Medaglie dal cilindro
Nessuno di loro era dato per favorito alla vigilia, eppure tutti sono finiti sul podio. Dai tunisini Ahmed Hafnaoui e Khalil Jendoubi al pesista azzurro Mirko Zanni: cinque storie di campioni per caso, ma non troppo.
Ahmed Hafnaoui, Khalil Jendoubi, Javad Foroughi, Mirko Zanni, Anna Kiesenhofer. Lo sconosciuto tunisino che ha vinto i 400 metri stile libero e il connazionale outsider del taekwondo, il tiratore-infermiere iraniano in prima linea contro il Covid, il sollevatore italiano che ha interrotto un lunghissimo digiuno, la ciclista-matematica. Tre ori, un argento e un bronzo, cinque medaglie con diversi gradi di imprevedibilità. Ad ogni modo sorprendenti, se non altro per le storie di chi se l’è messe al collo a Tokyo 2020. Eccole.
Ahmed Hafnaoui, dalla Tunisia al sogno americano
«Quando ho toccato la piastra e sono uscito dall’acqua, non ci credevo neanche io», ha detto Ahmed Hafnaoui, 18 anni e un interrogativo enorme, persino per gli addetti ai lavori: da dove è spuntato fuori? Nato il 4 dicembre 2002, ai Giochi Olimpici Giovanili di Buenos Aires 2018 aveva gareggiato nei 200, 400 e 800 m, finendo settimo nell’ultima gara, quella che da sempre sente più sua (ma ha tentato anche i 10 km, dell’idolo Oussama Mellouli). E invece a Tokyo, con il tempo di 3’43”36, ha sorpreso tutti nei 400 metri stile libero, persino sé stesso, regalando alla Tunisia il quinto oro della storia, nel momento in cui il Paese affronta la peggiore crisi politica dalla Primavera Araba. Non si allena negli Usa, Hafnaoui, bensì a Tunisi. Ma conta di trasferirsi presto: «Andrò a studiare negli Stati Uniti all’università, dove non so ancora. Dipende dai miei risultati il prossimo anno», ha detto in conferenza stampa.
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Khalil Jendoubi, una rincorsa d’argento
Vito Dell’Aquila da Mesagne. È italiano il taekwondoka campione olimpico nella categoria 58 kg. Ma non è una sorpresa, dato il curriculum. Lo è invece il nome di chi si è messo al collo l’argento: il tunisino Khalil Jendoubi, 23esimo nel ranking mondiale, capace di eliminare il numero 1 Jun Jang, favoritissimo alla vigilia delle gare di taekwondo. Oro ai Giochi panafricani nel 2019 e ai Campionati africani 2021, sempre nella categoria 54 kg, due anni fa aveva dovuto rinunciare ai Mondiali in programma a Manchester per un problema relativo al visto. Si è rifatto in Giappone. Nei minuti successivi la finale, sui social in tanti hanno sottolineato la sua somiglianza con il calciatore portoghese Bruno Fernandes. «Penso di assomigliare più a Mesut Ozil», la risposta di Jendoubi.
Javad Foroughi, un autodidatta sul tetto del mondo
Quarto nel ranking mondiale nella pistola ad aria compressa da 10 metri, a Tokyo è subito andato in testa e non è stato più raggiunto. Javad Foroughi non è proprio un vincitore a sorpresa, lo è piuttosto la sua storia. Mai stato tiratore professionista, è un autodidatta che con un sogno nel cassetto ha affinato la tecnica nel seminterrato dell’ospedale Baqiyatallah di Teheran, dove lavora da 15 anni come infermiere. Poi è arrivato il Covid, che ha combattuto in prima linea, ammalandosi due volte. «La federazione mi ha permesso di allenarmi online e di disputare gare da remoto, ma la verità è che ho sfruttato ogni momento possibile, anche al lavoro, per migliorare», ha raccontato. Con i suoi 41 anni, Foroughi è diventato il più vecchio atleta della storia dell’Iran ad aver vinto una medaglia: il precedente primato (38 anni) apparteneva al sollevatore Mahmoud Namdjou, bronzo a Melbourne 1956.
Mirko Zanni, la fine di un lungo digiuno
A proposito di sollevatori, era invece da Los Angeles 1984 che un italiano non saliva su un podio olimpico: in quell’occasione vinse la medaglia d’oro Norberto Oberburger. Un lunghissimo digiuno interrotto da Mirko Zanni, che a Tokyo ha conquistato il bronzo nella categoria -67 kg alzando 322 chilogrammi, nuovo record italiano. Classe ‘97, figlio di atleti (papà ha praticato powerlifting, mamma atletica), Zanni ha iniziato con la pallavolo per poi virare sul sollevamento pesi. E ha fatto decisamente bene. Bronzo ai Mondiali di Anaheim nel 2017, poi medaglie in serie agli Europei: argento a Spalato 2017, Bucarest 2018, e Batumi 2019, fino all’oro di Mosca quest’anno.
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Anna Kiesenhofer, la prof con l’hobby della bici
Per Anna Kiesenhofer vale un po’ il discorso di Hafnaoui, perché la sua vittoria nella prova in linea di ciclismo ha sbalordito tutti, compresa la favorita Annemiek Van Vleuten (che ha esultato al traguardo pensando di essere arrivata prima). Ciclista part-time, l’austriaca si divide tra le gare e il lavoro come ricercatrice post-dottorato in fisica matematica all’École Polytechnique Federale di Losanna. Ex triatleta, aveva “mollato” nuoto e corsa per la sola bicicletta sette anni fa, dopo un infortunio. Diventata professionista, a causa di una brutta caduta e una serie di prestazioni deludenti, aveva poi preferito dedicarsi agli studi. Poi il ritorno in sella nel 2019. Da dilettante, ma con un rendimento tale da qualificarsi per Tokyo, dove è arrivata senza contratti, allenatori, preparatori o nutrizionisti. Ma con la faccia tosta di partire in fuga al primo chilometro e prendersi l’oro.