Tra Mosca e Vienna c’è sempre stato un rapporto particolare, non fosse altro perché dopo la fine della Seconda Guerra mondiale il Trattato di Stato austriaco, che re-istituiva un’Austria indipendente e democratica, fu firmato nella primavera del 1955 anche dall’allora Unione Sovietica, oltre che dai Paesi alleati. Il 26 ottobre è inoltre festa nazionale, legata alla dichiarazione di neutralità della repubblica alpina, fuori dai blocchi. Vienna è entrata nell’Unione Europea solo dopo il crollo dell’Urss, nel 1995, ed è rimasta sempre lontana dalla Nato. Un Paese neutrale, non proprio come la Svizzera, ma sempre molto equilibrato nella gestione della politica estera. La guerra in Ucraina ha procurato però molti grattacapi al governo del cancelliere conservatore Karl Nehammer, che se da un lato si è sempre allineato alle sanzioni di Bruxelles, dall’altro ha potuto conservare un certo spazio di manovra non facendo parte dell’Alleanza Atlantica. L’Austria continua così a perseguire i propri interessi nazionali, anche a costo di suscitare malumori nei partner europei, statunitensi e anche ucraini.

I contatti per le forniture di gas tra Omv e Gazprom prolungati fino al 2040
Al centro delle polemiche le relazioni che Vienna continua a mantenere con Mosca in campo economico, soprattutto energetico, che hanno radici molto profonde e risalgono, come quelle italiane, ai tempi dell’Unione Sovietica. L’Austria da allora è sempre stata un hub fondamentale per il gas proveniente dalla Russia e diretto in Europa centrale. Nonostante il peggioramento dei rapporti tra Russia e Ue sin dall’inizio della guerra nel Donbass nel 2014, i governi austriaci, indipendentemente dal colore del Cancelliere, conservatore o socialista, sono rimasti fedeli alla linea. Tanto che nel 2018 i contratti sulle forniture di oro azzurro tra l’austriaca Omv e la russa Gazprom sono stati prolungati sino al 2040 e l’invasione russa in Ucraina non ha portato a ripensamenti. Qualche malumore c’è, come quello espresso dal presidente dell’Industriellenvereinigung (Iv), l’Unione degli industriale austriaci, Georg Knill, che ha criticato l’accordo in vigore che secondo lui costringerà il Paese in una posizione di dipendenza da Mosca. Nessuna reazione da parte di Nehammer, del resto le alternative per il gas non sono molte, visto che non ci si può affidare per il futuro al gnl come stanno facendo ad esempio nella vicina Germania o altrove: si tratta di Paesi che hanno accesso al mare. Dato che l’Austria di sbocchi non ne ha, i tubi sono ancora fondamentali e anche se qualcosa sta cambiando, con le quantità importate sempre minori, i costi sono aumentati. È la legge del mercato.

La partnership commerciale tra Vienna e Mosca
Il disavanzo commerciale austriaco è aumentato così lo scorso anno soprattutto a causa dell’import di gas, con il valore passato da quasi 13 miliardi a quasi 20 miliardi di euro. I costi austriaci per le importazioni di oro azzurro sono quasi raddoppiati, mentre la quantità importata è diminuita del 38 per cento. La Russia, d’altro canto, è uno dei più importanti partner commerciali dell’Austria. Con una quota di importazione del 3,9 per cento (8,24 miliardi di euro), è salita al sesto posto l’anno scorso, dopo il decimo posto del 2021. Il 93,1 per cento di queste importazioni erano combustibili ed energia. Il valore delle esportazioni verso la Russia è diminuito dell’8 per cento: la quota di esportazione è stata dello 0,9 per cento a 1,84 miliardi di euro. Alla Federazione l’Austria vende principalmente prodotti chimici, macchinari e veicoli. E poi ci sono le banche, guidate dalla Raiffeisen Bank International, che è uno degli istituti di maggior successo nel mercato finanziario russo con oltre 100 filiali e più di tre milioni di clienti. E anche qui nulla è cambiato dall’inizio del conflitto lo scorso anno. Anzi il 2022 è stato un anno record con 3,6 miliardi di euro di utile. Rbi a parole ha considerato un ritiro dalla Russia, ma sino a oggi non è accaduto nulla, fermo restando che nel caso delle sanzioni si adempie alle regole dettate dall’Unione Europea. Raiffaisen International è però una delle poche banche in Russia a cui è ancora consentito partecipare al circuito Swift. Insomma, il filo rosso tra Vienna e Mosca è diventato un po’ più intricato ma sembra che nessuno abbia voglia di tagliarlo veramente.