Capi di stadio

Giovanni Sofia
06/08/2021

Vettel, Daley, Biles e la nazionale di calcio danese. E ancora Osaka e Tamberi. I campioni dello sport hanno sfruttato i grandi eventi per lanciare messaggi di integrazione e solidarietà. Ecco i più significativi.

Capi di stadio

Un’estate all’insegna dello sport e del coraggio. L’Europeo, Wimbledon, l’Olimpiade hanno tenuto incollati davanti alla tivù milioni di spettatori, regalando imprese epiche sul campo e gesti destinati a rimanere impressi nella memoria, al di là di coppe e medaglie. Merito di atleti capaci, come mai prima d’ora, di inviare alla platea messaggi di integrazione, solidarietà e uguaglianza. Appelli forti, spediti al mondo da chi normalmente avrebbe il compito di segnare un gol o mettere a terra una schiacciata. Questione di priorità, le stesse di cui forse dovrebbero più spesso tenere conto i leader di Stato e governo.

I 10 messaggi più forti lanciati dagli atleti durante l’estate

1- Naomi Osaka, il ritiro da Wimbledon e Roland Garros

Il ritiro a 23 anni, prima al Roland Garros poi a Wimbledon, per salvaguardare la salute mentale, messa a dura prova dallo stress. La conferma che gli atleti non siano macchine programmate per competere, ma persone, con disagi e problemi comuni. «Ho accusato enormi attacchi d’ansia e affrontato lunghi periodi di depressione». Parole forti, pronunciate da Naomi Osaka, numero 2 del ranking mondiale, un Australian e un Us Open in bacheca. Immediato il supporto delle grandi del tennis, da Martina Navratilova a Billie Jean King, consapevoli che la giapponese abbia scoperchiato un vero e proprio vaso di pandora.

 

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2- Il sostegno al Blacks Lives Matter

Indipendentemente dalle scelte di singoli calciatori e federazioni, il messaggio è arrivato e anche forte e chiaro. Inginocchiarsi a sostegno del Blacks Lives Matter anche durante l’Europeo, ha scatenato reazioni contrastanti, fatte di importanti attestati di sostegno e diverse dichiarazioni condanna. Al netto di pareri differenti, la pratica importata dai parquet dell’Nba e dagli stadi dell’Nfl ha dimostrato quanta strada ci sia ancora da fare sul tema. Basti pensare agli insulti rivolti ai calciatori inglesi di colore dopo i rigori sbagliati nella finale contro l’Italia.

3- Il coraggio della nazionale danese

L’arresto cardiaco di Christian Eriksen, durante la partita tra Danimarca e Finlandia a Euro 2020, ha lasciato con il fiato sospeso il mondo per diversi minuti. Benché sullo stadio sia calato un silenzio irreale, i calciatori non hanno perso la lucidità e si sono affrettati a fare da scudo al compagno disteso a terra. Salvaguardare la privacy del calciatore, mentre i medici tentavano con successo di rianimarlo e gli occhi delle telecamere invadevano un momento tragico e privato, è stato un gesto spontaneo e commovente.

4- Benthani Shriever, se l’unione fa la forza 

Senza i fondi della federazione inglese destinati alla Bmx femminile, Bethany Shriever ha dovuto fare ricorso al crowdfunding per spingersi fino all’olimpiade di Tokyo. Uno sforzo collettivo che si è tradotto nella prima medaglia d’oro conquistata dalla Gran Bretagna nella disciplina. L’amico e collega Kye Whyte, fresco d’argento, l’ha sostenuta durante la gara, poi una volta tagliato il traguardo, quando la donna era ormai senza forze, l’ha portata in trionfo come meritava, mostrando al mondo la faccia più bella della determinazione.

5- Tamberi, Two gold is better than one

Non solo medaglie, anche amicizia, solidarietà e fair play come recita la carta dei Giochi olimpici. I saltatori Gianmarco Tamberi (Italia) e Mutaz Essa Barshim (Qatar) hanno trasformato i principi in atti concreti. Al culmine di un’estenuante finale di salto in alto, i due atleti, passati dallo stesso infortunio al tendine d’Achille, hanno deciso di condividere l’oro. «Two gold is better than one», ha detto Barshim. «Se c’è una sola persona con cui sono orgoglioso di spartire la medaglia, è lui», ha replicato un felicissimo Tamberi.

 

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6- Marcus Rashford, il calciatore dal cuore d’oro

Marcus Rashford ha ancora una volta dimostrato grandissima sensibilità nei confronti delle questioni sociali. Grazie anche alle sue pressioni il Paese ha cambiato idea circa la possibilità di eliminare i pasti gratuiti nelle scuole britanniche. Non è la prima volta che il calciatore si schiera in prima linea sui temi dell’uguaglianza, memore della sua difficile infanzia. Mai autocelebrativo, ha sempre utilizzato la popolarità per scuotere l’opinione pubblica su argomenti delicati.

