Sono 4700 i libri distrutti, riciclati e addirittura bruciati perché reputati offensivi e razzisti nei confronti degli Indigeni americani. È successo in Canada dove, una commissione che si occupa della gestione di trenta scuole cattoliche in lingua francese nel sud-est della provincia dell’Ontario, ha rimosso o destinato al riciclo buona parte delle opere conservate nelle varie biblioteche scolastiche. A confermarlo un’inchiesta di Radio Canada. Secondo i membri del comitato, il contenuto di quei testi era «anacronistico e inappropriato» e, soprattutto, carico di stereotipi negativi. La decisione, piuttosto drastica, sarebbe stata adottata perché ritenuta utile favorire la riconciliazione con la minoranza indigena e migliorare i rapporti con il resto della comunità.
Tra i titoli banditi anche Asterix e Tintin
Secondo quanto riportato da El País, l’emittente nazionale ha avuto accesso a un documento dove pare facciano la loro comparsa i titoli banditi e le motivazioni che hanno spinto alla scelta. Vittime, tutte le opere che riportavano dettagli o resoconti storici errati, immagini discriminatorie, tentativi di sessualizzazione o gravi mancanze di rispetto nei confronti di certe usanze e popolazioni. Non ne sono uscite illese neppure quelle che contenevano i termini indiano ed eschimese che, negli anni, si sono caricati di un’accezione dispregiativa. Condannati enciclopedie, romanzi, racconti per bambini. Compresi i fumetti di Asterix e Tintin, inseriti tra i primi 155 titoli bocciati dalla delegazione. Se la maggior parte è stata riciclata, alcuni sono stati letteralmente gettati nel fuoco, con le ceneri utilizzate per piantare alberi e «convertire quel che era negativo in positivo».
Le giustificazioni del ministero dell’Educazione dell’Ontario
Il ministero dell’Educazione dell’Ontario, contattato dalla stampa per ottenere maggiori informazioni sull’iniziativa, ha precisato come la selezione delle letture da proporre nelle biblioteche degli istituti scolastici sia una responsabilità che spetta alle singole commissioni, non una manovra gestita dal governo. La notizia ha fatto talmente tanto scalpore da spingere diverse figure del panorama culturale locale a dire la propria. Tra questi, il giornalista e scrittore del Québec André Noël, il cui romanzo Trafic chez les Hurons figura tra le vittime della censura. «Sono rimasto particolarmente sorpreso dalla cosa», ha scritto su Twitter, «Credo si tratti di un gesto parecchio eccessivo, una controversia che potrebbe rischiare di far accantonare problematiche molto più urgenti per gli Indigeni, come le difficoltà d’accesso all’acqua potabile in alcune riserve o le rivendicazioni territoriali».
1/ Mon roman pour enfants, « Trafic chez les Hurons », publié à la Courte Échelle il y a 20 ans, fait partie des livres détruits par des écoles en Ontario, apparemment dans un effort de réparation et de réconciliation avec les peuples autochtones. Qq réflexions.
— André Noël (@andrexnoel) September 7, 2021
Della stessa opinione anche l’etnologa Isabelle Picard, originaria della popolazione Huron-Wendat che, rivolgendosi a Suzy Kies, una delle figure di spicco della commissione, ha bocciato la validità di quel gesto come passo in avanti verso la riappacificazione: «Cara signora, i rapporti non verranno sicuramente riallacciati grazie a tutto questo». A rendere l’operazione ancor più contraddittoria, anche la presenza, tra gli scritti eliminati, di lavori firmati da autori indigeni.
Polemica scoppiata in piena campagna elettorale
Il polverone sul funesto destino degli oltre 4mila libri si è alzato in piena campagna elettorale. Il prossimo 20 settembre in Canada i cittadini saranno chiamati alle urne per l’elezione del nuovo primo ministro. Nei programmi dei partiti, ristabilire le relazioni con gli Indigeni è uno dei punti chiave ma sono stati diversi i politici che hanno reputato il provvedimento assolutamente inopportuno. «È possibile ritirare dalla circolazione opere o fumetti senza bruciarli», ha spiegato il conservatore Erin O’Toole, «È assolutamente necessario trattare con rispetto il tema della riconciliazione senza strumentalizzarlo». Di parere opposto, invece, il premier in carica Justin Trudeau, che si è detto, invece, favorevole. «Non compete a me o a chi non è indigeno stabilire come debbano sentirsi o decidere come debbano comportarsi davanti alla prospettiva di una ritrovata unione coi canadesi». In realtà, stanno già iniziando a emergere i primi dubbi su alcuni dei protagonisti di questa protesta. In particolare su Suzy Kies, accusata di non avere antenati indigeni e di essersi appropriata di un’identità etnica che non le apparterrebbe. La donna ha preferito non pronunciarsi e, qualche giorno fa, ha rassegnato le sue dimissioni dall’incarico di capo della commissione dei popoli autoctoni del Partito Liberale del Canada, ruolo che ricopriva dall’ottobre 2017. Nel frattempo, nell’Ontario, la commissione scolastica ha annunciato la temporanea sospensione del processo di valutazione di oltre 200 testi rimasti in forse.