Le Regioni devono allinearsi alle disposizioni del governo: evitare l’uso sotto i 60 anni sia per la prima sia per la seconda dose del vaccino Astrazeneca; chi ha già ricevuto la prima vaccinazione con AstraZeneca farà la seconda dose con Pfizer o Moderna. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, dà il via libera al “mix di vaccini”, soluzione già adoperata in Germania e in altri Paesi europei con risultati incoraggianti. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, gli dà manforte, affermando che la situazione è stata chiarita. Dopo l’ok arrivato dall’organo regolatore, l’Aifa, tutto dovrebbe essere stato definito ma così non è, almeno per alcune Regioni.
Mix and match: la Campania dice no
Il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, si dice contrario alla soluzione proposta dal governo. De Luca ha detto che la Campania non somministrerà più dosi di vaccini a vettori virali a nessuna fascia d’età. La vaccinazione di massa proseguirà con i vaccini Pfizer e Moderna. Chi ha fatto la prima dose di AstraZeneca e ha un’età sopra i 60 anni, può completare il ciclo con una seconda dose dello stesso vaccino mentre per i soggetti di età inferiore – tranne per chi è alla dodicesima settimana – non si procederà alla somministrazione di vaccini diversi dalla prima dose.
Lombardia: richiami sospesi per riorganizzazione
Sospesi per ora i richiami in Lombardia per i cittadini under 60 che hanno fatto la prima dose con AstraZeneca. Saranno avvertiti quando sarà fatta la nuova programmazione. Una decisione, questa, presa dal Welfare lombardo che ha necessità di rimodulare l’utilizzo delle dosi e verificare quanti vaccini Pfizer e Moderna verranno consegnati nelle prossime settimane, prima di stilare un nuovo calendario di appuntamenti. «Ho solo chiesto chiarezza. La circolare del ministero della Salute si basava sul parere del Cts, che è un organo consultivo. Io ho chiesto il parere di Aifa, che è l’ente regolatore del farmaco. Una volta ottenuto il parere di Aifa, ho consentito il via libera della Regione Lombardia», ha spiegato al Il caffè della domenica, su Radio24, Letizia Moratti, vicepresidente della Regione Lombardia e assessore regionale al Welfare circa l’iniziale annuncio della sospensione cautelativa dei richiami eterologhi seguito poi da un passo indietro. Sono più di 90 mila i vaccinati con AstraZeneca che devono effettuare la seconda dose a giugno. Dopo l’ok arrivato dall’Aifa a procedere con un vaccino diverso, parere necessario e vincolante per la Giunta, da palazzo Lombardia sono già partiti gli sms per avvertire i cittadini interessati del rinvio.
I virologi: Rasi favorevole alla vaccinazione eterologa, Crisanti contrario
Secondo Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema e consulente del commissario straordinario all’emergenza coronavirus, generale Francesco Paolo Figliuolo, è possibile fare la seconda dose con Pfizer o Moderna dopo aver fatto la prima con AstraZeneca. L’immunologo, intervenuto alla trasmissione Agorà ha detto che «molti immunologi sono convinti che più stimoli in maniera differenziata il sistema immunitario, meno effetti collaterali hai, più anticorpi produci. Questo sembra sostenuto dai primi studi anche se ancora non pubblicati. La vaccinazione eterologa è dunque efficace e sicura, e potrebbe portare a una risposta immunitaria migliore». Il professor Andrea Crisanti, intervenendo a Otto e mezzo su La7, ha invece espresso la sua contrarietà. «Dal punto di vista della vaccinazione eterologa, non ci sono abbastanza dati per dire che si possa fare. E senza i dati, io non mi vaccinerei. Dal punto di vista teorico non dovrebbero esserci problemi, ma senza trial, senza dati a supporto di questa cosa, non si può fare». All’insegna della prudenza è la posizione del professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università di Milano che, pur essendo in linea di principio favorevole alla vaccinazione eterologa, invita a un atteggiamento di cautela. «Credo che questo mix si possa fare», ha detto Pregliasco a Sky, «e diversi studi già presenti confermano ciò, ma è chiaro che si tratta di studi su numeri ridotti e che non valutano eventi avversi nel medio termine. Per questo, sono ancora necessari una serie di approfondimenti che formalizzino ufficialmente questa possibilità».