Rincaro pedaggi per le Autostrade nel 2023. Infatti, se per alcune tratte il prezzo del ticket non cambierà in altri casi si stima un aumento che va dall’1,5 per cento fino al 3,5 per cento.

I pedaggi delle Autostrade che aumenteranno nel 2023
Bisogna ancora attendere il Decreto Ministeriale che sancirà ufficialmente l’aumento dei pedaggi delle Autostrade ma secondo le notizie che si hanno ciò avverrà inevitabilmente. L’Autorità di regolazione trasporti sembra intenzionata ad aumentare il pedaggio di alcune Autostrade, secondo quanto previsto dalla normativa vigente. Infatti, dal 2018 l’aumento progressivo dei ticket era stato bloccato a causa del crollo del Ponte Morandi.
Ora però le cose stanno per cambiare e ciò è confermato anche dalle volontà di Autostrade per l’Italia insieme a Tangenziale Esterna Milano Spa che hanno recepito un nuovo schema di concessione. Mesi fa, Aspi aveva manifestato un interesse per aumentare il prezzo dell’1,5% ma la società che gestisce la Teem avrebbe rilanciato e avrebbe pensato a un aumento pari al 3,5%. Inoltre, dovrebbero aderire agli aumenti anche altre società come Autobrennero, Brebemi e Astm. Nelle settimane scorse invece, è stato ufficializzato il blocco degli aumenti per le tratte gestite da Strade dei Parchi e Autostrade Alto Adriatico.

Le parole dell’Aiscat
L’Aiscat, l’Associazione Italiana Società Concessionarie e Trafori, ha parlato al riguardo e ha dichiarato che «in Italia è dal 2018 che i pedaggi autostradali non subiscono alcun incremento, diversamente da quanto previsto dalla normativa vigente». Inoltre, secondo l’associazione «i piani di ammodernamento e potenziamento messi in campo da varie concessionarie costituiscono un elemento imprescindibile per la sicurezza e la sostenibilità della rete autostradale che deve essere considerato una priorità, anche tenendo conto del generalizzato aumento dei costi delle materie prime».
L’Aiscat ha anche fatto un confronto con le autostrade di altri paesi europei ed è giunta alla conclusione che «gli incrementi tariffari medi proposti dalle concessionarie sono assai inferiori rispetto a quelli già concessi in altri Paesi europei dotati di sistemi concessori e regolatori simili» fra tutti la Francia e la Spagna.