Da gennaio 2021 nel nostro Paese sono state uccise da ex mariti e partner 47 donne. Dove sono ora gli arci-italiani che rimproveravano alle femministe di non occuparsi delle afghane?
Dietro la vuota retorica sul reddito di cittadinanza e le ipotetiche colpe di chi si trova in stato di indigenza, si nasconde la pauperofobia di molti politici italiani. Eliminare i più sfortunati significherebbe per loro scacciare anche il terrore di diventarlo.
Dopo 20 anni l'Occidente lascia un inferno da cui ha evacuato solo i collaboratori. Chi è rimasto fuori dalle liste rischia di morire di fame e tenterà comunque di fuggire, riversandosi alle frontiere. E noi ci illudiamo di essere in salvo.
Mentre in Afghanistan si muore, i politici si azzuffano nella bolla social e sguinzagliano i propri adepti nella caccia allo scivolone dell'avversario. Vorrebbero sembrare statisti, ma sono solo cortilai allergici a ogni complessità.
I post dei politici sanno di lacrime di coccodrillo, stridono con il trattamento riservato a Gino in vita. Oggi, da destra a sinistra, tutti piangono il medico, ma le sue opinioni in passato sono state spesso trattate come ospiti indesiderati.
Per delegittimare le battaglie sociali, azzerarne il significato basta svilire le parole che le caratterizzano. Guai a ragionare di reddito e stabilità, si finirebbe per essere definiti brigatisti lessicali.
Dettano l'agenda politica, occupano le prime pagine dei giornali e infiammano i social. Eppure fuori dal circo dei media praticamente non esistono. Siano essi no vax, il 3 per cento degli italiani, o partitini con più eletti che elettori.
Draghi alza la voce. Salvini fa l'offeso ma rientra nei ranghi. Meloni cavalca la dittatura sanitaria. E Burioni riesce a dire cose giuste in un modo così sbagliato da passare dalla parte del torto. Spiegalo tu a un marziano il Paese Italia.
Il parlamento si è espresso in maniera compatta, sordo alle grida di quanti non ritengono la Libia un porto sicuro. L'Italia continuerà a finanziare i miliziani e la guardia costiera, purché mettano un tappo agli sbarchi. Di fronte ai morti, basta girarsi dall'altra parte.
Fallito il tentativo di instillare solidarietà, non resta che innescare un movimento pedagogico che spinga a provare l'ebrezza di “mettersi nei panni degli altri”. Siano essi vittime di violenza omofoba o di manganelli di Stato.
Su un semplice gesto antirazzista è stata montata una polemica che rivela disinteresse e codardia. Meglio non esporsi e non prendere posizione che inginocchiarsi in campo.
Innescare e disinnescare, amplificare e minimizzare, promettere ciò che è già previsto e negare quello che è accaduto. Che si tratti dell'omicidio di un sindacalista o della battaglia per togliere le mascherine.