La politica, di questi tempi, è un’incognita che la crisi dei partiti e le geometrie cangianti delle alleanze rendono spesso gravosa. Specie se hai 35 anni, una buona rete di contatti e una robusta esperienza in politica estera e relazioni internazionali. È forse per questo che Augusto Rubei, classe 1985, ex portavoce della ministra della Difesa Elisabetta Trenta nel primo governo Conte (tra l’altro fresca di addio ai 5 stelle) e ora con lo stesso ruolo alla Farnesina al seguito di Luigi Di Maio, ha deciso di lasciare la politica e trasmigrare nel mondo dell’industria. Scelto dal presidente di Leonardo Luciano Carta, con l’accordo dell’ad Alessandro Profumo, gestirà le Relazioni internazionali del Gruppo. Il suo posto alla Farnesina sarà occupato da Giuseppe Marici, già nello staff di Di Maio e braccio destro di Rubei.
L’esperienza al Campidoglio come spin doctor di Virginia Raggi
Rubei ha cominciato la sua carriera lavorando all’agenzia Asca, per poi collaborare con molte testate occupandosi di Islam e mondo arabo. Nel 2016 è stato spin doctor di Virginia Raggi nella campagna elettorale che l‘ha portata in Campidoglio, incarico lasciato quasi subito per le faide interne ai pentastellati e per l’antipatia nei suoi confronti da parte di Rocco Casalino. Così in quel periodo lo descriveva un articolo de La Stampa: «Si chiama Augusto Rubei, è un giovane romano di borgata, nato a San Basilio da genitori che vendevano il formaggio, e neanche avevano pensato di farlo studiare. Rubei ha studiato da solo, si è laureato in scienze della comunicazione – tra i suoi professori di master c’è stato anche Gianfranco Astori, oggi consigliere di Sergio Mattarella – ha lavorato per diverse agenzie di stampa, e poi come ghostwriter politico, prima di essere assunto nell’ufficio comunicazione del Movimento alla Camera, in una stagione ormai remota in tutti i sensi. Rubei è un tipo fumantino, come molti di quelli venuti su da soli. La grande costruzione mediatica della Raggi in questa campagna elettorale si deve a lui, come si deve a lui la scelta di incassare in silenzio nei momenti più sfavorevoli alla Raggi (per esempio la vicenda dello studio Previti, o le consulenze che riconducevano al giro Panzironi), per affermare poi un volto spigliato, fresco, e non contaminato da scivolate. Obiettivamente, la strategia ha funzionato». Sposato con l’architetto Laura Criscuolo, Rubei è anche Cavaliere della Repubblica per “essersi contraddistinto nei ruoli istituzionali che ha ricoperto”.