Le auto a disposizione della Pubblica amministrazione aumentano nel 2020. Il confronto con il 2019 racconta di un incremento del 3,7 per cento: alla fine dello scorso anno erano 26.627, di cui 734 a uso esclusivo con autista, contro i 25.668 del precedente censimento. C’è però un ma: gli enti pubblici che hanno risposto al censimento entro il termine fissato al 20 luglio sono stati in totale il 66 per cento, contro il 70 della rilevazione precedente e oltre l’82,3 per cento del 2018. L’aumento del parco macchine del 2020, insomma, potrebbe anche essere più cospicuo. Ma cosa dicono le tabelle fornite dal dipartimento della Funzione pubblica, guidato da Renato Brunetta? Dal censimento di Palazzo Vidoni balzano agli occhi alcuni degli enti inadempienti, quelli che non hanno fornito alcuna comunicazione sulle auto a disposizione. Per legge, infatti, bisogna riferire i dati anche se non si usufruisce di veicoli, in ossequio al principio di trasparenza.
Agenzia delle Entrate non pervenuta
Tra coloro che mancano all’appello, spicca l’Agenzia delle Entrate che nel 2018 (per il 2019 non esiste la raccolta puntuale per ciascun organismo) disponeva di 25 auto a uso non esclusivo con autista. È l’unica agenzia fiscale a non aver ottemperato alla pubblicazione dei dati. In ballo ci sono però anche le Regioni. Tanto per dire né la Giunta né il Consiglio regionale del Lazio hanno provveduto a riferire il numero di auto a disposizione. Dalla Pisana, due anni fa, avevano fatto sapere di non averne. Questa volta nemmeno hanno pensato di rispondere al censimento.
Le Regioni smemorate: dal Lazio alla Puglia e al Friuli-Venezia Giulia
L’ente guidato da Nicola Zingaretti è comunque in buona compagnia, insieme al Molise e alla Sardegna (anche in questi casi due vale l’accoppiata Consiglio-Giunta inadempienti). Nell’elenco compare anche la Puglia di Michele Emiliano che non ha fornito i numeri delle auto in uso alla Giunta: un organismo che contava 43 vetture fino al 2018. Il problema non è solo meridionale, anzi. Si nota l’assenza del Friuli-Venezia Giulia, guidato dal leghista Massimiliano Fedriga, che contava su 9 auto a uso esclusivo con autista, e della Provincia autonoma di Bolzano. Tra i Consigli regionali non rispondenti al censimento si ritrovano quelli della Campania (che aveva in precedenza denunciato 5 auto blu), della Calabria (in precedenza 3) e della Toscana (4 in precedenza). A completare la lista degli inadempienti la Basilicata e le Marche. Il vezzo di ignorare la richiesta della pubblicazione non è certo appannaggio regionale, ma si è propagato nei grandi Comuni. Tra questi il caso più significativo riguarda Milano, che nel 2018 aveva 5 vetture senza autista (per gli uffici). Stesso discorso vale per il Comune di Salerno: non è possibile sapere l’attuale dotazione di veicoli (6 in precedenza). Tre gli altri casi non sfuggono quelli di Padova, Piacenza, Ravenna e Catanzaro. In totale sono 23 i Comuni capoluogo che non hanno fornito i dati. Mentre sono 2.625 i Comuni non capoluogo che non hanno risposto alla richiesta di Palazzo Vidoni.

Nessun dato da Coni, Comitato paralimpico, Enac, Ingv e Accademia della Crusca
Tra gli enti che non hanno pubblicato le informazioni, figura poi il Coni, che in questi giorni è in prima pagina per i successi olimpici. L’ultimo aggiornamento parla di una dotazione di un totale di 42 auto. L’accoppiata è completa con il Comitato Paralimpico, che con coerenza non ha comunicato il dato nemmeno nel 2018. Inadempiente è pure l’Enac, l’ente per l’aviazione civile, e una delle istituzioni culturali più prestigiose, come l’Accademia della Crusca. Passando al capitolo autorità amministrative indipendenti, l’Arera (l’autorità di regolazione per energia reti e ambiente) e il Garante dei detenuti solo le uniche a non aver fornito le informazioni. L’elenco dei non rispondenti è davvero sterminato, visto che il totale è di 3.449 amministrazioni ed enti. Tra queste c’è pure l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), che ha fisiologicamente bisogno di molte vetture: l’ultimo dato a disposizione, infatti, indica che erano a disposizione 55 veicoli. Nel 2020 chissà. Non sfuggono nemmeno le mancanze di altri organismi importanti, come l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), l’Agenza nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Ansfisa) e l’Unione delle province italiane (Upi). Insomma, i punti oscuri sul censimento delle auto blu non mancano. Certo, il calo nel tempo delle auto di servizio a disposizione è innegabile. «Non c’è paragone: 11 anni fa eravamo al primo posto nel mondo, con circa 600 mila auto blu, ovvero 10 mila per milione di abitanti. Oggi si sono ridotte a meno di 30 mila in tutto», ha esultato il ministro della Funziona pubblica, Renato Brunetta, che è riuscito, seppure con qualche slittamento sulla tabella di marcia, a pubblicate i dati che la ministra Fabiana Dadone aveva rinviato di volta in volta. Rimettendosi in carreggiata con la legge. Ma sulla trasparenza resta ancora un bel tratto da percorrere, cercando di responsabilizzare tutte le istituzioni: il conteggio rischia di essere spesso troppo parziale, a causa di amministrazioni, per così dire, disattente.