7- Tom Daley, il tuffatore che lavora a maglia

Tom Daley, oro insieme a Matty Lee nei tuffi sincronizzati dalla piattaforma da dieci metri, nel dopogara non ha nascosto le lacrime. Dentro non c’erano solo sedute estenuanti di allenamento, ma anche la sofferenza per il bullismo patito a scuola a causa dell’orientamento sessuale e la tristezza per la morte del padre, che non ha fatto in tempo a vederlo sul tetto del mondo. C’è poi una lezione sportiva, ma soprattutto di civiltà. Daley, infatti, ha ribaltato la figura dell’uomo nello sport, parlando della propria sessualità senza filtri: «Quando ero giovane mi sentivo quello diverso, incapace di adattarmi. Spero che qualsiasi giovane Lgbt possa trovare il coraggio per non provare simili sensazioni. A loro voglio dire che non sono soli». Non finisce qui, perché qualche giorno più tardi è stato sorpreso dalle telecamere mentre lavorava a maglia. Seduto in tribuna, durante le finali di trampolino femminile, stava realizzando un cardigan con la bandiera britannica. Ultima di tante creazioni. Il suo gesto restituisce l’immagine di una persona che nonostante la popolarità non smette di essere se stessa.

8- Simone Biles, la regina salta ancora 

Quattro medaglie d’oro a Rio de Janeiro nel 2016, la rendevano la ginnasta più attesa dei Giochi di Tokyo. È andata diversamente. Simone Biles già nelle qualifiche delle prove a squadre ha dovuto interrompere il suo esercizio riuscendo a evitare gravi lesioni, ma non uno dei voti più bassi della sua brillante carriera. È stato il prologo al ritiro, motivato dai twisties, ossia la perdita dell’orientamento e l’incapacità di distinguere il suolo dalla aria. Rammaricata per un abbandono maturato al culmine di una preparazione durata cinque anni, ha però rivelato che la forza per raccontare i problemi di salute mentale che l’affliggono le è stata trasmessa dal gesto di Osaka al Roland Garros. Qualcuno l’ha criticata, ma la solidarietà è stata dilagante e trasversale. Anche per questo Biles resterà The goat, Greatest of all times. Sempre al fianco dei suoi compagni, di cui si è detta estremamente orgogliosa, è tornata in pedana per la finale della trave, raccogliendo un significativo bronzo.

 

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9- Le ragazze della pallamano norvegese, stop a costumi striminziti

La squadra norvegese di pallamano femminile si è rifiutata di indossare agli Europei di Varna, in Bulgaria, la divisa bikini, ritenendo inaudito nel 2021 che l’abbigliamento delle sportive debba essere pensato per stuzzicare la fantasia degli spettatori. Una battaglia lunga 15 anni, ma senza risultati concreti, che le ha indotte a lanciare un segnale forte. La scelta di esibire un pantaloncino simile a quello dei colleghi maschi è costata una multa di 1.500 dollari, che la cantante Pink si è già offerta di pagare.

10- Vettel, un pilota arcobaleno

Prima della gara si era presentato sul circuito con maglietta, cappellino e casco a fantasia arcobaleno. Una scelta coraggiosa, a sostegno della comunità Lgbt, fortemente ostracizzata in Ungheria. Sebastian Vettel, pilota ex Ferrari e oggi in forza all’Aston Martin, sul circuito magiaro aveva centrato un importante secondo posto, poi vanificato dalla squalifica imposta dal giudice per aver chiuso la gara con un quantitativo inferiore al previsto di carburante nel serbatoio. Poco importa, perché ad arrivare è stato invece un forte messaggio di integrazione. Non è la prima volta che gli sportivi tedeschi si schierano apertamente contro le leggi, da molti considerate omofobe, del governo ungherese. Agli scorsi europei il portiere Neuer aveva indossato una fascia arcobaleno e il calciatore Goretzka ha risposto esultando con un cuore alle provocazioni dei tifosi avversari in tribuna. Nella stessa occasione, fu vietata dalla Uefa, invece, l’illuminazione arcobaleno dell’Allianz Arena di Monaco.

Bonus track, Lucilla Boari: coming out in diretta

Medaglia di bronzo nel tiro con l’arco, prima per l’Italia femminile nella disciplina. L’impresa di Lucilla Boari è stata innanzitutto una rivincita rispetto alla definizione di cicciottella che era comparsa su un quotidiano dopo il quarto posto di squadra all’Olimpiade di Rio de Janeiro, nel 2016. Poi c’è stato spazio anche per il coming out. Visibilmente commossa per un video di complimenti in cui si diceva «Ti amo tanto, sono molto orgogliosa di quello che hai fatto, non vedo l’ora che ritorni, ti sto aspettando per darti un grande abbraccio», non ha esitato a spiegare: «È l’arciera olandese Sanne de Laat, la mia ragazza». Una rivelazione tanto genuina, quanto emozionante.

 

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