Oscar 2022, da Will Smith a Glenn Close: i grandi attori senza statuetta
Will Smith, Ian McKellen, Sigourney Weaver e Glenn Close. E ancora Stanley Tucci, Samuel L. Jackson e Liam Neeson. Interpretazioni monumentali e carriere da urlo che non sono bastate a vincere la statuetta.
La 94esima edizione della Notte degli Oscar è ormai alle porte, prevista tra il 27 e il 28 marzo. E per quanto bookmaker e cinefili si dilettino da mesi a compilare lunghe liste di film e attori che potrebbero ambire alla vittoria, l’Academy è ben nota per andare spesso controcorrente, stupendo il pubblico con verdetti inattesi. Negli anni, sono stati diversi gli interpreti che, nonostante la qualità della performance e la collezione di recensioni positive, si sono visti sfuggire dalle mani l’ambito premio. Da Will Smith a Sigourney Weaver, le storie di 13 giganti del grande schermo senza statuetta.
13 attori e attrici snobbati dall’Academy (e ancora senza Oscar)
Will Smith, tre volte tra i nominati
Candidato all’Oscar come miglior attore per Una famiglia vincente – King Richard, il biopic dedicato alla storia di Richard Williams, padre e allenatore delle pluripremiate campionesse di tennis Serena e Venus Williams, Will Smith è alla sua terza nomination in 20 anni. Nel 2001, infatti, lo davano tutti per vincente grazie al suo ruolo in Ali (in quell’occasione, invece, perse contro Denzel Washington) e, nel 2006, in lizza con La ricerca della felicità di Gabriele Muccino, venne spodestato da Forest Whitaker. Se, come insegna il proverbio inglese, “Third time is the charm”, ossia “la terza volta è quella buona”, il 2022 potrebbe essere l’anno giusto.

Glenn Close, otto nomination ma nessuna statuetta
Nel corso di una carriera costellata di successi e riconoscimenti, Glenn Close ha ottenuto ben otto nomination per i ruoli ai quali ha magistralmente dato forma, da quello di Sarah ne Il grande freddo (1983) a quelli di Alex Forrest e della Marchesa Isabelle De Merteuil in Attrazione Fatale (1987) e Le relazioni pericolose (1988). Nonostante i membri del comitato, dunque, la tengano in considerazione e ne valutino degno di nota il lavoro, non è mai riuscita ad arrivare al traguardo finale e a portare a casa il premio. Dettaglio che ha spesso seminato malcontento tra i fan della kermesse.

Michelle Williams, a un passo dall’Oscar
Partita da uno dei teen drama che hanno segnato una generazione (e anche quelle a venire), Dawson’s Creek, Michelle Williams si è conquistata un posto d’onore nell’Olimpo delle attrici più promettenti di Hollywood. Multiforme ed eclettica, nei suoi film è riuscita a non tradire mai l’essenza del personaggio di cui ha indossato i panni, restituendo al pubblico storie memorabili. Come quelle che, per quattro volte, l’hanno portata a essere nominata agli Oscar: nel 2005 con Brokeback Mountain, nel 2010 con Blue Valentine e, infine, nel 2011 e nel 2016, rispettivamente, con My week with Marylin e Manchester by the Sea. Per gli addetti ai lavori, tuttavia, il giorno del suo trionfo è molto più vicino di quanto si possa pensare: pare, infatti, che il suo prossimo progetto, il dramma semi-autobiografico di Steven Spielberg, The Fabelmans, potrebbe arricchire il suo palmarès con la celebre statuetta.

Isabelle Huppert, 50 anni di carriera e una sola nomination all’Oscar
Isabelle Huppert è stata scelta e apprezzata da registi del calibro di Jean-Luc Godard, Maurice Pialat, Michael Haneke, Claire Denis e Hong Sang-soo. Alla sua cinquantennale esperienza cinematografica, mancherebbe solo il premio più importante di tutti. Inaspettatamente, infatti, l’attrice francese è stata nominata soltanto una volta: nel 2016, per la parte di Michèle Leblanc in Elle, thriller erotico uscito nelle sale nel 2016 e firmato da Paul Verhoeven.

Ethan Hawke, se essere versatili non è abbastanza per l’Oscar
La filmografia di Ethan Hawke abbraccia letteralmente qualsiasi genere, dall’indie al cinema d’autore (Reality Bites – Giovani, carini e disoccupati e la famosa trilogia di Richard Linklater Before Sunrise – Prima dell’alba, Before Sunset – Prima del tramonto e Before Midnight) fino ai lungometraggi mainstream (Dead Poets Society – L’attimo fuggente e Gattaca – La porta dell’universo). Eppure, nonostante si sia misurato con parti così distanti tra loro, dando prova di una certa versatilità, ha ricevuto soltanto due candidature: la prima per la parte di Jake Hoyt in Training Day nel 2002 e la seconda per quella di Mason Evans in Boyhood nel 2015. In entrambi i casi, purtroppo, la nomina non è andata a buon fine.

