In quello che WikiLeaks ha definito «un giorno buio per la libertà di stampa e per la democrazia britannica», la ministra dell’Interno del Regno Unito, Priti Patel, ha ordinato l’estrazione negli Stati Uniti di Julian Assange. Il via libera finale da parte della responsabile dell’Home Office, considerato scontato, arriva dopo che nel Regno Unito era stata completata la procedura giudiziaria sulla controversa vicenda dell’attivista australiano, che adesso rischia di scontare in una prigione statunitense una pesantissima condanna (175 anni di carcere) per aver contribuito a diffondere tramite la piattaforma online Wikileaks 500 mila documenti riservati, contenenti anche informazioni su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan.
BREAKING: UK Home Secretary approves extradition of WikiLeaks publisher Julian Assange to the US where he would face a 175 year sentence – A dark day for Press freedom and for British democracy
The decision will be appealedhttps://t.co/m1bX8STSr8 pic.twitter.com/5nWlxnWqO7— WikiLeaks (@wikileaks) June 17, 2022
Assange, 14 giorni per presentare appello
La nota dell’Home Office afferma che «in base all’Extradition Act del 2003, il ministro è tenuto a firmare l’ordine di estradizione se non ha basi per proibire che esso venga eseguito». E questo, appunto, era stato escluso dai tribunali. Julian Assange è al momento detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh (Londra), dove si è persino sposato. Accusato di 18 capi d’imputazione negli Stati Uniti. Il cofondatore australiano di WikiLeaks, che compirà 51 anni il prossimo 3 luglio, non verrà consegnato agli Usa immediatamente. Assange ha infatti ancora 14 giorni di tempo per tentare un ultimo appello di fronte alla giustizia britannica alla London’s High Court oppure, in ultima battuta, provare a portare il caso davanti alla United Kingdom Supreme Court.

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Assange potrà portare il caso alla Corte Europea dei Diritti Umani
Nel caso di un rigetto (che appare scontato) potrà rivolgersi infine alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, organismo che fa capo al Consiglio d’Europa, di cui il Regno Unito fa tuttora parte. Il ricorso è stato già annunciato da WikiLeaks. Ad ogni modo si avvicina alla conclusione una vicenda che dura da oltre dieci anni e che, da molti sostenitori, organizzazioni umanitarie e media internazionali è stata denunciata come iniqua e persecutoria.
