al Pcc, l’ascesa di Xiao Jianhua è diventata una fragorosa caduta.

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Xi Jinping. (Getty)

Nel 2020, le autorità di regolamentazione finanziaria hanno preso il controllo di diversi assicuratori, società fiduciarie e intermediari di borsa legati a Xiao, come parte dello sforzo coordinato per smantellare il suo impero commerciale. Huaxia Life Insurance, Tianan Property Insurance, Tianan Life, Yian Property Insurance, New Times Trust e New China Trust sono state poste sotto amministrazione statale per «proteggere i diritti degli assicurati, dei clienti e servire l’interesse pubblico», spiegava all’epoca la Commissione cinese di regolamentazione delle assicurazioni. Separatamente, New Times Securities, Guosheng Securities e Guosheng Futures sono stati posti sotto la gestione del governo per un anno a partire dal 2020.

Wu Xiaohui, 18 anni di carcere per frode e appropriazione indebita

Xu Xiang, un tempo considerato il guru cinese degli hedge fund, è stato condannato a 5 anni e mezzo di carcere nel 2017 per manipolazione del mercato. E ancora: nel 2018 Wu Xiaohui, l’ex presidente del gigante assicurativo assediato Anbang Group e acquirente di asset stranieri, è stato condannato a 18 anni per oltre 12 miliardi di dollari per frode e appropriazione indebita.

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Wu Xiaohui in tribunale.

Ren Zhiqiang in galera per aver criticato la gestione della pandemia

Il magnate immobiliare Ren Zhiqiang è invece scomparso nel marzo 2020 dopo aver pubblicato un saggio online per criticare la gestione della pandemia di Covid-19 da parte del governo cinese. Non aveva mai menzionato Xi per nome, ma ha fatto riferimento diverse volte al leader cinese definendolo un «pagliaccio». A luglio dello stesso anno luglio è stato espulso dal Pcc e, nel settembre 2020, condannato a 18 anni di reclusione con l’accusa di corruzione. Ma questi sono pesci piccoli se paragonati a Jack Ma.

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Ren Zhiqiang. (Getty)

Jack Ma aveva attaccato l’establishment del settore finanziario

Nell’autunno 2020 Jack Ma era pronto a coronare la sua carriera con un’offerta pubblica trionfante per la sua Ant Group, la più grande azienda Fintech al mondo. Il 24 ottobre, a Shanghai, Ma ha però commesso un passo falso, tenendo un discorso nel quale ha criticato senza mezzi termini l’establishment del settore finanziario cinese per essere troppo avverso al rischio. In tutta risposta le autorità cinesi hanno staccato la spina alla prevista Ipo (da 34 miliardi di dollari) di Ant il 3 novembre, appena due giorni prima dell’inizio delle negoziazioni. Ma è stato così convocato a Pechino per «colloqui normativi». Da quel momento in poi Jack Ma è uscito dall’arena pubblica e mantiene un profilo bassissimo.

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Jack Ma. (Getty)

L’influenza dei grandi ricchi rappresenta una minaccia per il Partito

Per quale motivo il governo cinese agisce in questo modo? I tycoon arrestati erano tutti corrotti o in difetto con la legge? Alcuni probabilmente sì. In ogni caso è lecito supporre che il Pcc voglia rimuovere ogni possibile sfida al suo potere. Le concentrazioni di grandi ricchezze, specialmente nelle mani di dirigenti d’azienda privati, consentono l’esercizio di influenza e sono quindi una potenziale minaccia per il Partito. La scomparsa di Bao Fan lascia in sospeso un quesito: Pechino userà la mano pesante per effettuare ulteriori repressioni nei settori della finanza, della tecnologia e delle proprietà immobiliari?