Baby dive a scuola, tutta colpa delle influencer?

Barbara Massaro
03/09/2022

Sempre più spesso i bambini si atteggiano a divi consumati emulando gli outfit di influencer e baby influencer. Una rete in cui cadono per primi i genitori, a caccia di popolarità social e di cuoricini. Sognando una "family" come i Ferragnez.

Baby dive a scuola, tutta colpa delle influencer?

Ridateci le nostre bambine. Quelle con la coda di cavallo, i jeans comodi, una bella maglietta e la felpa legata in vita, o per lo meno quelle che non si sentono dive a 11 anni. Per carità: sviluppare una personalità originale e sapere cosa piace e cosa no in fatto di look è lecito e legittimo, ma oggi come oggi pare che si sia perso il senso della misura in una corsa all’ultimo accessorio alla moda pubblicizzato su Instagram o Youtube dall’influencer di turno. Fino a qualche anno fa era diverso. Esistevano naturalmente mode e tendenze, ma il gusto si sviluppava col tempo e anche la ricerca della sensualità sembrava non aver tutta questa fretta di bruciare tappe.

Baby dive a scuola, tutta colpa delle influencer?
I Ferragnez al completo (da Instagram).

L’esercito di baby infuencer

Poi sono arrivate loro: le influencer, regine web del “gusto” e sirene ammaliatrici anche per le più giovani: cambiano outfit 10 volte al giorno incamerando centinaia di like e cuoricini ed entrando dritte nel cuore delle ragazzine (e dei ragazzini) oltre che in quello delle madri. Negli ultimi anni poi si è assistiti al boom dei baby influencer, bambini e bambine – spesso “figli d’arte” – che da navigate star dei social indossano accessori e abiti destinati a far tendenza. Si tratta ovviamente di look costosi, ricercati in ogni dettaglio e soprattutto non adatti a qualunque età e occasione. Eppure sono desiderati più della neve a Natale.

Baby dive a scuola, tutta colpa delle influencer?
Gaia Masseroni (da Instagram).

Di influencer in influencer

Gaia e Lara Masseroni, figlia di Elisabetta Bertolini ( rispettivamente 36 e 10 mila follower) ad esempio sono tra le baby influencer figlie d’arte più famose d’Italia; per non parlare di Nathan Leone Di Vaio (197 mila follower) figlio di Mariano Di Vaio e, ça va sans dire, della premiata ditta dei baby Ferragnez, Leone e Vittoria. Piccoli, fashion e guidati da uno staff di professionisti che ne curano il look vantano profili amatissimi dai follower. Dato che i bambini sono delle spugne e apprendono più velocemente di quanto si possa credere non è raro vedere uscire dalle stanzette aspiranti reginette di moda alte poco più di un metro vestite come Ferragni, Biasi o Ferraro. Top, sciarpe, borse e occhiali da sole abbinati a minigonne, short e ombelico in vista hanno sostituito tute, gonnelline in jeans, magliette di cotone e felpe colorate. Non si parla solo di adolescenti, ma anche di bambine molto più piccole. In realtà, secondo psicologi e pedagoghi, questo non è necessariamente un male. Sin da quando si gioca con la Barbie o si guardano i cartoni in tv è normale che lo sviluppo della personalità passi anche attraverso l’emulazione del look e paillettes, lustrini, raso e rosa confetto sono sempre stati in cima alle classifiche dei desiderata.

Baby dive a scuola, tutta colpa delle influencer?
Nathan Leone Di Vaio (da Instagram).

Tutta questione di malizia

Fino a qualche tempo fa, però, le sperimentazioni degli outfit erano prive di quella malizia adolescenziale che si sviluppa sempre più precocemente. Non è raro ormai vedere a passeggio mini-donne di 10 anni che procedono con catwalk consumato, con sguardo languido, borsa a tracolla e occhiali da sole oversize e viene da pensare: «Chi ha permesso loro di andare in giro conciata così?». Look vip evidentemente pescato dalla Rete dove tutto sembra essere questione di like. Il problema, poi, è quando queste mini Kardashian si presentano a scuola, nuoto o catechismo come se dovessero andare sul red carpet degli Oscar.

Influenzate dalle influencer, di chi è la colpa?

Certo, i vestiti nell’armadio non ci finiscono da soli e qualcuno deve averglieli pure comprati, e quel qualcuno – il genitore – deve prendersi anche la briga di insegnare (ammesso che lo abbia appreso per primo) come e in che contesto mettersi cosa. L’istituzione scolastica conduce da tempo una dura battaglia contro il mal costume del look inappropriato degli studenti. Come spiegare alle ragazzine che ombelico di fuori e scollature pronunciate non sono adatti tra i banchi di scuola senza scomodare il femminismo, le battaglie per la libertà e l’autodeterminazione? È una domanda che ancora non ha una risposta univoca, ma che offre spunti di riflessione ritenuti interessanti dagli addetti ai lavori. Salvare le bambine dall’influenza delle influencer (esercitata prima di tutto sui genitori) è tutt’altro che semplice visto che la figura stessa dell’influencer è stata studiata, sviluppata e perfezionata per creare tendenza e dipendenza; sorta di algoritmo umano per orientare il gusto, risponde a logiche di brand e marketing ben calibrate. Una battaglia difficile, se non impari.