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L’aureola fa l’unione

Il simbolo orna le teste dei rappresentati più importanti di tutte le religioni. Usato inizialmente dalle popolazioni eurasiatiche, si diffuse rapidamente nel mondo antico diventando sinonimo di autorevolezza e importanza.

24 Giugno 2021 18:0624 Giugno 2021 20:52 Giovanni Sofia
Tra tante differenze, le religioni hanno un punto in comune: l'aureola, simbolo di importanza e autorevolezza. Ecco la sua storia.

In mezzo a tante differenze, spunta un punto in comune. Buddismo, cristianesimo, induismo e zoroastrismo hanno dogmi e precetti distanti, per certi versi opposti, ma anche un filo rosso: l’aureola. Il cerchio dorato intorno alla testa trasmette a un personaggio, indipendentemente dalla fede, autorevolezza e importanza. Le rappresentazioni artistiche, soprattutto religiose, nelle loro diverse declinazioni, ne offrono un vasto campionario, come spiega la Bbc. Quella con i raggi capeggia sulla testa della Statua della libertà, a forma di fiamma, invece, è tipica dell’arte musulmana, mentre la più diffusa, specie alle nostre latitudini, è il disco dorato, di frequente attorno al capo dei santi cristiani.

Varie sono anche le ipotesi sull’origine del simbolo. Qualcuno sostiene si tratti della riproduzione di una corona, altri sia stata pensata per mettere in risalto una personalità meritevole di essere glorificata. C’è chi dice sia un semplice orpello decorativo, mentre i più fantasiosi la ritengono, addirittura, a una protezione per gli escrementi degli uccelli.

Quando nasce l’aureola?

Le testimonianze più antiche, almeno in ambito religioso, riportano la macchina del tempo al terzo secolo avanti Cristo, momento in cui le aureole prendono piede nelle immagini sacre prodotte dalle popolazioni eurasiatiche. In origine circondavano la testa di Mitra, divinità della luce nella religione zoroastriana. Fu un retaggio, con ogni probabilità, degli Egizi, che nelle raffigurazioni del dio Ra erano soliti aggiungere un grande sole sulla sua testa. Attenzione, non dietro. Altre testimonianze riconducono ai manufatti di Mohenjo-daro, antica città nella valle dell’Indo, collocabili intorno al 2000 aC, dove pero le immagini rappresentano interi corpi, non solo la testa, circondati da un’aura. Anche in Grecia, per sottolineare i poteri divini di un personaggio, lo si rappresentava col capo adornato da una raggiera.

Aureola, una diffusione rapidissima

A lasciare di stucco, ad ogni modo, è la rapidità di diffusione, visto che nel 100 dC, già la si poteva rintracciare in rappresentazioni a El Djem, odierna Tunisia, Samosata, Turchia, o Sahri-Bahlol, Pakistan. Nel 400, poi, le aureole arrivarono a Roma e in Cina, aggiungendo ulteriori tappe a un giro del mondo che le aiuterà a diventare universali. Seguirne la rotta, comunque, non è semplicissimo. Il percorso potrebbe essere stato tracciato da Est verso Ovest, quando gli Indo-Sciti e i Kushan, provenienti rispettivamente da Iran e Afghanistan, si espansero raggiungendo l’India settentrionale. Entrambi gli imperi veneravano Mitra, da qui la massiccia diffusione di monete che lo raffiguravano, naturalmente con l’aureola. Giovane e con il volto attraente, esercitò un grande fascino presso gli Hindu Kush, che presero a decorare allo stesso modo anche Buddha.

I Romani, l’aureola per il Sol invictus

Dalla parte opposta, arrivarono i Romani, lesti ad approfittare dell’aureola per il loro Sol invictus. Quest’ultimo, come Mitra, combinava un fisico da atleta allo splendore del sole, raccogliendo grandi consensi negli ambienti più elevati della società. Con Costantino, gli imperatori iniziarono a usare l’aureola per raffigurare se stessi. Il passo per il cristianesimo, così, fu breve e fisiologico: anche Gesù, finalmente, poté sfoggiare la sua aureola, in quanto simbolo della più alta autorità, investita del potere direttamente da Dio.

L’aureola in India

In India fu la convivenza pacifica tra buddismo, giainismo e induismo, instaurata nel primo millennio dopo Cristo a favorire la diffusione dell’aureola. Le prime sculture, in questo senso, provengono dai centri di Gandhara e Muthura, non a caso fulcro delle rotte commerciali durante il Medioevo. I templi buddhisti, luoghi di preghiera, ma anche di riposo per i mercanti divennero, infatti, trampolini per la diffusione dell’iconografia. Qui, tra le altre, gli artisti riproducevano le aureole e finirono per trasferirle anche in Corea e Giappone. Lungo le Vie della Seta non si scambiavano solo beni più o meno di lusso, anche idee, sapere e simboli. Aureole comprese.

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