Annette Bening, l’Oscar non è una questione di famiglia
Come Michelle Williams, anche Annette Bening si è avvicinata all’Oscar per ben quattro volte, l’ultima nel 2011 con The Kids Are All Right, la commedia di Lisa Cholodenko che le ha regalato un Golden Globe come migliore attrice. In quell’anno, tuttavia, la competitor era davvero difficile da battere: perse, infatti, contro Natalie Portman, insignita del premio per la sua performance nel thriller di Darren Aronofsky Black Swan – Il cigno nero. Ma non è tutto. Per una strana coincidenza, anche il marito di Bening, Warren Beatty, ha collezionato la stessa quantità di candidature e di vittorie, sebbene abbia conquistato la statuetta come miglior regista per Reds nel 1982.

Stanley Tucci, personaggi memorabili ma senza Oscar
Nonostante i memorabili personaggi di Paul Child in Julie & Julia e di Secondo Pileggi in Big Night (che ha co-diretto assieme a Campbell Scott), Stanley Tucci non può ancora dire di avere una bella statuetta scintillante sulla mensola più alta della sua libreria. Nel 2010, dopo il BAFTA e la nomination ai Golden Globe, tutti erano certi avrebbe vinto con il suo George Harvey in The lovely bones – Amabili Resti, eppure non è stato così. A dispetto dell’opinione nazionalpopolare, infatti, non ha conquistato la statuetta.

Ian McKellen, non è bastato Gandalf per ricevere la statuetta
Tra le leggende del cinema internazionale, Ian McKellen è arrivato vicino al bottino grosso in due occasioni: nel 1988, Gods and Monsters – Demoni e dei, e nel 2001 con uno dei grandi cult dell’universo fantasy, Il signore degli anelli: la compagnia dell’anello. Tuttavia, l’ottimo feedback non è stato sufficiente a farlo salire sul gradino più alto del podio. In attesa dell’Oscar, però, si gode il Tony, il Golden Globe e i sette Olivier Awards accumulati in oltre 60 anni di onorato servizio.

Samuel L. Jackson e gli Oscar mancati
Sebbene la sua performance in Pulp Fiction sia diventata cult, nel 1994 Samuel L. Jackson non vinse l’Oscar come miglior attore non protagonista. Scenario che si è replicato qualche anno dopo, nel 2015, con la mancata premiazione per The Hateful Eight. Metabolizzare la duplice delusione non è stato semplice ma la moglie, LaTanya Richardson, lo ha aiutato a farlo con una filosofia di vita decisamente efficace: «Inutile dire che vederlo snobbato due volte di seguito non ci abbia dato fastidio ma è bene ricordare una cosa: gli Oscar durano soltanto una notte».

Liam Neeson, la contestazione del pubblico per l’Oscar che non gli è mai stato assegnato
Quando, nel 1994, Liam Neeson portò nei cinema la storia di Oskar Schindler in Schindler’s List, l’Academy non ha potuto fare altro che inserirlo nella rosa dei nomi candidati all’Oscar come miglior attore protagonista. Per la sua mancata vittoria (allora a vincere fu Tom Hanks con Philadelphia), il pubblico si lamentò per giorni.

Ralph Fiennes, grandi applausi ma nessuna statuetta
Come la sua co-star Neeson, anche Ralph Fiennes venne nominato agli Oscar per il ruolo di Amon Göth in Schindler’s List ma fu scalzato da Tommy Lee Jones, miglior attore non protagonista ne Il fuggitivo. Non gli andò bene neppure la seconda volta: nel 1996, infatti, la candidatura ottenuta con Il paziente inglese non gli bastò a superare Geoffrey Rush, che riuscì a rapire il cuore della commissione con il personaggio di David Helfagott in Shine.

Angela Bassett: Globe e SAG, ma niente Oscar
Trent’anni di carriera e un posto fisso tra i volti più amati del cinema hollywoodiano, finora Angela Bassett è stata nominata agli Oscar soltanto una volta. Era il 1993 e aveva lasciato tutti a bocca aperta calandosi perfettamente nei panni di Tina Turner per la pellicola What’s Love Got to Do with It. Nel suo percorso professionale, però, la mancata statuetta non le ha impedito di accaparrarsi molti altri riconoscimenti, tra i quali un SAG Award, un Golden Globe e sette NAACP Image Awards.

Sigourney Weaver, tra le poche a ricevere due nomination nello stesso anno
Tre ruoli, tre nomination, tre sconfitte. Quando si parla di Sigourney Weaver e Oscar, questo numero sembra ricorrere insistentemente. La 72enne, infatti, ebbe tre candidature per Aliens nel 1987 e Working Girl – Una donna in carriera e Gorilla nella nebbia nel 1989. Pur non vincendo nulla, questo tandem le assicurò un primato di un certo rilievo: è diventata la quinta attrice a ricevere due nomination nello stesso anno.
