«Artista cinese-australiano braccato dal Partito Comunista Cinese». Si presenta così, sul suo profilo Twitter seguito da oltre 84 mila persone, Badiucao, uno degli artisti dissidenti più noti del panorama orientale. In questi giorni è in Italia per la sua prima mostra internazionale, La Cina non è vicina. BADIUCAO – opere di un artista dissidente, a cura di Elettra Stamboulis, al Museo di Santa Giulia di Brescia dove starà fino al prossimo 13 febbraio 2022. L’esposizione costituisce anche l’evento di punta del Festival della Pace (12-26 novembre), organizzato dal Comune e dalla Provincia di Brescia con il patrocinio del Parlamento Europeo e di Amnesty International. L’ingresso alla mostra è gratuito, previa prenotazione online, fino al 28 novembre.

Pechino ha chiesto a Brescia l’annullamento della mostra
Il percorso espositivo, suddiviso in cinque sezioni, segue l’intera attività artistica di Badiucao, partendo dagli esordi fino ad arrivare alle opere più recenti. Tanti i temi, tra cui la violazione dei diritti umani e la censura della Cina sul Covid-19. C’è spazio anche per la situazione in Myanmar, le proteste di Hong Kong e le persecuzioni nei confronti degli Uiguri.
La scelta del Comune di Brescia, ha però scatenato le ire di Pechino. La Repubblica Popolare aveva chiesto, tramite lettera ufficiale dell’ambasciata in Italia, l’annullamento della mostra. «La kermesse non intende mettere in cattiva luce la Cina o il popolo cinese», hanno risposto il sindaco della città Emilio Del Bono e la presidente di Brescia Musei Francesca Bazoli. «È dedicata invece all’arte contemporanea nella sua correlazione con la libertà di espressione».
«In Cina, i social sono monitorati in modo da intercettare le parole segnalate come “sensibili”», ha spiegato Badiucao al Giornale di Brescia. «Per le immagini però è diverso. Attraverso l’uso delle vignette e la creazione di parole nuove si può raggiungere quel milione di cinesi che usano Twitter e che, come tante piccole gocce, possono far circolare le informazioni nel Paese».

Badiucao, chi è l’artista dissidente che fa arrabbiare Pechino
Trentacinque anni, nato a Shanghai, Badiucao, nome d’arte utile anche per proteggersi dagli stringenti controlli delle autorità, è da molti considerato il Banksy cinese. La sua attività di denuncia è cominciata nel 2007 mentre frequentava Legge all’Università della sua città. Con alcuni suoi colleghi si è infatti imbattuto in The Gate of Heavenly Peace, documentario clandestino di Carma Hinton e Richard Gordon sulle proteste di Piazza Tienanmen. Le immagini di quei giorni del 1989 hanno acceso una scintilla che tuttora lo spinge a mettere in luce fatti e situazioni spesso nascosti dalle istituzioni.
Non c’è da sorprendersi allora, se le campagne condotte sui social network e la sua arte gli abbiano tirato addosso le ire del Dragone, al punto da costringerlo a lasciare il Paese. Badiucao oggi vive in Australia, dove continua a portare avanti la propria attività di resistenza. «Sapevo fin dall’inizio che se avessi scelto i diritti umani e il potere come soggetto della mia arte sarei stato nei guai, mettendo in pericolo la mia famiglia», ha raccontato l’artista al giornale bresciano. «Questo è il prezzo di essere cinese».

Il ruolo di Badiucao nel caso Peng Shuai
Grazie al suo impegno artistico sui social media e alla forza della sua comunicazione di protesta, Badiucao ha ricevuto nel 2020 dalla Human Rights Foundation il Václav Havel Prize for Creative Dissent, destinato ad artisti che creativamente denunciano gli inganni delle dittature. A seguito dello scoppio della pandemia, Badiucao ha rappresentato inoltre uno dei pochi canali liberi della Cina, tanto che la mostra esporrà I Diari di Wuhan, documento sui cento giorni di lockdown nella città. In questi giorni, infine, Badiucao si è mostrato molto vicino al caso della tennista cinese Peng Shuai, atleta scomparsa nel nulla dopo aver denunciato gli abusi sessuali dall’ex vicepremier cinese, Zhang Gaoli. L’hashtag #WhereIsPengShuai è diventato virale in poco tempo, attirando l’attenzione di sportivi di tutto il mondo, preoccupati per le reali condizioni della tennista. E anche Badiucao si è aggiunto all’appello per ritrovare la campionessa.
Everyone is asking #WhereIsPengShuai ?!@aiww ‘s “Sant” provide best illustration
The work is from Weiwei’s memory when he was forced to disappear for 81daysIn China,people can “legally” disappear for months without notifying family nor lawyers for “national security mater” pic.twitter.com/s17sNscMXl
— 巴丢草 Badiucao💉💉 (@badiucao) November 19, 2021