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Vedo verde

Banaba a secco

L’isola del Pacifico, appartenente allo stato di Kiribati, è rimasta senza acqua. All’origine del disastro, la devastazione delle grotte, che riuscivano a immagazzinare esigue riserve idriche, per estrarre i fosfati. Distrutto da un guasto anche l’impianto di desalinizzazione.

9 Giugno 2021 12:269 Giugno 2021 20:00 Redazione
Banaba, dallo sfruttamento intensivo del suolo al guasto all'impianto di desalinizzazione: perché l'isola del Pacifico è rimasta senza acqua

Banaba sta morendo. Di sete. L’isola di Kiribati, su cui vivono poco più di 300 persone, è rimasta senz’acqua a causa dello sfruttamento intensivo del suolo. Caratterizzato da un clima secco e arido per buona parte dell’anno, il piccolo territorio oceanico ha contato per secoli sulle riserve idriche fornite da alcune grotte, capaci di immagazzinare le esigue quantità di acqua piovana per mesi e di sostentare la popolazione fino alla successiva precipitazione. Oggi ciò non è più possibile, perché le miniere create per l’estrazione dei fosfati hanno distrutto molte cavità, dando origine alla disastrosa situazione attuale.

Il guasto all’impianto di desalinizzazione dei mari a Kiribati

Grazie al capitale stanziato da Kiribati, è stato installato un sistema idrico per la desalinizzazione dei mari, in modo da garantire acqua potabile alla popolazione. Lo scorso novembre, tuttavia, un guasto meccanico ha portato al malfunzionamento dell’impianto, lasciando l’isola in uno stato di totale siccità. Si sono così diffuse malattie della pelle dovute alla mancanza di igiene e alla disidratazione. E ancora peggio, molte donne e bambini non ce l’hanno fatta. Oggi l’impianto è tornato a funzionare, ma quanto durerà? «La desalinizzazione non può essere la soluzione», afferma al Guardian l’anziana Roubena Ritana. «Occorre una riabilitazione della nostra isola».

Banaba, territorio fondato su secolari tradizioni

Banaba, situata nel Pacifico orientale ,molto a largo delle coste della Papua Nuova Guinea, è l’unica isola dello Stato oceanico a non essere parte di un atollo. Sebbene Kiribati ne comprenda ben 33, che si estendono lungo l’Equatore con spiagge bianche e incontaminate, molte delle quali disabitate, Banaba fa eccezione, a causa della sua remota posizione. Le precipitazioni sono scarse e l’acqua ha un valore molto più alto rispetto ad altri luoghi della Terra. Per ovviare al problema, i nativi si sono sempre serviti di quelle che loro chiamano te bangabanga, ossia grotte ritenute sacre, proprio perché capaci di “immagazzinare” le piogge e rifornire d’acqua la popolazione. Molte cavità tuttavia oggi non esistono più, distrutte dalle compagnie australiane e neozelandesi nel tentativo di estrarre i fosfati.

All’origine della guerra dei fosfati che mette in ginocchio Banaba

Scoperti nel 1900 dall’esploratore australiano Albert Ellis, i preziosi minerali dell’isola sono stati per anni al centro dell’interesse commerciale degli Stati più abbienti. Negli ultimi 80 anni, come sostiene il Guardian, circa il 90% di Banaba è stato deturpato. «La devastazione è decisamente il risultato di questa attività», afferma Katerina Teaiwa, studiosa di Banaba e professoressa associata presso l’Australian National University. «Gli stati ricchi sono venuti qui, hanno fatto un sacco di soldi e se ne sono andati».

Le voci degli anziani di Banaba, custodi dell’anima e della tradizione dell’isola

Il danno maggiore è però quello inerente i te bangabanga. Come affermano gli anziani dell’isola, molte grotte sono state distrutte, mentre le poche rimaste sono contaminate. «Per molti giovani, i te bangabanga esistono solo nei racconti e nelle danze tribali tramandati da noi anziani», afferma Pelenise Alofa, veterano dell’isola. «Ormai tutto è perduto».

Oggi l’isola conta solo 300 persone, poiché la maggior parte degli abitanti è stata trasferita con la forza sull’isola di Rabi, nelle Fiji, quando l’attività di estrazione mineraria è ripresa, dopo una pausa durante la seconda guerra mondiale. «Ogni Banabano delle Fiji desidera tornare sull’isola», afferma Rae Baineti, leader giovanile dell’associazione Direzione della diaspora di Kiribati Auteroa. «La devastazione causata dalle miniere però non permette alla gente di stabilirvisi».

Un portavoce del ministero degli Affari Esteri e del Commercio della Nuova Zelanda ha affermato al Guardian di aver sostenuto lo sforzo di soccorso guidato da Kiribati nell’isola lo scorso 10 marzo, ma ha rifiutato di commentare le richieste degli isolani di finanziare una soluzione a lungo termine per l’acqua. Australia e Nuova Zelanda stanno a guardare, mentre Banaba e il suo ricco passato sembrano destinati a sparire.

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