Shoah, Ucraina: nel massacro di Babji Jar il 29 e 30 settembre 1941 i nazisti uccisero 33.771 ebrei

Redazione
29/09/2021

L'Einsatzgruppe C e le SS trucidarono nella località vicino a Kiev quasi 38 mila ebrei. La storia di un massacro che anche l'Unione sovietica ha cercato di nascondere.

Shoah, Ucraina: nel massacro di Babji Jar il 29 e 30 settembre 1941 i nazisti uccisero 33.771 ebrei

Babij Jar è un fossato vicino Kiev, in Ucraina. Durante la Seconda Guerra mondiale fu teatro di massacri di civili, ebrei e prigionieri perpetrati di nazisti e collaborazionisti ucraini. Tra i più documentati, quello in cui tra il 29 e il 30 settembre 1941 vennero trucidati 33.771 ebrei della capitale ucraina. Fu uno dei tre più grandi massacri della storia della Shoah, superato solo dall’operazione Erntefestin del 1943 in Polonia con più di 42 mila vittime e dal massacro di Odessa con 50 mila morti.

Massacro di Babij Jar: la rappresaglia dei nazisti

I nazisti arrivarono a Kiev il 19 settembre 1941. Qualche giorno dopo i partigiani con i servizi sovietici fecero esplodere numerosi edifici nel centro città provocando centinaia di vittime tra le truppe tedesche e lasciando almeno 50 mila abitanti senza un tetto. Il 28 settembre i nazisti con un manifesto ordinarono a tutti gli ebrei della città – al tempo erano 60 mila – di radunarsi tra le vie Melnikovskij e Dochturov (vicino al cimitero). Nel manifesto, redatto in tre lingue (russo, tedesco e ucraino) veniva inoltre chiesto agli ebrei di portare con sé documenti, denaro, valori, vestiti pesanti, biancheria. Non solo: «Tutti gli ebrei non ottemperanti a queste istruzioni e quelli trovati altrove saranno fucilati», mettevano in guardia i nazisti. «Qualsiasi civile che entri negli appartamenti sgomberati per rubare sarà fucilato». Molti ebrei, perlopiù malati, anziani, donne e bambini – almeno 100 mila erano fuggiti da Kiev prima dell’arrivo dei nazisti – pensarono che sarebbero stato deportati. I piani però erano altri: i tedeschi avevano pianificato di sterminarli come rappresaglia degli attentati del 24 settembre anche se la comunità ebraica era totalmente estranea agli attacchi.

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Babij Jar: il racconto dello scrittore russo Kuznetsov 

Una volta radunati vicino al cimitero, furono portati a gruppi di 10 attraverso un corridoio di soldati, come raccontato dallo scrittore russo Anatoly Kuznetsov nel libro Babi Yar. «Non c’era modo di schivare o sfuggire ai colpi brutali e cruenti che cadevano sulle loro teste, schiene e spalle da destra e sinistra. I soldati continuavano a gridare: “Schnell, schnell!” (In fretta! in fretta!) ridendo allegramente, come se stessero guardando un numero da circo; trovavano anche modi di colpire ancora più forte nei punti più vulnerabili: le costole, lo stomaco e l’inguine». Gli ebrei furono obbligati a spogliarsi e trucidati con fucili automatici e mitragliatrici armi da fuoco sull’orlo del fossato. Esecutore del massacro fu l’Einsatzgruppe C, supportato da membri del battaglione Waffen-SS e da unità della polizia ausiliaria ucraina. La partecipazione di collaborazionisti a queste stragi, oggi documentata, è tema di un pubblico e doloroso dibattito in Ucraina.

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Babij Jar: un massacro da dimenticare

Con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa, nell’agosto del 1943, i nazisti cercarono di nascondere le prove dei massacri, utilizzando i prigionieri per esumare e bruciare i corpi. Per molto tempo, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la portata dei massacri di Babij Jar fu ignorata anche a causa dell’atteggiamento di Mosca teso a minimizzare la Shoah. Per decenni non fu posta nemmeno una targa per ricordare l’eccidio. Il poeta russo Evgenij Evtušenko, autore di una poesia che iniziava proprio con la denuncia «Non c’è nessun monumento a Babij Jar», e il compositore sovietico Dmitrij Šostakovič, che nella Sinfonia n. 13 aveva messo i versi in musica subirono forti pressioni da parte del Partito perché rivedessero i testi. Lo stesso libro di Kuznetzov del 1961 venne censurato da Mosca tanto che lo scrittore decise di pubblicarlo integralmente in Occidente. «Credo che nessun crimine collettivo possa restare segreto», concluse lo scrittore. «Si troverà sempre qualche zia Maša che ha visto, o si salveranno quindici persone che testimonieranno, o forse due, o magari una sola. Si può bruciare, disperdere al vento, ricoprire di terra, calpestare – ma la memoria umana sopravvive. Non si può ingannare la storia, ed è impossibile nascondere qualcosa per sempre».

Babji Jar: la prima targa e le celebrazioni per l’80esimo anniversario dello sterminio

Il primo monumento che fu realizzato a Babij Jar nel 1976 era dedicato genericamente ai “cittadini sovietici” fucilati nel fossato. Solo nel 1991, nell’Ucraina indipendente, si è potuto realizzare un memoriale a forma di Menorah, che commemorava le vittime ebraiche. Attualmente, sul territorio del Babyn Yar Holocaust Memorial Center di Kiev si sta costruendo un complesso memoriale e per l’80esimo anniversario dello sterminio si terrà una cerimonia il 6 ottobre alla presenza dei presidenti dello Stato di Israele, della Germania e dell’Ucraina. Verrà anche collocata l’istallazione dell’artista Marina Abramović, Il Muro del Pianto di cristallo.

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