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Truci a San Siro

La periferia è progressivamente uscita dai testi degli artisti. Chi è nato ai margini delle città, a differenza del passato, non lo dice più. Anche per questo Banlieue, singolo dei giovani arrestati per rapina a Milano, è un brano di spessore.

22 Gennaio 2022 09:54 Michele Monina
Banlieue è il brano rap che è tornato a raccontare la paeriferie, gli autori, Neima Ezza e Baby Gang, sono stati arrestati per rapina

Partiamo dalla cronaca, tre rapper di belle speranze, Neima Ezza, al secolo Emina Ez Zaaraoui, Baby Gang, al secolo Zaccaria Mouhib, ventenni, e il giovanissimo Samy, Samuel Matthew Dhahri, diciott’anni appena compiuti, sono stati arrestati. L’accusa è rapina plurima. Tra maggio e luglio, nell’area della movida milanese che si muove tra Piazza Vetra e le Colonne di San Lorenzo, con una incursione anche in provincia, i tre avrebbero rubato collanine d’oro e picchiato i loro legittimi possessori. Due dei rapper in questione, Neima Ezza e Baby Gang, erano già balzati agli onori della cronaca nera in aprile, quando erano stati a capo di una piccola sommossa popolare contro la polizia, arrivata nella parte povera di San Siro, piazza Selinunte, per disperdere gli oltre trecento ragazzi accorsi per prendere parte al set di un videoclip, quello di Banlieue.

Banlieue, un brano dal grande potenziale commerciale e letterario

Brano dal grande potenziale commerciale e dal notevole valore letterario, la base è di Big Fish, già dietro i successi dei Sottotono, di Fabri Fibra e di tanti altri. Nel testo i due  – Neima Ezza ne è il titolare, di Baby Gang il feat – raccontano proprio di catenine rubate e, in generale, di scene ordinarie di vite ai margini. Periferiche. Il video del singolo, quello appunto dei fatti incriminati, sta veleggiando verso le 500 mila view complice la fama dei protagonisti dovuta anche all’arresto. Oltre centomila view in più in un giorno, a testimonianza di come la periferia possa diventare per una volta mainstream. E dire che mai come oggi tutto ciò che non è innocuo e neutrale sembra essere sparito dai radar.

La periferia è uscita dalla scena musicale

La periferia, la stessa da cui a suo tempo erano partiti, cantandola, i vari Adriano Celentano, il ragazzo della via Gluck, Claudio Baglioni, lì al 51 di via Montesacro, o Eros Ramazzotti, quello nato ai bordi, dove il tram non passa quasi più, oggi non viene più raccontata, piuttosto spesso nascosta sotto il tappeto. Al punto che sulle origini di alcuni artisti, poi si scoprirà periferici, o almeno lo si scoprirà dopo il successo, gireranno voci incontrollate. Elodie, di Quartaccio, estrema periferia romana, si diceva fosse in realtà la figlia di un noto fotografo di moda, alta borghesia romana, lei che come Malika Ayane, la J-Lo di Viale Ungheria, si è sempre venduta come una dark lady in salsa black. Altro che emarginazione. Di Mahmood, da Gratosoglio, periferia milanese, si narrava fosse in realtà il figlio della titolare di una catena di locali nel capoluogo lombardo, al punto che il padre, separato, come cantato i Soldi, battesse cassa col figlio, ricco sfondato ben prima di diventare famoso.

Banlieue è il brano rap che è tornato a raccontare la paeriferie, gli autori, Neima Ezza e Baby Gang, sono stati arrestati per rapina
Mahmood all’Eurovision (Getty)

La trasformazione del rap, non più la Cnn del ghetto

Una vera e propria censura geografica e antropologica, questo nonostante il genere imperante, da anni, sia appunto un genere periferico: il rap, che Chuck D dei Public Enemy chiamava la Cnn del ghetto. Chi da lì è partito e ha trovato successo, penso a Ghali, al recente blockbuster Rkomi, a Marracash, rispettivamente di Baggio, Calvairate e la Barona, ha optato per staccarsene, smettendo di raccontarla, vuoi perché troppo intento a inseguire un fatuo racconto di benessere, vuoi perché la periferia non sempre è foriera di vita vissuta, vuoi perché – e questo è magari da elogiare – sarebbe inutile raccontare una vita di strada quando la strada non la si frequenta più da anni. Resta quella fetta di rap, Neima Ezza e Baby Gang ne sono al momento la parte emersa, a causa dell’arresto, che è sì arte, ma anche urgenza che si fa racconto, in una parola: verità.

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