A volte ritornano. Quasi tre anni fa a Vienna era naufragata la coalizione di centrodestra tra i popolari della Övp (Österreichische Volkspartei) e i nazionalpopulisti della Fpö (Freiheitliche Partei Österreich). Il tandem guidato dal cancelliere Sebastian Kurz e dal suo vice Heinz Christian Strache si era schiantato dopo nemmeno due anni di governo contro l’ormai famosa villa alle Baleari, dove una telecamera nascosta aveva registrato le sbruffonate autoritaristiche di Strache davanti a presunti oligarchi russi: l’Ibiza gate aveva segnato la fine politica di Strache, l’inizio della fine di quella di Kurz e mandato a gambe all’aria la coalizione nero-blu, erede poco fortunata di quella che già all’inizio degli Anni 2000, con la Fpö lanciata dal leader storico Jörg Haider aveva fatto preoccupare anche l’Unione europea che aveva addirittura mandato una missione a controllare che il partito liberale non fosse un po’ troppo neonazista. Altri tempi.
Un’affermazione regionale con rilievo nazionale
A Vienna oggi c’è un governo nero-verde, tra Övp e Grünen, i Verdi, alla cui testa c’è il popolare Karl Nehammer, un ex militare per l’Austria da sempre neutrale. La repubblica alpina però ribolle, dopo che la scorsa settimana in Bassa Austria è stato formato il nuovo governo regionale, dove la Övp ha abbracciato un’altra volta i nazionalisti e il nero-blu è tornato di moda. Alle elezioni di fine gennaio 2023 il partito della governatrice popolare Johanna Mikl-Leitner ha perso la maggioranza assoluta, facendo registrare il peggior risultato dal 1945 e non ha saputo fare di meglio che formare un’alleanza con la Fpö, a sua volta in gran spolvero, sull’onda del post Covid e della guerra in Ucraina. Questione regionale, ovviamente, ma con rilievo nazionale, dato che nel 2024 sono in programma le elezioni politiche e i sondaggi hanno riportato in auge la destra più radicale.

Il partito dell’ex ministro Kickl sfiora il 30 per cento
Da un lato i partiti di governo stanno perdendo colpi proprio da quando sono arrivate prima la pandemia e poi il conflitto nell’ex repubblica sovietica; dall’altro l’opposizione moderata dei socialisti della Spö non ha saputo raccogliere i frutti della crisi di Övp e Grünen, mentre la Fpö ha riconquistato terreno ovunque. Secondo i numeri forniti dagli istituti di ricerca negli ultimi mesi, il partito guidato ora dall’ex ministro dell’Interno Herbert Kickl è saldamente al primo posto e sfiora il 30 per cento dei consensi, davanti alla Spö con il 25 per cento e la Övp in caduta libera con il 22 per cento, 15 punti in meno del 37 per cento raccolto nel 2019. La nuova alleanza a Sankt Pölten, capoluogo in Bassa Austria, è stato colto come un segnale per quello che potrebbe succedere a Vienna.

La governatrice accusata di aver sdoganato i populisti
Non è un caso che il presidente Alexander Van der Bellen non abbia risparmiato parole di monito durante il giuramento di Mikl-Leitner alla Hofburg, facendo rifermento anche a tutte le critiche che dalla politica sono piovute sulla governatrice, rea di aver offerto il palcoscenico ai populisti. Malumori non solo da parte di verdi e socialisti, ma anche dall’interno della Övp, dove non tutti sono d’accordo con la strategia della governatrice della Bassa Austria. Per la Fpö si tratta invece di un rilancio che Kikl vuole consolidare in vista del voto del 2024: il numero uno dei nazionalpopulisti punta naturalmente a un trionfo a Vienna, che aprirebbe il nuovo-vecchio dilemma della destra radicale al governo.

Crisi senza fine per i partiti tradizionali di massa
La Fpö ha governato a braccetto con la Spö negli Anni 80, poi è stata due volte junior partner della Övp, sino a che i popolari non hanno trovato l’alleato verde. L’usura e la poca capacità di rinnovamento dei partiti tradizionali di massa, cattolici e socialisti, insieme con le crisi degli ultimi anni, hanno creato nuovamente le condizioni per la resurrezione della Fpö, che, al pari delle altre formazioni analoghe in tutta Europa, da una parte è capace di raccogliere ciclicamente lo scontento dell’elettorato, dall’altra spesso e volentieri riesce a trovare una stampella governativa proprio in quei partiti che non sono più in grado di offrire alternative convincenti. In Austria, retta dal Dopoguerra sempre da grandi coalizioni (Övp-Spö), tranne che negli anni tra il 1983 e il 1986 (Spö-Fpö), tra il 2000 e il 2006 (Övp-Fpö) e tra il 2017 e 2019 (Övp-Fpö), anche l’attuale inedita alleanza tra popolari e verdi non pare essere riuscita ad arginare questa tendenza. Anzi.