La polizia russa rischia di restare a piedi. Letteralmente. A causa delle sanzioni internazionali, il ministero dell’Interno infatti non è riuscito a trovare un fornitore per 2.800 nuove auto di pattuglia destinate alla stradale. Come riporta Kommersant, i fondi già stanziati – 4,5 miliardi di rubli (72 milioni di euro circa) – entro la fine del mese saranno utilizzati per altri scopi. Mentre il governo assicura che la polizia stradale è già dotata di un parco auto moderno, gli esperti fanno notare che nelle condizioni attuali il mercato russo semplicemente non dispone di lotti di auto prodotte localmente adatte all’uso.
Il ministero non ha nemmeno aperto la gara per l’acquisto di auto
Prima dell’invasione dell’Ucraina, i fornitori del ministero erano Skoda, Hyundai e AvtoVAZ. Nel dettaglio, nel 2019-2020 erano state acquistate Skoda Octavia e UAZ Patriot mentre nel 2021 Hyundai Solaris e Lada Vesta. L’ultimo contratto è stato firmato nell’aprile 2021 per la fornitura di 200 Hyundai Solaris. Quest’anno il ministero aveva programmato di acquistare 2.800 vetture ma le sanzioni, la riduzione della produzione interna e la situazione economica ha bloccato il tutto. Tanto che non è stata aperta nemmeno la gara per l’acquisto.

La fuga delle case automobilistiche dalla Russia e la carenza di componenti
L’ufficio stampa del ministero ha poi ricordato che la legislazione sugli appalti pubblici e i decreti governativi vietano l’acquisto all’estero di beni relativi alla sicurezza e alla difesa. In realtà dopo l’inizio della guerra in Ucraina, molte case automobilistiche straniere hanno annunciato la sospensione delle produzioni nella Federazione Russa o il ritiro dal mercato. Tra le aziende che hanno lasciato la Russia c’è anche la francese Renault, passata sotto lo Stato. Nel suo stabilimento, le autorità russe a novembre hanno riavviato la produzione in serie di auto Moskvich. Sempre dopo l’inizio dell’invasione, la più importante casa automobilistica russa, la AvtoVAZ, ha dovuto affrontare una grave carenza di componentistica straniera, motivo per cui è rimasta ferma fino all’estate, per poi riprendere la produzione di automobili in una configurazione semplificata.