Centrifuga di microplastiche

Fabrizio Grasso
13/01/2022

Studiosi di Hong Kong hanno scoperto che l'attività delle asciugatrici produce una grande quantità di particelle inquinanti. Ma hanno trovato anche la soluzione: filtri speciali creati attraverso stampanti in 3D.

Centrifuga di microplastiche

Già da tempo, alcuni studi avevano scoperto come la lavatrice fosse una grande fonte di microplastiche. Una nuova ricerca di Hong Kong getta molte ombre anche sull’asciugatrice. Alcuni scienziati hanno infatti scoperto che il trattamento dei capi sintetici dopo il lavaggio produrrebbe una quantità enorme di frammenti di plastica, ovviamente dannosi per la salute.

Il lavaggio dei capi, soprattutto il primo, è teatro del rilascio di numerose microfibre nell’acqua del bucato. Sebbene i sistemi di filtraggio siano in grado di bloccarle, una quantità importante di microplastica sfuggirebbe al controllo, disperdendosi nell’ambiente. Come per il lavaggio, però, l’attrito fra i vestiti è responsabile del rilascio di materiali anche durante l’asciugatura. Proprio su questo si è concentrato lo studio di Kenneth Leung, direttore dello State Key Laboratory of Marine Pollution (SKLMP) e del dipartimento di chimica della City University di Hong Kong. Disponibile sulla rivista Environmental Science & Technology Letters ha quantificato il rilascio di microplastiche nell’ambiente durante l’asciugatura dei capi.

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Ogni asciugatrice produce fino a 120 milioni di particelle all’anno

Per il loro esperimento, gli scienziati hanno preso in considerazione capi in cotone e in poliestere, entrambi sono agenti di microfibre. Per ricavare i dati, gli esperti hanno inserito ogni capo in un’asciugatrice per un processo di 15 minuti. Hanno così scoperto che ciascun tessuto ha prodotto fra 433 mila e 561 mila microfibre, una quantità da 1,4 a 40 volte superiore rispetto a una lavatrice. Un totale di 90 – 120 milioni di particelle all’anno. In particolare, il poliestere ha contribuito al rilascio nell’ambiente di composti Pet e Pvc.

Le conclusioni di Leung e del suo team non si fermano però qui. Ripetendo l’esperimento più volte, un altro dettaglio ha catturato l’attenzione degli scienziati. Per quanto riguarda il poliestere, il rilascio di microfibre è direttamente proporzionale al carico dell’asciugatrice. Più questo aumenta, maggiori saranno le sostanze prodotte dal processo. Ciò non avviene invece per il cotone che, a differenza del poliestere, rilascia particelle di grandi dimensioni che non sono in grado di restare sospese nell’aria.

Grazie alla stampa 3D, gli scienziati stanno creando speciali filtri

Grazie alle recenti scoperte, il team di Leung ha potuto proporre alcune soluzioni. Utilizzando la stampa 3D e seguendo il modello delle lavatrici, gli scienziati stanno ora progettando speciali filtri che impediscono la dispersione di microplastiche nell’ambiente anche dalle asciugatrici. «Questi sistemi rimuovono la maggior parte delle particelle dal bucato», ha detto al Guardian il dottor Leung, che ha però espresso perplessità in merito allo smaltimento degli stessi filtri. «Se la gente dovesse buttarli nella pattumiera, alcune sostanze finirebbero comunque nell’aria. Sarà dunque necessario fare uso di particolari sacchetti».

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Lo studio è ancora alle fasi iniziali e necessiterà di ulteriori conferme, ma i primi risultati sono già in grado di acuire l’attenzione sul problema delle microplastiche. Presenti non solo nell’aria, ma anche negli oceani, nel suolo e negli alimenti, sono dannose per la salute di uomini e animali oltre che difficili da smaltire. Nessuna zona del pianeta è ormai asettica, tanto che gli scienziati ne hanno trovato traccia persino nell’Artico.