Trecento account non verranno più "raccomandati" agli utenti su tutte le categorie dell'applicazione, inclusa la ricerca. Tra questi anche quelli di Vladimir Putin.
Le autorità tedesche hanno chiuso la più grande piattaforma darknet del mondo con ricavi da 1,23 miliardi di euro. Sulla piazza virtuale creata nel 2015 si potevano acquistare droga, documenti falsi e servizi di pirateria. Dopo l'invasione dell'Ucraina, i gestori avevano deciso di boicottare utenti russi e bielorussi.
A più di un mese dal rilascio, Truth, il network di Trump, non decolla. Pochi iscritti e tanti problemi di registrazione, al punto che ad oggi sarebbero circa 1,5 milioni gli utenti in lista di attesa. Le ragioni del flop.
Il social ancora accusato di disinformazione. Secondo uno studio, nell'ultimo mese avrebbe consentito la diffusione di bufale circa armi chimiche finanziate dagli Usa e inviate in Ucraina.
La società Targeted Victory sarebbe stata assunta da Zuckerberg per screditare l'antagonista cinese. Una notizia rivelata, documenti e mail alla mano, da due giornalisti del giornale americano.
Reporter che si fingono travel blogger e content creator pagati per diffondere fake news o mezze verità. È l'esercito social assoldato da Pechino per vendere un'immagine della Cina senza sbavature e distogliere l'attenzione dalle questioni spinose.
Eliminata dallo store, la piattaforma del governo malese era online dal 2016 e si prefiggeva di far tornare «all'originario stato di purezza le persone omosessuali». Per riuscire nell'intento venivano condivisi passi del Corano ed «esperienze di conversione».
Pechino censura sui social Weibo e Douyin i commenti sulla guerra in Ucraina, sia quelli filo Kyiv che quelle filo Mosca. Una neutralità che però è solo apparente.
Ideato da programmatori di Leopoli, «consente di sconfiggere il nemico senza nemmeno lasciare il rifugio». Basta avere un dispositivo con accesso a Internet.
Dal 14 marzo in Russia non si può più accedere a Instagram. Per molti influencer, diventati famosi grazie al social, le conseguenze saranno pesanti anche in termini economici. Per questo stanno provando soluzioni alternative per aggirare il blocco.
La società non censura più in alcuni Paesi l'hate speech su Facebook e Instagram contro Putin e i militari russi impegnati nell'invasione ucraina. Mosca protesta.