Se digitate “Artle” in Google, potreste trovarvi su un sito che pubblicizza uno scalda-salviette da bagno color antracite che costa 70 euro. A qualcuno potrebbe anche far comodo. Ma non è questo il fenomeno del momento. L’“Artle” di cui si parla molto in questi giorni sui giornali americani è invece un gioco online che è stato lanciato dalla National Gallery of Art di Washington con l’intenzione di attirare milioni di nuovi utenti. Giocare è semplicissimo: sullo schermo compare l’immagine di un’opera d’arte e bisogna indovinare l’artista in quattro tentativi. Basta inserire un nome nella finestra sotto il quadro e premere invio. Si hanno a disposizione quattro tentativi. A ogni errore, il dipinto cambierà proponendo un’altra opera dello stesso autore.

Quiz su oltre 155 mila opere di 15 mila artisti
Il sistema pesca nella collezione della National Gallery, con oltre 155 mila lavori tra pittura, scultura e arti minori di circa 15 mila artisti. Troppo difficile? Forse. Ma Artle ha precedenti illustri dei quali spera di eguagliare il successo. La sua logica, infatti, è più o meno quella di Wordle, il gioco in cui si deve indovinare in sei tentativi la parola del giorno (un po’ cruciverba, un po’ sudoku, un po’ Mastermind), che era diventato virale nel corso dell’ultimo anno (a gennaio contava già più di 2 milioni di giocatori), e che è esploso lo scorso febbraio quando il New York Times lo ha acquistato per inserirlo nella sua sezione di giochi online. Pagato oltre un milione di dollari, Wordle ha fatto conquistare negli ultimi tre mesi al NYT – secondo quanto comunicato dallo stesso gruppo editoriale – decine di milioni di nuovi utenti.
Artle aiuta a scoprire l’arte divertendosi
Il senior product manager National Gallery of Art di Washington, Steven Garbarino, ha confessato che la lampadina gli si è accesa proprio pensando a Wordle. «L’emergere di giochi quotidiani di indovinelli e il loro successo negli ultimi mesi ha ispirato il nostro team nel creare un gioco simile, utilizzando la collezione permanente del museo», ha dichiarato allo Smithsonian Magazine. Ma Garbarino ha anche precisato che «Artle potrebbe aiutare il pubblico a scoprire l’arte divertendosi». Ed è in questa postilla il cuore del progetto. A differenza di quanto avviene in Wordle, indovinare la soluzione è solo l’inizio di un percorso di scoperta. Una serie di link portano i vincitori ad approfondire sul sito del museo la storia delle quattro opere proposte.

Italia ancora indietro con la didattica digitale
Artle è online da poche settimane, è difficile prevedere la sua capacità di diventare virale, ma la sua nascita non è un fatto marginale: è uno dei molti tentativi virtuosi che grandi musei americani ed europei stanno compiendo per dare nuove vie di accesso alle proprie collezioni grazie alle tecnologie digitali. Un esempio dal Rijksmuseum di Amsterdam è Operation Nightwatch, ossia la suggestiva copertura online per il restauro, da poco terminato, del quadro più famoso di Rembrandt, Ronda di notte. Il museo olandese aveva già da anni portato in Rete tutta la sua enorme raccolta con il progetto Rijksstudio. E in Italia? Con il suo patrimonio di opere d’arte, il nostro Paese non ha nulla da invidiare a musei come la National Gallery o il Rijksmuseum. Ma sul fronte della didattica digitale, fino a oggi, non ha potuto vantare alcuna esperienza paragonabile, nemmeno nelle intenzioni.