Il rinnovo del contratto dei bancari continua a essere terreno di confronto (e scontro) al 22esimo congresso della Fabi, primo sindacato del settore. Se lunedì Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, aveva espresso disponibilità ad accogliere le richieste salariali dei sindacati (un aumento di 435 euro su base mensile con relativo adeguamento sulle altre voci economiche), ieri il Ceo di Unicredit Andrea Orcel è stato di tutt’altro avviso.
Lo scontro tra Messina ed Orcel sugli aumenti ai bancari
«In una fase in cui c’è un incremento della redditività significativa, non è in nessun modo accettabile non concedere aumenti consistenti ai lavoratori in banca. Io mi ritrovo con le richieste fatte dai sindacati. Con un utile netto di 7 miliardi di euro, non ho il coraggio di guardare in faccia le persone e dire che mi metto a negoziare su questo aspetto». Con queste parole il banchiere di Piazza San Carlo aveva fatto intendere di essere disposto ad accettare le richieste economiche avanzate dai sindacati, scavalcando di fatto il negoziato ancora in corso tra questi ed Abi (dal cui Comitato Intesa era uscita a marzo). Quattrocento euro fanno la differenza per un dipendente bancario, è stato il ragionamento, e in un momento in cui gli istituti di credito continuano a fare utili è giusto che riconoscano ai lavoratori incrementi salariali corposi. Non solo, Messina ha anche auspicato la partecipazione dei dipendenti agli utili: «Ho chiesto al nostro interno di studiare questa possibilità. La vedrei bene».

Dello stesso avviso anche l’amministratore delegato di Bper Piero Montani («Credo che Messina abbia ragione»). Una posizione che ha riscosso gli applausi della platea del congresso ma non del capo di Unicredit. «Le richieste sindacali vanno gestite in Casl (Comitato per gli affari sindacali e del lavoro), non mi sembra corretto anticipare delle decisioni. Un avanzamento di carriera può essere molto meglio di 435 euro di aumento», ha dichiarato Orcel invitando alla cautela e ribadendo la centralità dell’Abi come terreno per discutere il rinnovo del contratto di categoria. Ha quindi ricordato che la sua banca «investe sulle persone» e «ha aumentato i premi di produttività e i bonus» spendendo più di 100 milioni di euro per aiutare le fasce più basse, esortando i colleghi a guardare al di là della cifra richiesta e a concentrarsi anche sul fronte del welfare e della formazione.
L’auspicio di una sintesi
Se una sintesi potrà essere trovata dopo l’accelerazione di Messina, evidentemente non gradita all’Ad di Piazza Gae Aulenti che ha difeso invece il ruolo del Casl nella gestione della questione, al momento non è dato prevederlo. Ma è l’auspicio del segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni, che ha affermato di essere pronto alle dimissioni qualora non venga concesso l’aumento: «Lo sappiamo che parte delle banche presenti in Abi si preparano a dire che 435 euro sono troppi. Ma io lo dico fin d’ora, su questo farò le barricate, mi dimetto». E ancora: «L’apertura di Messina è ineludibile. Dovete prendere atto che Intesa ha fatto questa apertura, anche se vi ha lasciato spiazzati dovete partire da lì».