Il Ministero della Difesa russo ha annunciato che dal 16 maggio sono 959 i militari ucraini all’acciaieria Azovstal di Mariupol che si sono consegnati alle forze di Mosca. Dopo i 265 di lunedì, «nelle ultime 24 ore 694 militanti si sono arresi, di cui 29 feriti», ha annunciato il portavoce del dicastero, Igor Konashenkov, in un briefing. In tutto sarebbero 80 i soldati feriti, una cinquantina quelli trasferiti nell’ospedale di Novoazovsk, nella Repubblica popolare filorussa di Donetsk.

Azovstal, non è chiaro quanti soldati rimangono all’interno
Quasi mille i militari che si sono arresi nell’acciaieria tenuta sotto assedio per 80 giorni dai russi. Non è però chiaro quanti combattenti siano ancora nella struttura. «Ci sono ancora molte persone rimaste ad Azovstal e continuiamo a negoziare per farle uscire da lì», ha dichiarato alla Bbc la vice ministra della Difesa ucraina Hanna Maliar, aggiungendo che l’operazione di salvataggio dell’acciaieria Azovstal si concluderà solo quando tutti i difensori di Mariupol saranno stati evacuati nei territori sotto il controllo ucraino. Secondo Maliar, gli appelli dei politici di Mosca a processare per crimini di guerra alcune dei soldati prelevati dallo stabilimento «sono stati fatti molto probabilmente per la propaganda interna della Russia».

Combattenti dell’Azovstal, a Mosca c’è chi chiede la pena di morte
In Russia, alla Duma, si sta infatti addirittura discutendo sulla possibilità di condannare a morte i soldati che si sono arresi. A proporre la pena capitale per i combattenti del battaglione Azov il presidente della commissione per gli Affari internazionali, Leonid Slutsky. Vyacheslav Volodin, ex assistente del presidente Vladimir Putin ed ex segretario generale del partito Russia Unita, ha chiesto una legge per vietare ogni scambio tra i «criminali nazisti» con prigionieri di guerra russi. Dall’altra parte del fronte, Hanna Malyar ha invece annunciato che è in previsione uno scambio di prigionieri per riportare i reduci dell’Azovstal nel territorio controllato da Kyiv. Volodymyr Zelensky, da parte sua, ha salutato gli «eroi che servono vivi» all’Ucraina.