Draghi collaterali

Marco Zini
26/07/2021

L'attacco di Travaglio alla festa di Articolo Uno e la presa di distanza tardiva di Speranza confermano il malumore dei bersaniani nei confronti del premier. Ma il vero bersaglio delle "vedove di Conte" è il regista dell'operazione Super-Mario: Renzi.

Draghi collaterali

Il messaggio è arrivato a destinazione per interposta persona. Anche a sinistra, in Articolo Uno, emanazione di Liberi e uguali alla Camera, monta il malumore nei confronti di Mario Draghi. A Palazzo Chigi giunge un altro siluro proprio a pochi giorni dall’inizio ufficiale del semestre bianco. Certo, poi ci sono state le “dissociazioni” a scoppio ritardato, ma le parole del direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, alla festa bolognese del partito (Draghi è «un figlio di papà, un curriculum ambulante […]  In realtà non capisce un cazzo né di giustizia, né di sociale, né di sanità»), il silenzio di Roberto Speranza intervenuto sul palco un attimo dopo e gli applausi della platea, hanno reso pubblici i mal di pancia verso il presidente del Consiglio. Più che Draghi, però, il bersaglio è quello di sempre:  Matteo Renzi, considerato il grande regista proprio dell’operazione-Draghi. Non a caso il leader di Italia viva la rivendica in ogni dichiarazione per lanciare una provocazione al Partito democratico e a tutta la galassia a sinistra.

La presa di distanza tardiva di Speranza

Il dissenso, dunque, si muove addirittura tra le frange finora più quiete della maggioranza. Gli applausi di buona parte della platea alla festa bolognese di Articolo Uno non sono infatti passati inosservati, così come l’iniziale silenzio di Speranza, che solo in un secondo momento, pressato dalle domande dei cronisti, ha preso le distanze dall’attacco di Travaglio. Altrettanto tardivo è stato l’intervento  sui social di Chiara Geloni, storica portavoce di Pier Luigi Bersani, che indossava le vesti di moderatrice nell’incontro con Travaglio. Geloni, a distanza di ore, ha detto la sua, manifestando qualche dubbio circa il clamore mediatico scatenato dalla vicenda: «Un account con 167 follower che fa un tweet al mese (di solito retwitt di Calenda) ieri in meno di un’ora ha scaricato il video, lo ha tagliato proprio in quel punto lì, lo ha twittato ed è stato immediatamente rilanciato da svariati parlamentari e aspiranti leader dei moderati», ha scritto in un lungo post sul proprio profilo Facebook.

https://www.facebook.com/chiara.geloni/posts/10227109651146578

Il ministro torna sulla graticola: Sileri pronto a sostituirlo

Ma questa è la cronaca, i fatti sono quelli che si muovono dietro le quinte. A sinistra c’è una crescente insofferenza verso Palazzo Chigi, e tra Articolo Uno si muovono numerose “vedove di Conte”, a partire proprio dal padre nobile del partito, Pier Luigi Bersani, che per settimane è stato in tivù il grande difensore dell’avvocato di Volturata Appula.Tanto che, si vociferava, in caso di elezioni anticipate dopo la caduta del Conte bis, le flotta bersaniana sarebbe salita a bordo del progetto contiano. Preferendolo finanche al Pd. Poi le cose sono andate diversamente, è nato l’esecutivo di larghe intese, e Speranza ha dovuto badare a salvare la poltrona da ministro spargendo miele sul nuovo inquilino di Palazzo Chigi. «Ma tra i due non è mai scoccata la scintilla, a differenza di quanto accaduto con Conte», riferiscono fonti parlamentari. «Speranza è rimasto lì per necessità, era impossibile un avvicendamento», è la tesi che circola da sempre. Tant’è che nelle scorse settimane aveva preso quota l’idea di un “dimissionamento” del ministro della Salute, sotto l’impulso della Lega, da sempre ostile alla sua linea troppo prudente nella lotta alla pandemia. La buriana è poi passata, ma nello stesso ministero c’è chi scalpita, come nel caso di Pierpaolo Sileri. Il medico, in quota Movimento 5 stelle (ma ormai sempre più indipendente), è consapevole che sarebbe lui il candidato numero uno per prendere il posto di Speranza. Con la benedizione delle forze di centrodestra, Lega in testa, che nel privato apprezzano le sue posizioni più aperturiste. E in queste ore la Lega sta tornando all’assalto, attaccando duramente il ministro. «Non si tratta soltanto di un’uscita infelice, ma è il segnale di un clima che non spiega la presenza del ministro al governo», hanno rilanciato i deputati leghisti, attraverso una nota congiunta.

cosa c'è dietro il malumore di Articolo uno contro Draghi
Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi (Getty Images).

Speranza e l’asse con Letta e Conte per mettere all’angolo Renzi

Così, mentre qualcuno trama alle spalle di Speranza, il leader di Articolo Uno appronta le contromosse, indipendentemente dal suo futuro al governo. Il dialogo con il Partito democratico è sempre più intenso, i contatti sulla linea politica da seguire sono quasi quotidiani. «Ci muoviamo come un solo organismo», sussurra un esponente del piccolo partito bersaniano, grazie agli ottimi rapporti con il segretario Enrico Letta, che da parte sua vuole consolidare l’asse con il Movimento 5 stelle di Conte. Lo scopo è chiaro: spingere sempre più a destra l’avversario Renzi per farlo finire tra le braccia di Forza Italia e, ancora peggio, di Matteo Salvini. Anche al costo di colpire Draghi perché Matteo intenda. E proprio sotto questa luce può essere letto l’aut aut lanciato dal senatore di Rignano al segretario dem sulla sua candidatura alle suppletive di Siena: Italia viva è pronta a sostenerlo se rinuncia alla «sudditanza dal M5s»